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IL GIRAMONDO – Elezioni in Ecuador. Crisi economica e violenza criminale porteranno alla vittoria della destra autoritaria o al ritorno della sinistra populista “correista”?

Flag of Ecuador

Il prossimo 20 agosto,  tra violenza dei narcos e preoccupazioni economiche, gli ecuadoriani si recano alle urne per eleggere un nuovo presidente, il vicepresidente, tutti i 137 membri dell’Assemblea Nazionale unicamerale e cinque membri del parlamento andino. Un potenziale ballottaggio presidenziale è previsto per il 15 ottobre se nessun candidato è in grado di assicurarsi il 50% al primo turno, o il 40% dei voti e almeno il 10% in più del secondo arrivato.

L’Ecuador sta vivendo una “tempesta perfetta” che include uno shock di sicurezza pubblica senza precedenti, una crisi economica che ricorda le sue epoche peggiori e un crollo della legittimità del potere politico che ha costretto le elezioni anticipate a soli due anni dalle precedenti elezioni del 2021.

L’attuale presidente, l’economista di centrodestra Guillermo Lasso,  dopo che  il parlamento aveva avviato un processo di impeachment contro di lui, ha fatto ricorso al cosiddetto  meccanismo della “muerte cruzada” previsto dall’articolo 148 della Costituzione, con il quale il presidente può  sciogliere anticipatamente l’ Assemblea nazionale,  portando a nuove elezioni sia legislative che presidenziali.

La forza principale di opposizionale al governo Lasso,  “Rivoluzione Cittadina” è una formazione di sinistra populista creata dall’ex presidente Rafael Correa.  Dopo che il suo candidato, il giovane economista Andrés Arauz, aveva perso le elezioni del 2021 al ballottaggio contro Lasso,  il partito ritenta la vittoria alle presidenziali candidando la deputata Luisa González, politicamente molto vicina all’ex presidente Correa. Se eletta, González diventerebbe la prima donna presidente dell’Ecuador.

Guillermo Lasso ha annunciato che non si sarebbe ricandidato per un secondo mandato e questo ha portato ad una frantumazione del quadro politico “anti-correista” con l’emergere di vari candidati che vanno dal centrosinistra alla destra, intenzionati a battere la candidata correista al ballottaggio.

Mentre  la candidata correista appare destinata ad arrivare al ballottaggio, c’è incertezza su chi sarà il suo sfidante. All’inizio delle campagna elettorale era favorito l’ex vicepresidente Otto Sonnenholzner,  fedelissimo di Lenin Moreno, ex correista che dopo essere stato eletto alla presidenza aveva attuato una politica di stampo centrista.  Dietro di lui c’era il candidato ambientalista indigenista di sinistra  Yaku Pérez, che alle presidenziali del 2021 non era riuscito per un soffio ad arrivare al ballottaggio venendo superato da Lasso per poche migliaia di voti.  Un altro con buone speranze di passare al ballottaggio era l’ex giornalista investigativo Fernando Villavicencio, che tuttavia è stato assassinato a pochi giorni dalla elezioni, probabilmente dalla malavita organizzata legata al traffico di droga.

Ma il candidato che sta scalando i sondaggi adesso è l’uomo d’affari franco-ecuadoriano ed ex mercenario della legione straniera Jan Topić Feraud, candidato da una coalizione di partiti di destra.  Questi ha dichiarato che, se eletto, promette di instaurare un sistema autoritario come quello del presidente-dittatore di El Salvador, Najib Bukele e il suo messaggio sta facendo sempre piu’ presa tra gli elettori.

La capacità di governo del nuovo presidente, chiunque esso sia, dipenderà  dalla composizione dell’Assemblea Nazionale unicamerale. Il governo di Guillermo Lasso, che non disponeva di una maggioranza parlamentare quando è stato eletto, ha dovuto fronteggiare un parlamento frammentato che ha bloccato i suoi sforzi per stimoli economici e misure anticorruzione, per poi aprire un processo di impeachment contro di lui per una vicenda di corruzione legata ad un’azienda di un suo cognato. 

Mentre nelle scorse elezioni erano le questioni economiche in cima alle preoccupazioni degli elettori, questa volta  è la criminalità che è stata al  centro del dibattitto politico, in particolare negli ultimi giorni dopo  l’assassino di Villavicencio.

Il problema principale del movimento correista, che rimane in testa nei sondaggi, è la sua difficoltà a stabilire alleanze con le organizzazioni indigene, con le quali in passato ha avuto forti disaccordi. Questo gli è costato la sconfitta alle elezioni del 2021.  Se stavolta al ballottaggio arrivasse la candidata correista  Gonzalez e il candidato della destra “bianca” Topic,  il voto della popolazione indigena potrebbe essere quello decisivo  per il destino del paese.

 

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

Coat of arms of Ecuador

L’Ecuador è una repubblica democratica rappresentativa presidenziale basata su un sistema multipartitico, dove il Presidente dell’Ecuador è sia capo di stato che capo del governo.  Il potere esecutivo è esercitato dal governo. Il potere legislativo è conferito sia al governo sia all’Assemblea Nazionale, il parlamento unicamerale del paese. La magistratura è  indipendente dal potere esecutivo e legislativo.

Il presidente è eletto direttamente per un mandato di quattro anni con voto popolare.  Nel caso in cui nessun candidato presidenziale raggiunga oltre il 50% dei voti validi o un minimo del 40%, con una differenza del 10% rispetto al secondo candidato più votato, si svolge un secondo turno elettorale di ballottaggio.

L’Assemblea Nazionale è formata da 137 membri. I deputati sono eletti per un periodo di quattro anni. 15 sono eletti su base proporzionale in un collegio unico nazionale,  6 sono destinati agli elettori residenti all’estero mentre i restanti 116 membri sono eletti nelle circoscrizioni provinciali plurinominali con metodo proporzionale a lista aperta, I membri dell’Assemblea nazionale possono restare in parlamento per non più di due legislature complessive. Ci sono quote di genere per le liste di partito, il che significa che c’è alternanza tra uomini e donne . Non ci sono quote per la rappresentanza delle minoranze.

Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica l’Ecuador come un “regime ibrido” al livello di paesi tipo Senegal, Madagascar, Armenia e Zambia.

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