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Il Giramondo – Elezioni in Senegal, una democrazia in pericolo

Flag of SenegalI cittadini senegalesi andranno alle urne il prossimo 24 marzo  per eleggere il loro quinto presidente. Il Senegal è uno dei pochi paesi africani dove la democrazia è riuscita ad affermarsi con successo. Un paese dove non ci sono mai stati colpi di stato e che da 43 anni a questa parte è una democrazia multipartitica dove i passaggi di potere tra un governo e l’altro sono avvenuti in maniera pacifica a seguito di libere elezioni. Léopold Senghor , il primo presidente dopo l’indipendenza, si dimise nel 1981, cedendo la carica di presidente al suo primo ministro, Abdou Diouf. L’attuale presidente, Macky Sall, è stato eletto in elezioni democratiche nel marzo 2012 e rieletto nel 2019. Quanto è destinato a durare questo piccolo miracolo africano?  Nubi minacciose minacciano la democrazia senegalese.

Queste sono elezioni senza precedenti perché, per la prima volta nella storia politica del Senegal, il capo di Stato uscente non sarà ricandidato. Il presidente Macky Sall ha infatti annunciato nel luglio 2023, dopo lunghi mesi di incertezza, che alla fine non si sarebbe candidato per un terzo mandato, invocando un “codice d’onore” anche se, secondo lui, la costituzione gli garantisce il diritto di presentarsi per “un secondo mandato quinquennale”. In realtà la Costituzione limita a due il numero dei mandati consecutivi.

Nella lista dei candidati figurano il primo ministro uscente Amadou Ba,  designato dal presidente Macky Sall come candidato della coalizione presidenziale Benno Bokk Yaakar, Khalifa Sall, ex ministro e sindaco della capitale Dakar,  Idrissa Seck, ex primo ministro sotto l’ex presidente Abdoulaye Wade (2002-2004), che si candida per la quarta volta consecutiva alle elezioni presidenziali e Bassirou Diomaye Faye,  ispettore fiscale, tenente e vice di Ousmane Sonko, il più popolare oppositore del presidente Macky Sall, che non si è potuto candidare essendo stato incarcerato.

La vicenda di Ousmane Sonko è sintomatica del rischio di deriva autoritaria che potrebbe colpire la democrazia senegalese. Sonko è stato arrestato il 17 febbraio con l’accusa di “comportamento immorale”, accusa vaga che i suoi sostenitori hanno considerato politicamente motivata. Nonostante il suo arresto, il suo partito, il PASTEF, un partito populista di sinistra pan-africanista, ha deciso lo scorso luglio di candidarlo ugualmente alle elezioni presidenziali per il 25 febbraio di quest’anno. Per tutta riposta il governo ha ordinato lo scioglimento del PASTEF.  Il partito è comunque riuscito a raccogliere le firme necessarie per candidare alla presidenza il suo segretario generale Bassirou Diomaye Faye, anch’egli in prigione, dall’aprile 2023 per aver criticato il processo contro Sonko.

Il 3 febbraio, poche ore prima dell’inizio della campagna elettorale, il presidente Macky Sall ha ordinato il rinvio indefinito delle elezioni, citando un’indagine parlamentare su due giudici della Corte costituzionale. L’opposizione ha allora organizzato larghe proteste popolari contro la cancellazione delle elezioni che sono state duramente soppresso dalle forze di polizia. Il parlamento, controllato dai partiti fedeli al presidente, ha poi deciso che le elezioni si sarebbero tenute a dicembre. Il 15 febbraio, il Consiglio costituzionale senegalese ha stabilito che la decisione di rinviare e riprogrammare le elezioni  era “contraria alla costituzione” e ne ha ordinato l’annullamento. I partiti di opposizione sono quindi scesi di nuovo in piazza per  richiedere che si tenessero elezioni entro la fine di marzo, dal momento che Sall avrebbe dovuto, secondo la costituzione, lasciare  l’incarico entro il 2 aprile.  Il 6 marzo il governo ha quindi fissato il primo turno delle elezioni per il 24 marzo.  Macky Sall ha anche licenziato Amadou Ba dalla carica di primo ministro per consentirgli di concentrarsi sulla sua campagna elettorale, e lo ha sostituito con il ministro degli Interni Sidiki Kaba.

Il 14 marzo, Ousmane Sonko e Bassirou Diomaye Faye sono stati rilasciati dal carcere. Sonko ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo il suo rilascio ad una manifestazione per Faye il 15 marzo, in cui si è impegnato ad aiutarlo a vincere la sua campagna presidenziale.

 

 

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IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

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Il Senegal è una repubblica semi-presidenziale, basato su una sistema parlamentare multipartitico, dove il Presidente, eletto direttamente dal popolo è il Capo di Stato mentre il Primo Ministro è a capo del Governo. Il potere esecutivo è tuttavia concentrato nelle mani del Presidente.

Il potere legislativo spetta sia al governo che al parlamento, tuttavia il parlamento raramente fa nuove proposte di legge o si oppone a quelle proposte dal governo. La magistratura è formalmente indipendente sia dal governo che dal parlamento ma di fatto è sottoposta al potere del Presidente.

Il presidente del Senegal è eletto direttamente dai cittadini elettori ogni cinque anni con un sistema con doppio turno di ballottaggio.  al ballottaggio tra i due candidati più votati. La costituzione è stata recentemente emendata riducendo da sette anni a cinque la durata del mandato presidenziale.

I 165 seggi dell’Assemblea Nazionale sono rinnovati ogni 5 anni con sistema elettorale misto.  112 deputati sono eletti  con sistema maggioritario a turno unico in 54 collegi elettorali uninominali o plurinominali coincidenti con  i 46 dipartimenti del Senegal. Nel caso di collegi plurinominali vengono eletti tutti i candidati del partito che ottiene piu voti. Altri 53 deputati seggi sono eletti con sistema proporzionale con circoscrizione unica nazionale. Infine 15 deputati sono eletti in collegi maggioritari dai senegalesi residenti all’estero.

Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica il Senegal come una “democrazia imperfetta” al livello di paesi tipo Ecuador, Bhutan, Tunisia e Armenia.

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.

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