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IL GIRAMONDO – Elezioni in Argentina: la sfida al peronismo della destra anarco-capitalista di Javier Milei

Flag of Argentina

Il prossimo 22 ottobre gli elettori argentini si recano alle urne per eleggere un nuovo presidente, rinnovare la metà dei seggi alla Camera dei deputati e un terzo dei seggi al Senato.  Dal 2019 l’Argentina è governata dal Frente de Todos, una coalizione formata dalla sinistra peronista e da vari partiti populisti e di sinistra.  Presidente è il peronista Alberto Fernández e vicepresidente è  l’ex presidente Cristina Fernández (nessuna parentela), che ha governato il paese tra il 2007 e il 2015,  vedova  di Nestor Kirchner, un altro presidente peronista al potere dal 2007 al 2007.

Un secolo fa, l’Argentina era uno dei paesi più ricchi del mondo. Il reddito pro capite era molte volte superiore a quello di Germania, Gran Bretagna o Stati Uniti. L’Argentina sognava di diventare una potenza mondiale. Mentre l’Europa e gli Stati Uniti stavano combattendo due devastanti guerre mondiali , l’Argentina si arricchiva fornendo al mondo grano, carne e altri prodotti. Ma invece di investire nell’istruzione e industrializzare il paese per creare un’economia praticabile per la massa di immigrati spesso indigenti, le élite hanno in gran parte continuato a dividere ciò che avevano, per la maggior parte, tra di loro.  Decenni di politiche fiscali sbagliate hanno portato l’Argentina da un fallimento nazionale all’altro.  L’inflazione media in Argentina nel corso degli ultimi 60 anni è stata del 24%, senza contare i 15 anni in cui il tasso era a tre o addirittura quattro cifre. I governi che si sono succeduti, peronisti di destra e sinistra, liberali progressisti, liberisti di destra e giunte militari, si sono tutti dimostrati incapace di condurre permanentemente il Paese fuori dalla crisi. Il risultato fu un declino economico senza precedenti, che risulta evidente a chiunque sia mai stato nella capitale argentina. Il centro di Buenos Aires vanta ampi viali e magnifici edifici Art Nouveau e classicisti che risalgono a un’epoca in cui gli immigrati dall’Europa si riversarono nel paese a partire dal XIX secolo. Alcune parti sembrano qualcosa di un museo di architettura, sempre più fatiscente.

La presidenza di Mauricio Macrì, esponente liberale di centrodestra, che tra il 2015 e il 2019 aveva cercato di dare una svolta liberista all’economia argentina, non è riuscita ad evitare l’ennesimo default del debito sovrano, portando il paese ad una nuova recessione economica.  Gli elettori quindi nel 2019 si sono rivolti di nuovo al peronismo di sinistra e alle sue politiche protezioniste e assistenzialiste, eleggendo Alberto Fernández alla presidenza.  Tuttavia  la pandemia di Covid-19, arrivata pochi mesi dopo l’elezione di Fernández ha sconvolto l’economia del paese provocando un ‘ennesima recessione.  Il Prodotto interno lordo argentino è sceso del 10% durante il 2020.

Nelle elezioni primarie del 13 agosto (Primarie Aperte Simultanee e Obbligatorie – PASO) molti giovani elettori , disillusi sia dalla sinistra peronista che dal centrodestra moderato,  hanno scelto di dare un voto di protesta contro il sistema. A partire dalla città di Buenos Aires (nella cui area metropolitana abitano circa un terzo degli elettori del paese), estendendosi poi al resto del paese, questo malcontento ha portato ad un clamoroso successo di Javier Milei, ex cantate rock, portiere di calcio e professore di economia, portatore di un messaggio politico di destra libertaria e ultraliberista, esattamente opposto a quello del peronismo di sinistra attualmente al governo.  Milei è arrivato in testa con i l30% dei voti, superando tutti i candidati degli altri partiti.

