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IL GIRAMONDO – Elezioni in Honduras: verso una svolta progressista o l’eterno ritorno della Repubblica della Banane?

File:Flag of Honduras (3-2).svg - Wikimedia CommonsGli elettori honduregni si recano alle urne domenica 28 novembre in quella che potrebbe essere l’elezione più importante dell’Honduras dal ritorno del paese alla democrazia nel 1982.  L’ Honduras, è uno dei paesi più sfortunati dell’America Latina,  martoriato da povertà, criminalità e corruzione endemica,  che per la maggior parte della sua esistenza ha visto susseguirsi colpi di stato, guerre civili, feroci dittatori e disastri naturali. Durante la gran parte del secolo scorso l’Honduras è stato definito come la tipica “Repubblica delle Banane”, in quanto due grandi aziende americane,  la La United Fruit Company e la Standard Fruit Company controllavano la produzione ed esportazione delle banane, il settore economico principale dell’Honduras, e avevano un ruolo determinante nella vita politica locale, al punto da  decidere i ministri del governo ed organizzare colpi di stato militari.  

Negli ultimi anni l’Honduras è stato colpito da due grandi uragani e dilaniato dalla pandemia. Le elezioni presidenziali del 2017, vinte da candidato nazionalconservatore Juan Orlando Hernández sono stata segnate da pesanti accuse di brogli.  Hernandez, come altri suoi predecessori in passato,  è appoggiato dai grandi gruppi finanziari del paesi legati al narcotraffico. Uno dei fratelli di Hernández è stato condannato per traffico di droga in un tribunale federale di New York. I pubblici ministeri hanno accusato lo stesso presidente di supervisionare il traffico di droga sponsorizzato dallo stato. Varie associazioni per i diritti umani hanno accusato il governo di una lunga serie di abusi, tra cui un giro di vite sulle proteste e attacchi mirati contro giornalisti, attivisti per i diritti umani e difensori dell’ambiente. Hernández ha negato con veemenza le accuse, ma sembra probabile che sarà incriminato dai pubblici ministeri statunitensi, un fatto che, combinato con il flusso senza precedenti di migranti honduregni verso nord negli ultimi quattro anni, sottolinea la posta in gioco delle elezioni per gli Stati Uniti e la regione nel suo insieme.

Hernández, eletto per la prima volta nel 2013, è stato rieletto nel 2017 per un secondo mandato, nonostante la Costituzione del paese non lo consenta, grazie ad una sentenza molto controversa della Corte Costituzionale, formata da giudici in gran parte politicamente vicini ad Hernández.  Le sue disavventure con la giustizia USA gli hanno impedito di forzare ulteriormente la Costituzione e di candidarsi per un terzo mandato, quindi sul partito, il Partito Nazionale (nazionalconservatore) per queste elezioni presidenziali  ha candidato il sindaco della capitale Tegucigalpa Nasry Asfura.

Molti cittadini honduregni, alla disperata ricerca di un cambiamento, in queste elezioni hanno deciso di scommettere una donna,  Xiomara Castro, a capo del partito di sinistra progressista Libre, e moglie dell’ex presidente Manuel Zelaya, rovesciato nel 2009 in un colpo di stato.  Manuel Zelaya, infatti, membro del Partito Liberale (liberalconservatore) dopo avere ottenuto la presidenza nel 2006,  si spostò a sinistra, alleandosi con i governi  di sinistra dell’America latina e in particolare avvicinandosi politicamente all’allora leader  socialista venezuelano Hugo Chávez. Questo spostamento a sinistra spinse l’élite politica ed economica conservatrice del paese ad organizzare quindi un colpo di stato incruento con l’appoggio dei militari contro Zelaya, che dovette fuggire all’estero.

Nella conseguente crisi politica, Xiomara Castro, che era rimasta in patria, guidò il più grande movimento di protesta nella storia recente della nazione organizzando il Fronte nazionale di resistenza popolare (FNRP).  Nel 2013 Castro si candidò  alla presidenza contro Hernández, dove fu sconfitta per soli 5 punti percentuali, dopo una feroce campagna elettorale durante la quale almeno una ventina di esponenti del suo partito furono assassinati.

Questa volta Xiomara Castro è sostenuta da una coalizione di partiti di tutto lo spettro politico.  Il leader liberale populista Salvador Nasralla, che nel 2017 fu sconfitto di misura da Hernandez, stavolta ha deciso di non presentarsi e di appoggiare Castro.  In tutta risposta il Partito Nazionale  ha lanciato una feroce campagna  contro Castro, accusata di voler  di istituire un governo di estrema sinistra allineato con Venezuela e Nicaragua.  Anche l’annuncio di Castro dell’intenzione di stabilire relazioni diplomatiche con la Cina è stata pesantemente criticata dai conservatori. L’Honduras è infatti uno dei pochi paesi che ancora riconosce Taiwan, ma la proposta è più probabilmente motivata dalla speranza della generosità economica cinese che dall’ideologia. Ma la precaria situazione economica del paese potrebbe far fallire questa  campagna elettorale stile “guerra fredda”.  Il PIL dell’Honduras si è contratto del 9% nel 2020 , con quasi un terzo della popolazione che soffre di gravi difficoltà economiche all’inizio del 2021. Gli elettori considerano la disoccupazione, la corruzione e la povertà come i principali problemi del paese. Anche il Covid-19  è una delle principali preoccupazioni, con solo il 36% della popolazione completamente vaccinata.

Il principale avversario di Castro, il candidato del partito nazionale Nasry Asfura, ha tentato di rimanere al di sopra della mischia. Asfura,  si è concentrato sulla creazione di posti di lavoro e sui miglioramenti delle infrastrutture nella capitale durante il periodo in cui ne è stato sindaco.  Tuttavia Asfura è stato accusato di corruzione e di appropriazione indebita di oltre 1 milione di dollari. Il candidato del Partito liberale  Yani Rosenthal, infine appartenete ad una delle famiglie più ricche e potenti del paese,  ha recentemente scontato una pena detentiva di tre anni negli Stati Uniti per riciclaggio di denaro sporco legato al traffico di droga.

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

Coat of arms of HondurasL’Honduras è una repubblica democratica rappresentativa presidenziale multipartitica, dove il Presidente dell’Honduras è sia capo di stato che capo del governo. Il potere esecutivo è esercitato dal governo. Il potere legislativo è conferito  al Congresso Nazionale dell’Honduras, il parlamento monocamerale del paese. La magistratura è indipendente dal potere esecutivo e legislativo.

Il presidente è eletto direttamente a suffragio universale per un mandato di quattro anni senza possibilità di rielezione secondo la costituzione. Nelle ultime elezioni più recenti, tuttavia, il presidente Juan Orlando Hernández è stato rieletto dopo che la Corte Suprema ha annullato il limite di un singolo mandato per la presidenza. L’elezione è a  turno unico, senza ballottaggio.

Il Congresso Nazionale dell’Honduras conta 128 deputati, eletti per un mandato di quattro anni con rappresentanza proporzionale; i seggi congressuali sono assegnati ai candidati dei partiti su base dipartimentale in proporzione al numero di voti ricevuti da ciascun partito.

La magistratura comprende una Corte Suprema di Giustizia – la Corte Suprema dell’Honduras , tribunali d’appello e diversi tribunali con una specifica giurisdizione , come i tribunali del lavoro, delle tasse e quelli penali. I giudici della Corte Suprema di Giustizia, sono eletti per sette anni dal Congresso Nazionale.

Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica l’Honduras come una “regime ibrido” al livello di paesi tipo Armenia, Liberia, Georgia e Nepal.

 

 

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.

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