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IL GIRAMONDO – Elezioni in Paraguay, scricchiola il regime del Partito Colorado

Flag of Paraguay

Gli elettori del Paraguay sono chiamati il prossimo 30 Aprile ad eleggere il Presidente della Repubblica, gli 80 membri della Camera dei Deputati e i 45 membri del Senato. Il presidente uscente Mario Abdo Benitez del Partito Colorado (nazionalconservatore) secondo la costituzione vigente non può essere rieletto per un secondo mandato.

I membri dell’opposizione paraguaiana paragonano spesso il Partito Colorado al governo del Paese al Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) del Messico, che ha governato per 71 anni consecutivi, dal 1929 al 2000. Il Partito Colorado ha infatti governato il paese dal 1954 ad oggi per quasi 62 anni, 34 dei quali durante la lunga dittatura di Alfredo Stroessner, con un’unica parentesi tra il 2008 e il 2013, quando  fu eletto alla presidenza l’allora leader dell’opposizione di centrosinistra Fernando Lugo.

Analogamente al PRI messicano, sebbene il Colorado Party abbia tecnicamente vinto elezioni formalmente democratiche durante i vari decenni in cui ha governato il paese, la sua egemonia a tutti i livelli di governo, nella magistratura, nei media e nelle leve dell’economia, ha contribuito a  tenerlo e consolidarlo al potere.

Tuttavia il dominio del Partito Colorado potrebbe essere messo in pericolo in queste elezioni, caratterizzate da una forte richiesta nell’elettorato di un cambiamento di linea politica.

I due candidati in testa alle elezioni presidenziali del Paraguay sono Santiago Peña del Partito del Colorado, ex ministro delle finanze; e Efraín Alegre, leader centrista del Partito  Radicale Liberale Autentico (PRLA) che si presenta per la terza volta consecutiva alle elezioni presidenziali, a capo di una larga alleanza di partiti di centro e centrosinistra chiamata Coalizione Nazionale.

Alegre ha beneficiato delle accuse di corruzione contro alcuni dei massimi esponenti del Partito Colorado, tra cui l’attuale vicepresidente Hugo Velázquez e l’ex presidente Horacio Cartes, contro cui lo scorso anno il governo USA ha imposto sanzioni personali per “corruzione sistemica”. Anche il fatto che  il presidente in carica Benítez sia molto impopolare, a causa della crisi economica che attanaglia il paese dal 2019, potrebbe giovare anche ad Alegre.

Oltre alla corruzione e al cattivo stato dell’economia,  un argomento della campagna elettorale è stato la prossima rinegoziazione del trattato con il Brasile che disciplina la divisione e la vendita dell’elettricità generata dalla diga idroelettrica bi-nazionale di Itaipu, situata al confine tra i due paesi. Itaipu è la terza centrale idroelettrica più grande al mondo, con una capacità di 14.000 MW  e una produzione annuale di 103 TW-h.  Il prossimo agosto scade l’accordo firmato 50 anni fa secondo il quale il Paraguay vende ad un prezzo di favore al Brasile gran parte della propria elettricità prodotta dalla diga. Alla scadenza del trattato, in mancanza di un nuovo accordo, il Paraguay che usa solo l’8% dell’elettricità prodotta, potrebbe teoricamente vendere a prezzo di mercato ad altri paesi la parte non consumata della sua quota.  Ma il Brasile non esclude di utilizzare sanzioni economiche contro il Paraguay se questo rifiutasse di firmare un nuovo trattato. Peña e Alegre affermano entrambi di voler rinegoziare un buon accordo con il Brasile senza fornire dettagli. In passato il Paraguay ha sempre accettato gli accordi proposti dal Brasile. Solo durante la breve presidenza di Fernando Lugo è stato negoziato un accordo che ha aumentato l’importo pagato dal gigante sudamericano per l’energia paraguaiana.

