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lL GIRAMONDO – Uno sguardo a sondaggi ed elezioni in giro per il Mondo: Elezioni parlamentari in Iraq. Dopo gli orrori della dittatura, della guerra e dello Stato Islamico, il timido germoglio di uno stato laico e democratico?

Gli elettori iracheni sono chiamati il 12 Maggio al rinnovo dei 329 seggi del Concilio dei Rappresentanti, il Parlamento monocamerale Iracheno, che a sua volta eleggerà il prossimo Presidente e nuovo Primo Ministro.

E’ la quinta volta che gli iracheni eleggono democraticamente il loro parlamento dalla caduta del regime di Saddam Hussein dopo l’invasione da parte della coalizione guidata dagli USA nel 2003.

Le elezioni erano state originariamente programmate per settembre 2017, ma sono state ritardate di otto mesi a causa della guerra civile con l’ISIS che si è conclusa a dicembre 2017 dopo la riconquista di Mosul e dei territori ancora in mano ai terroristi nella provincia di Anbar. I partiti rappresentanti degli arabi sunniti avevano chiesto un ulteriore rinvio di sei mesi per consentire agli elettori sfollati di tornare alle loro case, tuttavia, la Corte Suprema ha stabilito che ritardare ulteriormente le elezioni sarebbe stato incostituzionale.

IL SISTEMA POLITICO

L’Iraq è una repubblica democratica rappresentativa parlamentare federale. E’ basata su di un sistema multipartitico, dove il potere esecutivo è esercitato dal Primo Ministro, dal Consiglio dei Ministri e in parte dal Presidente della Repubblica, mentre il potere legislativo è esercitato dal Concilio dei Rappresentanti e dal Concilio della Federazione (composto da membri nominati dai governi degli stati federali).

Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, l’Iraq è un cosiddetto  “regime ibrido”, al livello di Nigeria, Pakistan e Armenia, con un alta partecipazione politica ma un bassissimo livello di funzionamento dello stato.

LA STORIA POLITICA RECENTE

Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein nel 2003, il governo USA e i suoi alleati crearono una Autorità Provvisoria di Coalizione diretta dal diplomatico americano Paul Bremer. L’Autorità fu sciolta nel 2004 e sostituita da un Governo Iracheno ad interim, presieduto da Iyad Allawi, che era stato precedentemente a capo dell’opposizione Irachena in esilio negli USA. Il governo ad interim organizzò le elezioni dell’Assemblea Nazionale del 2005, che  videro la sconfitta di Allawi e la vittoria dell‘Alleanza Unita Irachena (IUA),  coalizione di partiti politici sciiti. Primo ministro fu allora nominato Ibrahim al-Jaafari.

L’Assemblea Nazionale ratificò la nuova costituzione Irachena e organizzò le prime elezioni del Concilio dei Rappresentati nel  Dicembre 2005.

Le elezioni furono vinte ancora una volta dalla Alleanza Unita Irachena, che però perse la maggioranza assoluta. Il successivo governo di unità nazionale fu formato insieme al Fronte per l’Accordo Iracheno (alleanza di partiti sunniti), l’Alleanza Patriottica Democratica del Kurdistan e la Lista Nazionale Irachena dell’ex Primo Ministro Allawi. Primo ministro fu nominato Nouri-al-Maliki, rappresentante delle fazioni sciite filorianiane all’interno del parlamento.

Le elezioni del 2010 videro una scissione all’interno della IUA tra seguaci di al-Maliki (che si presentò con una propria lista,  la Coalizione dello Stato di Diritto) e il resto dell’alleanza che cambiò il nome in Alleanza Nazionale Irachena (INA). Che fosse arrivata in testa la coalizione filooccidentale guidata da Allawi, Al Maliki riuscì a tornare al governo grazie all’accordo con l’INA e ai partiti curdi.

Il secondo governo di al-Maliki vide un rapido deteriorarsi dei rapporti tra gli arabi sunniti e la maggioranza sciita del paese, che portò ad una aperta insurrezione nel nord-ovest del paese, sfociata nell’avvento del sedicente Stato Islamico, che nell’autunno del 2014 conquistò quasi un terzo del paese, arrivando a pochi chilometri da Baghdad.

Nonostante la vittoria della coalizione di Al-Maliki alle elezioni dell’Aprile 2014, la guerra e la crisi economica furono fatali al suo governo. Abbandonato dagli USA, dagli altri paesi arabi, dai curdi e infine anche dall’Iran, Al-Maliki dovette dimettersi pochi mesi dopo e il parlamento elesse al suo posto Haider al-Abadi, leader del DAWA, partito islamico sciita, alleato di Al-Maliki.

Con Abadi iniziò la lotta, lenta ma vittoriosa, per la riconquista di Mosul e degli altri territori in mano all’IS, nonché del delle aree occupate dai curdi nel nord del paese compresa la città di Kirkuk.

I PARTITI POLITICI E LE COALIZIONI

Risultati delle elezioni politiche del 2014

Liste Collocazione Leader % Seggi
Coalizione dello Stato di Diritto

Conservatori sciiti  

Nouri Al-Maliki,

Haider al-Abadi

24,1 89
Coalizione Al-Muwatin

Conservatori sciiti  

Ammar Al-Hakim

7,5 29
Movimenti sadristi

Populisti sciiti  

Muqtada al-Sadr

7,1 34
Muttahidoon Regionalisti sunniti Osama al-Nujaifi 5,2 23
al-Wataniya

Liberali  

Ayad Allawi

21
Partito Democratico del Kurdistan Conservatori curdi Masoud Barzani 9,3 25
Unione Patriottica del Kurdistan Socialdemocratic curdi Barham Salih 7,8 21
Coalizione Al-Arabiya Conservatori 10
Movimento per il Cambiamento Liberalsocialisti curdi 4,0 9
Partito della Virtù Islamica Conservatori sciiti 6
Movimento della Riforma Nazionale Populisti Ibrahim al-Jaafari 6
Diyala è la Nostra Identità Conservatori 1,4 5
Alleanza Irachena Centristi 5
Unione Islamica del Kurdistan Destra islamica curda 4
Gruppo Islamico del Kurdistan Destra islamica curda 3
Alleanza Nazionale Ninive Regionalisti sunniti 3
Alleanza Democratica Civile Progressisti 3
Altri partiti e minoranze etniche e religiose 32
Totale 11.222.403 328

Per le elezioni di domenica prossima si sono registrati 27 coalizioni e 61 partiti singoli, per un totale record di 204 partiti, dei quali almeno una ventina dovrebbe entrare in parlamento. Ci sono stati alcuni significativi cambi di alleanze rispetto al 2014.

Innanzitutto il partito DAWA ha abbandonato la Coalizione per lo Stato di Diritto per formare l’Alleanza per la Vittoria del primo ministro al-Adabi. E’ nata l’Alleanza Fatah, formata dall’organizzazione Barda delle milizie filoiraniane di Mobilitazione Popolare. Ammar Al-Hakim ha abbandonato la Coalizione Al-Muwatin e ha creato un partito laico, il Movimento di Saggezza Nazionale, mentre il resto della coalizione è entrato nell’Alleanza Fatah. Infine, Muqtada al-Sadr il leader spirituale del movimento sciita sadrista ha formato una alleanza elettorale con il Partito Comunista, chiamata Alleanza dei Rivoluzionari per la Riforma.

Nel Kurdistan infine c’è stata una scissione del PUK, da cui è nato la Coalizione per la Democrazia e la Giustizia, che si presenta a queste elezioni in una lista assieme a due  partiti curdi minori.

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