Nelle prossimi tre immagini, troverete tutte le regioni d’Italia divise tra Centro, Nord e Sud in modo da avere grafici più facilmente leggibili e tra loro comparabili, viste le diverse grandezze in gioco.
Si può infatti notare come la scala del cento Italia veda un numero massimo poco superiore a 2000 casi ogni milione di abitanti, dovuti al focolaio marchigiano-romagnolo che la equipara a diverse regioni del nord (ma la seconda regione, l’Umbria, ha un rapporto di meno della metà); il sud arriva invece a meno di 400 positivi per milione: un numero insignificante rispetto alla Lombardia, che sfonda i 3500 contagi per milione. Al nord da segnalare la preoccupante situazione della Val d’Aosta, poco citata per i piccoli numeri assoluti, ma con un tasso di positivi che sfiora quello lombardo ma con molti giorni di anticipo a livello temporale.
Si vede inoltre come le scale temporali siano diverse: più si scende verso sud, più tardi è arrivato il virus. Le regioni meridionali hanno dunque numeri piccoli e grafici “corti”, cosa che dovrebbe permetterle di controllare con relativa facilità l’epidemia, se le misure avranno successo. Al meridione si colloca le regione con il più basso tasso di covid per milione: si tratta della Campania e della Sicilia (250 casi p.m.a.)
Si può ben apprezzare dal rapporto casi/popolazione come la situazione non sia uniforme in tutto il paese; vi sono infatti “stadi evolutivi” del contagio differenti. Questo ci permette di ipotizzare che le zone in cui le misure anti-covid sono state prese “in anticipo” – guardando all’inizio dell’epidemia in loco e non alla data di calendario – possano essere “salvate” senza dover prefigurare per esse uno scenario lombardo. Ecco dunque il motivo per il quale è quanto mai opportuno il lockdown in tutta Italia e non solo in Lombardia; non solo “curativo” per i focolai maggiori, ma “preventivo” per tutto il paese.
Nella prossima pagina, la situazione internazionale e l’analisi del tasso di fatalità per regione
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