Nel luglio 2021 Milei ha fondato il movimento politico La Libertad Avanza. che nel giro di due anni è diventata la maggiore coalizione politica del paese.  I giovani in particolare sono attratti dallo stile di Milei.  I suoi capelli folti e ribelli (dice di non pettinarsi da quando aveva 13 anni) gli sono valsi il soprannome di “Peluca” (parrucca). Milei è un feroce  critico sia del presidente Alberto Fernandez che del vicepresidente Cristina Kirchner. Lo stile non convenzionale  spesso porta le persone a paragonarlo a Donald Trump o all’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro. “La nostra linea comune è la lotta contro il comunismo, contro il socialismo”, sostiene Milei. Con Trump condivide anche un passato da star televisiva. Tuttavia, a differenza dell’ex presidente degli Stati Uniti, Milei non ha avuto il suo reality show, ma ha passato anni a spiegare l’economia agli argentini nelle notizie e nei talk show, parlando principalmente di come i politici stessero ostacolando il percorso di crescita. Milei ha anche talento nel mondo dello spettacolo. In un programma comico, una volta disse: “L’ala destra non ti lascia andare a letto con le persone che vuoi; l’ala sinistra non ti lascia fare affari con le persone che vuoi. Ai libertari non importa chi con cui fai affari o con chi vai a letto.”  Ma il libertarismo di Milei va oltre la commedia. Considera la riscossione delle tasse “peggiore del furto”, descrive lo stato sociale come “antisociale” in quanto spinge le persone alla dipendenza dallo stato e dai politici che glielo promettono, questo secondo lui sconfiggerebbe l’iniziativa individuale e l’imprenditorialità creativa.

Milei vuole rivoluzionale l’Argentina introducendo un sistema economico ultraliberista. Ma non c’è solo il liberismo economico.  Nelle coalizione di Milei ci sono anche gruppi di estrema destra conservatrice, alcuni legati ad ambienti politici reazionari nostalgici della dittatura militare degli anni ’70.  In Argentina infuria l’eccitazione per il “rottamatore” Milei.  Ma quello che intende costruire davvero rimane un’inquietante  incognita.

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

Argentina - StemmaL’Argentina è una repubblica democratica rappresentativa presidenziale, dove il Presidente dell’Argentina è sia capo di stato che capo del governo, basata su un sistema multipartitico. Il potere esecutivo è esercitato dal governo. Il potere legislativo è esercitato dal Congresso Nazionale Argentino, formato dal Senato e dalla Camera dei deputati. La magistratura è indipendente dal potere esecutivo e legislativo.

Il presidente e il vicepresidente sono eletti direttamente a suffragio universale per una durata di 4 anni. Se nessun candidato ottiene più del 50% dei voti viene effettuato un secondo turno di ballottaggio tra i due candidati più votati. Un presidente non può essere eletto per più di due volte consecutive ma si può ripresentare dopo aver lasciato la presidenza per almeno 4 anni.

La Camera dei deputati  ha 257 membri, che restano in carica 4 anni. Ogni due anni si vota per eleggere una metà dei deputati. Ogni provincia elegge un numero di deputati legati alla sua popolazione, con un minimo di 3 deputati per provincia. L’elezione avviene con metodo proporzionale a livello provinciale, senza recupero dei resti a livello nazionale.

Il senato ha 72 membri, eletti per un mandato di 6 anni. Ogni due anni si rinnova un terzo dei seggi del senato. Ogni provincia argentina e la città di Buenos Aires sono rappresentate da 3 senatori. Due senatori vengono assegnate alla lista con più’ voti, della provincia, il terzo seggio alla seconda lista.

Il metodo di elezione dei deputati e dei senatori comporta che spesso in differenti province ci sono differenti liste formate da differenti partiti, a volte come nel caso del Partito Giustizialista, fazioni dello stesso partito possono presentare liste concorrenti, il che rende praticamente impossibile calcolare la forza di un partito a livello nazionale.

 

Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica l’Argentina come una “democrazia imperfetta” al livello di paesi tipo Brasile, Filippine, Panama e Suriname.

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.

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