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Comunali Milano 2021 – La mappa Bidimedia con i risultati sezione per sezione

Beppe Sala si è facilmente riconfermato sindaco alle elezioni amministrative di Milano. Sala ha superato agevolmente il cinquanta per cento dei voti, raggiungendo il 57,72%. L’ avversario principale, Luca Bernardo, del Centro destra, si è fermato al 31,98%. Molto indietro i candidati minori: Gianluigi Paragone, di Italexit, è terzo con il 2,99%, segue Layla Pavone del Movimento 5 Stelle con il 2,69%, quindi Gabriele Mariani, di Milano in Comune, con l’1,58%. Briciole per tutti gli altri.

Ma vediamo più nel dettaglio, con l’aiuto della mappa elaborata da BiDiMedia, come hanno votato i cittadini milanesi, anche in rapporto a quanto avvenuto nelle elezioni di cinque anni fa.

La mappa consente di conoscere le percentuali di voti ottenute da ciascun candidato, non solo in ogni quartiere o municipio, ma anche in ogni singola sezione elettorale e ciò in rapporto ad ogni numero civico della città di Milano. Ad esempio è possibile vedere in quale sezione votano i residenti di Piazza Duomo n.2 (la numero 9) e i voti attribuiti in tale sezione ad ogni candidato.

Grazie a questo strumento si può verificare come il consenso di ciascun candidato sia distribuito per la città e formulare alcune ipotesi circa le ragioni della vittoria di Sala e del Centrosinistra e la sconfitta di Bernardo e del Centrodestra.

Cominciando dal vincitore, appare evidente che il sostegno per Sala è solido in tutta Milano, tanto è vero che supera il 50% dei voti in tutti i municipi, ma è forte particolarmente nel centro e, soprattutto, nelle zone semicentrali, dove in molte sezioni supera il 70% dei voti.

Milano è una città c.d. “radiale”, si è cioè sviluppata a partire da un nucleo centrale che si è nei secoli espanso a raggera: fino al secondo dopoguerra aveva ancora una forma quasi perfettamente circolare, con i quartieri più recenti che andavano a circondare quelli più antichi e solo recentemente le scelte urbanistiche hanno portato a uno sviluppo maggiore in direzione nord e ovest.

Ebbene, in tutta la fascia che comprende il centro, racchiuso nella cerchia delle antiche mura spagnole e nei quartieri che si trovano attorno ad esso fino alla circonvallazione esterna (strada, creata negli anni sessanta del secolo scorso, che corre tutto attorno a quelli che fino ad allora erano i confini della città) c’è una sola sezione in cui abbia prevalso il candidato di centrodestra: la piccola sezione interna della caserma centrale della polizia di Stato. Si tratta, quindi, di un consenso clamoroso, a dimostrazione di un apprezzamento plebiscitario per il Sindaco sia da parte dell’alta borghesia del centro, sia della classe media che risiede nelle zone semicentrali, quelle che più hanno beneficiato della nuova dimensione internazionale di Milano, come città non solo dell’industria e degli affari, ma anche capace di diventare polo culturale e attirare sempre più numerosi turisti. Un processo interrotto dalla epidemia di Covid, ma subito ripreso, appena è stato possibile.

Si noti che le zone in cui Sala ottiene questo forte consenso comprendono anche le zone dove si sviluppa maggiormente la vita notturna e dove si trovano tutti i poli museali più recenti, realizzati fuori dal centro storico.

Nella periferia si trovano le poche zone dove invece prevale il candidato di Centrodestra. Attenzione però non si tratta di una divisione tra consenso in centro per il CSX e consenso in periferia per il CDX, come era accaduto, a grandi linee, nelle elezioni di cinque anni fa. Sala prevale in gran parte della periferia, specie quella che in questi anni è stata oggetto di interventi di recupero e sviluppo urbanistico (quartieri di Lambrate e Ortica, via Padova, Dergano, Niguarda, quartiere Santa Giulia), dal che si può dedurre che il consenso per il Sindaco nasce anche dalla incisività della sua azione amministrativa e cresce di più dove più il Comune è stato in grado di sviluppare la sua azione.

