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Comunali Bologna 2021 – La mappa Bidimedia con i risultati sezione per sezione

Con le elezioni amministrative 2021 Bologna chiude il decennio di Virginio Merola a Palazzo d’Accursio nel segno della sostanziale continuità, eleggendo a sindaco Matteo Lepore, già assessore delle due giunte guidate dal suo predecessore.

Lepore si è posto alla testa di una coalizione di centrosinistra particolarmente variegata, che attorno al PD è riuscita ad aggregare il MoVimento 5 Stelle, la sinistra di Coalizione Civica e le forze liberali della lista di Silvia Conti, oltre ad Europa Verde, PSI e Volt. Il centrodestra aveva invece candidato Fabio Battistini, imprenditore del campo della mediazione della componentistica industriale, fortemente sponsorizzato dalla Lega e preferito al parlamentare forzista Andrea Cangini. Ai due competitor principali si sono affiancati diversi candidati minori, Collot di PaP, Sermenghi per Italexit, Tosatto come espressione dei movimenti no-vax, Palumbo di Sinistra Unita, Bacchiocchi del PCL e Labanti del M24A.

Considerata sin dai primi sondaggi una tornata elettorale senza storia, Bologna ha mantenuto fede alla sua fortissima tradizione di città di sinistra eleggendo al primo turno Matteo Lepore con poco meno del 62% delle preferenze, di gran lunga il miglior risultato ottenuto da un candidato nel capoluogo emiliano da quando esiste l’elezione diretta dei sindaci, doppiando il diretto competitor Battistini fermo al 29,6% dei voti.

Candidato Liste Voti Percentuale
LEPORE Matteo Partito Democratico, Coalizione Civica, Matteo Lepore Sindaco, Anche Tu Conti, MoVimento 5 Stelle, Europa Verde, PSI-Volt 94.565 61,90%
BATTISTINI Fabio Fratelli d’Italia, Lega, Battistini Sindaco, Forza Italia, Il Popolo della Famiglia 45.282 29,64%
COLLOT Marta Potere al Popolo 3.801 2,49%
SERMENGHI Stefano Bologna Forum Civico, Italexit 3.053 2,00%
TOSATTO Andrea 3V 2.497 1,63%
PALUMBO Addolorata Sinistra Unita 2.433 1,59%
BACCHIOCCHI Federico Partito Comunista dei Lavoratori 625 0,41%
LABANTI Luca Movimento 24 Agosto 508 0,33%

 

Questa elezione segna però il raggiungimento di un altro meno nobile record: quello di minore affluenza alle urne, in discesa di ben otto punti rispetto alla precedente tornata e attestata ad un modesto 51,2%. Pur in un contesto di calo generalizzato della partecipazione in cui sono state coinvolte tutte le città al voto, il valore fatto segnare a Bologna è particolarmente significativo, da un lato perché generalmente superiore a quello registrato altrove, e dall’altro perché si sta parlando di una città in cui la politica è sempre stata vissuta in modo molto vivace e partecipato. Indubbiamente il fatto di partecipare ad un’elezione dall’esito scontato non ha invogliato la gente a recarsi alle urne, e anche la concomitanza dell’appuntamento elettorale con la festa patronale ed il relativo ponte, assieme ad un clima dal sapore tardo-estivo, ha contribuito a quella che si può quasi definire una diserzione di massa.

 

La prima doverosa analisi post-elettorale è quindi legata proprio all’astensione: chi ha disertato le urne? Gli schieramenti sono stati colpiti in eguale modo? La legittimità della vittoria di Lepore è – se non formalmente almeno moralmente – messa in discussione? Per rispondere a queste domande ci vengono in aiuto i numeri dei voti assoluti raccolti dai candidati e dagli schieramenti.

La coalizione che nel 2021 ha marciato unita per Lepore si era presentata divisa in tre nel 2016: il centrosinistra classico per Merola, Coalizione Civica per Martelloni, e il MoVimento 5 Stelle per Bugani. Lepore nel 2021 ha totalizzato 94.565 voti, contro i 109.849 presi complessivamente nel 2016 dai tre candidati citati. Il saldo è quindi negativo per circa 15.000 voti, che diventano 18.000 se passiamo dai sindaci alle relative liste. Scendendo proprio nel dettaglio delle aree si nota però come il calo sia molto contenuto per Coalizione Civica (-1000 voti) mentre la vera emorragia di voti si trovi nel campo del M5S, che dissipa in cinque anni oltre 23.000 preferenze. Più complesso il discorso per la parte rimanente.  Scendendo infatti a scandagliare le liste di centrosinistra, il PD perde circa 7.000 voti mentre i Verdi raddoppiano i loro consensi da 2.000 a 4.000. Non bisogna però dimenticare che nel 2016 non vi erano civiche di centrosinistra di rilievo in diretta concorrenza con i democratici, poiché quella di Amelia Frascaroli viene in genere associata all’area di SEL; nel 2021 al contrario il Partito Democratico ha subito la concorrenza interna dei 9.000 voti della lista di Lepore, a cui aggiungere i circa 8.000 della lista Conti che danno una numerica vagamente indicativa di quanto possano aver pesato sul PD le scissioni di Renzi e Calenda.