Un altro tema fondamentale è il rapporto con la Cina. Il Paraguay è uno dei pochi paesi rimasti al mondo (e l’unico in Sudamerica) ad avere rapporti diplomatici ufficiali con Taiwan e per tale motivo la Cina rifiuta di averne con il Paraguay.  Negli ultimi anni questo ha provocato uno svantaggio economico del Paraguay rispetto ai paesi limitrofi, dato che lo ha privato degli investimenti e dei contratti cinesi. I costi per mantenere i legami con Taiwan sono diventati più visibili durante la pandemia di COVID-19, quando la Cina ha fornito vaccini a gran parte dei paesi sudamericani con l’esclusione del Paraguay. La richiesta di vaccini indiani Covaxin fatta tramite Taiwan è stata annullata a causa della scarsa qualità dei vaccini prodotti, il che ha lasciato il Paraguay per molti mesi senza vaccini fino a quando non li ha ricevuti attraverso l’iniziativa globale COVAX.

La potente lobby dei grandi proprietari terrieri e degli allevatori,  tradizionali sostenitori del Partito Colorado spingono per migliorare i rapporti con la Cina, potenziale enorme mercato per i loro prodotti. Poche settimane fa anche l’Honduras ha annunciato che avrebbe  trasferito i rapporti i diplomatici da Taiwan alla Cina, principalmente per motivazioni economiche.

Il leader centrista Alegre intende prendere in considerazione il riconoscimento diplomatico della Cina invece di Taiwan, mentre invece il Partito Colorado, legato ad uno storico sentimento anticomunista che risale ai tempi del dittatore Stroessner, continua a rifiutare tale prospettiva, il che potrebbe fargli perdere consenso elettorali nel suo elettorato tradizionale.

A tutto questo si aggiunge un forte sentimento “anti-casta” di una parte significativa dell’elettorato, stanca dei partiti tradizionali, che sembra essere intercettato da un candidato populista di destra, l’ex senatore Paraguayo Cubas, che è diventato il “terzo polo” di questa campagna elettorale.

Tutto questo contribuisce a rendere l’esito di queste elezioni decisamente incerto.  Riuscirà il Partito Colorado grazie alla sua potente “macchina da guerra” a mantenere il potere anche in questa occasione o il paese si prepara ad una svolta politica?  Un eventuale cambio di governo avvantaggerà l’influenza cinese in Sudamerica? Cambieranno i rapporti con gli USA e con Il Brasile? L’eventuale successo elettorale della formazione populista di Paraguayo Cubas sarà solo effimero o potrebbe essere il segno che anche in questa nazione, come in altri paesi sudamericani, sta prendendo piede una destra populista ed eversiva? Lo sapremo dopo queste elezioni.

 

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

Seal [nb 1] of ParaguayIl Paraguay è una repubblica democratica rappresentativa presidenziale, basata su un sistema multipartitico. La costituzione nazionale prevede una separazione dei poteri in tre rami: il potere esecutivo è esercitato esclusivamente dal presidente, il potere legislativo spetta alle due camere del congresso nazionale, mentre il potere giudiziario spetta ai tribunali, alle corti di diritto civile e ai nove membri della Corte Suprema di Giustizia, tutti indipendenti dal Presidente e dal Parlamento.

Il presidente è eletto direttamente a suffragio universale a turno unico per un mandato di cinque anni senza possibilità di rielezione secondo la costituzione approvata nel 1992.

Il Congresso Nazionale del Paraguay è formato dalla Camera e dal Senato e viene rinnovato ogni 5 anni in corrispondenza delle elezioni presidenziali. La Camera ha 80 membri, eletti  con rappresentanza proporzionale  in 18 collegi elettorali, uno per ogni dipartimento del paese. I seggi della camera sono assegnati ai candidati dei partiti su base dipartimentale in proporzione al numero di voti ricevuti da ciascun partito, senza recupero dei resti su base nazionale.  I 45 senatori sono invece eletti con sistema proporzionale pure, senza sbarramento, su un collegio unico nazionale.

Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica il Paraguay come una “regime ibrido” al livello di paesi tipo Perù, Malawi, Zambia e Papua Nuova Guinea.

 

 

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.

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