Le uniche zone in cui Bernardo riesce a superare il sindaco uscente sono quei quartieri dove tuttora sussistono forti problemi di esclusione sociale, di carenza di servizi, di sicurezza e di rapporti difficili con gli immigrati (Ponte Lambro, Gallaratese, Corvetto, San Siro), ma anche qui la coalizione di CDX perde vistosamente consensi, tanto è vero che perde  anche il controllo dei due municipi che aveva vinto nel 2016.

Si tratta però chiaramente di consenso non legato al candidato, ma alla forza dei partiti che lo sostengono. Basti vedere che Bernardo prevale solo quando sia Lega che FDI hanno un buon risultato, mentre laddove solo uno di questi due partiti ha un buon risultato, mentre l’altro resta indietro è di nuovo Sala ad essere in vantaggio: si veda, ad esempio, la zona di via Padova, dove è forte la Lega, ma quasi ininfluente FDI o la zona di viale Zara, dove ha un grande consenso FDI, ma la Lega è quasi inesistente. Per inciso questo fenomeno di divisione dei voti conservatori fra i due principali partiti del CDX è evidentissimo anche in alcune zone centrali: proprio attorno a piazza del Duomo FDI ottiene un’ottima affermazione, ma la Lega sparisce e Sala prevale, anche se di poco.

In definitiva appare chiaro che il candidato di CDX non ha portato alcun valore aggiunto alla coalizione che lo sosteneva, che si è indebolita rispetto a cinque anni fa e si può ben dire che Bernardo non sia riuscito a ottenere un solo voto che non fosse già dei partiti che lo hanno candidato.

Due parole sulla distribuzione del consenso dei partiti che sostenevano i due principali candidati.

Il PD ha un consenso forte e uniformemente distribuito in tutta la città, particolarmente evidente nelle zone semicentrali della parte est e sud della città. La lista del Sindaco e quella dei Riformisti ha invece un consenso più pronunciato in centro, perché probabilmente attirano i voti dell’alta borghesia liberale, mentre la Sinistra per Sala ha la sua roccaforte nel nord est della città.

Per quanto riguarda il CDX, la Lega ha la sua roccaforte nelle periferie, mentre FDI è distribuita più a macchia di leopardo e ha risultati ottimi e pessimi in zone sia centrali che semicentrali che periferiche, a volte l’una accanto all’altra. Differenze di consenso tipiche di una forza politica in espansione come il partito di Giorgia Meloni, che pur coinvolto nel disastro del CDX, può vantare un significativo aumento dei consensi a Milano rispetto alle scorse amministrative, dove era quasi ininfluente. La cartina suggerisce che FDI ha sottratto voti non alla Lega, ma a FI, il cui consenso è significativo solo nel centro storico e nei quartieri giardino residenziali dell’ovest della città.

Due parole sui candidati minori.

Lo scarso risultato di Layla Pavone del M5S non è legato a una zona particolare, tolto il centro dove, in alcune sezioni, ottiene addirittura 0 voti.

Gianluigi Paragone non è certo riuscito ad appassionare a Italexit i cittadini milanesi, è curioso però che il suo consenso sia concentrato in alcune specifiche sezioni, quasi che fosse legato ad alcune singole iniziative elettorali.

La sinistra di Milano in Comune viene svuotata dal voto utile e dal fatto che il suo candidato era sconosciuto ai più. Resiste un po’ solo in zona Città Studi, grazie alla sua opposizione al progetto di spostare altrove la sede dell’Università.

Infine due parole sui quattro (4!) candidati comunisti.

Il consenso di Bianca Tedone di Potere al Popolo è distribuito uniformemente in tutta la città, mentre Marco Muggiani del Partito Comunista Italiano e Alessando Pascale del Partito Comunista trovano i loro voti soprattutto in periferia. Incredibile infine Natale Azzaretto del Partito Comunista dei Lavoratori, che ha raccolto consensi quasi esclusivamente nel quartiere di Baggio, che si tratti di voto di vicinato?

 

 

 

 

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