Possiamo quindi sintetizzare l’andamento delle molteplici anime della coalizione di Lepore come segue:

  • PD + civiche + Verdi + altri: -2.000 voti, peggioramento molto meno sensibile del calo dell’affluenza
  • Sinistra: -1.000 voti, peggioramento meno sensibile del calo dell’affluenza
  • Area liberale: +8.000 voti, all’esordio nella politica cittadina
  • M5S: -23.000 voti, peggioramento molto più sensibile al calo dell’affluenza

Volgendo lo sguardo a destra, Battistini ha raccolto sotto il suo alveo le forze che nel 2016 sostenevano Lucia Borgonzoni e i civici di Bernardini. I 45.282 voti per Battistini presentano un calo di poco meno di 12.000 unità rispetto ai 56.995 raccolti da Borgonzoni e Bernardini nel 2016. Un calo in termini assoluti più contenuto di quello di Lepore, ma drammaticamente maggiore in termini percentuali: se il candidato di centrosinistra perde infatti il 14% dei voti del 2016, quello di centrodestra vede sparire il 20% delle preferenze d’area di cinque anni prima. A livello di liste, spicca l’ottima performance di Fratelli d’Italia (+14.000 voti), che però si limita di fatto a compensare il calo congiunto di FI (-5.000 voti) e soprattutto della Lega (-7.000 voti), calo ancora più accentuato dal fatto che nel 2021 non c’era la civica di Bernardini a drenare voti ai partiti “ufficiali”. In totale il calo per le liste di centrodestra civiche comprese si attesta sui 9.000 voti.

Il quadro della politica cittadina mostra quindi un centrosinistra (inteso come PD + sinistra + area liberale) particolarmente tonico, capace di conquistare fette di elettorato in una fase di affluenza calante, un M5S estremamente fiacco e un centrodestra in difficoltà, in cui il buono stato di forma di FdI è sufficiente a risollevare le sorti della coalizione.

 

Analisi altrettanto significativa è quella che riguarda la distribuzione geografica del voto, come mostra la mappa interattiva con i dati a livello di singola sezione elettorale.

 

Il primo e forse principale dato che emerge dall’analisi della mappa del voto è che Lepore vince praticamente ovunque: conquista tutti i quartieri cittadini e lascia al suo avversario di centrodestra una manciata di seggi situati prevalentemente nella zona Galvani intorno a Piazza Maggiore e nella zona collinare orientale tra Colli e San Ruffillo a monte dei Giardini Margherita, oltre ad una singola sezione in zona Porto-Saragozza. Una vittoria, quella di Lepore, schiacciante in ogni area della città.

Ciò premesso, è pur vero che il voto presenta dinamiche locali e differenze tra zona e zona: osservando i risultati di Lepore, si nota come questi ottenga i propri numeri migliori nella zona semiperiferica, quella che segue grossolanamente la Via Emilia a Borgo Panigale e che poi piega lungo la tangenziale tagliando Lame, Bolognina/Corticella, San Donato e poi a est fino a Mazzini. All’interno della coalizione, oltre al PD che in quanto azionista di larghissima maggioranza della compagine segue grosso modo l’andamento del sindaco, spicca come Coalizione Civica ottenga invece risultati molto migliori al centro rispetto alla periferia, ritagliandosi in questo caso l’epiteto di partito cittadino della ZTL. La lista Conti presenta un andamento più variegato, ma si notano due tendenze principali: va più forte in zona Mazzini, quindi ai confini orientali del comune dove Bologna tocca San Lazzaro di Savena, di cui Isabella Conti è sindaco, e va meglio dove in generale Lepore ottiene i suoi peggiori risultati – segno questo, a seconda di come lo vuole leggere, di contiguità o di penetrazione nell’elettorato avversario. Situazione geograficamente opposta per il M5S, che pur crollando ovunque sotto il 10% sembra tenere un minimo solo nell’occidentale zona Barca, al confine con Casalecchio di Reno.

Battistini, invece, ottiene i suoi picchi nei seggi più centrali delle zone Malpighi e Galvani, lungo la direttrice di Via D’Azeglio, oltre al fortino storico della destra bolognese in zona Colli. Da segnalare, inoltre, risultati non propriamente negativi nelle estreme zone periferiche di Borgo Panigale, Corticella, San Donato e San Vitale, zone del comune generalmente meno urbanizzate e meno densamente popolate. Anche in questo caso il partito di maggioranza relativa della coalizione – Fratelli d’Italia – segue in maniera abbastanza fedele la distribuzione del voto del candidato sindaco; la Lega mostra invece un andamento meno omogeneo, ma in cui è possibile notare una maggior forza nelle zone periferiche delle aree industriali o ex-industriali, mentre FI trova i suoi picchi, oltre al centro cittadino, nell’area pedecollinare.

In una città polarizzata a sinistra come Bologna, limitarsi a vedere chi ha vinto in un certo seggio o una certa sezione è un tipo di analisi che da solo non è sufficiente a cogliere i mutamenti nella geografia del voto che nel capoluogo emiliano, così come in molte altre città italiane, stanno avendo luogo. Tanto il centrosinistra quanto il centrodestra stanno mutando i propri centri di consenso, il primo dalle periferie verso il centro, e il secondo in senso inverso. Chiuse o ridimensionate le grandi fabbriche, venute meno le ideologie novecentesche, cambiate nel corso dei decenni le istanze portate avanti dai partiti, modificati i concetti stessi di progressismo e conservazione, incrementata la mobilità delle persone, ecco che anche i motivi per definirsi di destra o di sinistra cambiano con il trascorrere degli anni e conseguentemente certe zone cittadine si prestano di più o di meno a influssi progressisti o conservatori.

Tra tradizione storica e il vento furioso di un mondo che corre sempre più veloce, Bologna vede al proprio interno due destre e due sinistre: la destra borghese del centro e dei colli e la destra rurale delle periferie, la sinistra ex-operaia dei pensionati PCI e la sinistra ambientalista e multiculturale del centro storico. Proprio dall’incontro – e dallo scontro – di queste due anime della sinistra Lepore e la sua giunta avranno il difficile compito di riportare Bologna allo status di laboratorio del progressismo italiano che tanti fasti ha portato alla città nei decenni passati.

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Sam
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