Mercoledì’ 10 Aprile i cittadini sudcoreani sono chiamati a rinnovare i 300 seggi dell’Assemblea Nazionale, il parlamento monocamerale del paese, alla scadenza naturale della legislatura eletta nel 2020.
La politica sudcoreana degli ultimi decenni si è ispirata a quella degli USA: un sistema costituzionale fortemente presidenziale dominato da due partiti, uno conservatore e uno liberale. Anche il nome del palazzo presidenziale “Casa Blu”, ricorda quello della “Casa Bianca” di Washington. Ma ciò potrebbe presto cambiare. E non solo perché l’attuale presidente ha deciso di trasferirsi e trasformare la “Casa Blu” in un parco pubblico. Queste elezioni parlamentari potrebbero essere il primo passo verso una rottura del tradizionale sistema bipolare politico sudcoreano.
I due partiti principali – il Partito del Potere Popolare (conservatore) del presidente Yoon Suk Yeol e il Partito Democratico (liberale) all’opposizione detengono complessivamente 270 seggi in un parlamento composto da 300 membri. Ma entrambi i partiti sono alle prese con lotte interne e controversie politiche che, assieme ad un crescente malcontento popolare verso i partiti politici tradizionali, alimentano la prospettiva che nuove formazioni politiche possano guadagnare terreno.
Da anni i cittadini sudcoreani sono molto critici verso la loro classe politica. Uno dei motivi principali sono stati gli scandali finanziari che portarono nel 2017 alle dimissioni e all’arresto dell’allora presidente di destra Park Geun-hye. L’attuale presidente Yoon Suk Yeo è un ex magistrato diventato popolare per le sue inchieste contro i politici corrotti. Ma il partito che ha fatto eleggere Yoon, il Partito del Potere Popolare, non è altro che il partito dell’ex presidente Park con un nome diverso, buona parte del gruppo dirigente è sempre lo stesso. Anche il Partito Democratico non è stato esente dagli scandali, tuttavia nelle scorse elezioni legislative del 2020 ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari. Il presidente Yoon, eletto nel 2022, si è quindi trovato davanti un parlamento ostile ed essendo un ex magistrato privo di esperienza politica, è stato incapace di far passare la sua agenda politica nell’Assemblea Nazionale, controllata dall’opposizione. Di conseguenza, i suoi piani per riformare i sistemi di istruzione, pensione e lavoro del paese si sono arenati.
Nel frattempo, Yoon ha posto il veto a diversi progetti di legge approvati dall’Assemblea nazionale, come la legge sulla “busta gialla” , che limita le richieste di risarcimento delle azioni legali delle aziende verso i sindacati in caso di sciopero e una richiesta di indagine giudiziaria su un incidente che la sera di Halloween del 2022 ha portato alla morte di 159 persone accalcate in un vicolo in centro a Seoul. Da parte sua il parlamento ha bloccato il piano del governo per l’abolizione del ministero della Parità di Genere. Per quanto riguarda la politica estera, il Partito Democratico ha pesantemente criticato l’avvicinamento del governo Yoon al Giappone, in particolare dopo che il governo giapponese aveva fatto rilasciare in mare l’acqua radioattiva della centrale di Fukushima.
Il risultato dello stallo politico è che sia il governo Yoon che il Partito Democratico si ritrovano con alti livelli di disapprovazione pubblica. Nel gennaio 2024, Lee Jun-Seok, ex presidente del Partito del Potere Popolare ha creato il Nuovo Partito Riformatore, molto critico nei confronti del presidente Yoon. Anche il Partito Democratico ha subito una scissione, anzi due. Da una parte l’ex primo ministro Lee Nak-yon ha creato il Partito del Nuovo Futuro, in polemica con il leader democratico Lee Jae-myun, sotto indagine penale per accuse di corruzione; dall’altra l’ex ministro della giustizia Cho Kuk, in polemica con l’atteggiamento troppo “manettaro” che ha preso la politica sudcoreana, ha creato un proprio partito politico, denominato Partito per la Ricostruzione della Corea.
La strategia di questi nuovi partiti separatisti è quella di trarre vantaggio dal sistema elettorale in cui una parte dei deputati è eletta con metodo proporzionale. Se infatti tutti i deputati fossero eletti con il sistema uninominale maggioritario non ci sarebbe spazio per i partiti minori. Ma siccome circa un sesto dei seggi sono eletti con sistema proporzionale, i nuovi partiti fanno appello al “voto disgiunto” in modo che gli elettori votino i loro candidati per la parte proporzionale anche se votano i candidati dei due partiti principali in quella maggioritaria.
Il Nuovo Partito Riformatore punta ai giovani elettori maschi di centrodestra, critici nei confronti della vecchia generazione di politici conservatori vicini al presidente Yoon, mentre il Partito per la Ricostruzione della Corea punta ai giovani elettori progressisti e il Partito del Njuovo Futuro a quelli che non si sentono parte di nessuno dei due schieramenti principali.
Oltre a questi tre nuovi partiti c’è da considerare il Partito della Giustizia, adesso rinominato Partito della Giustizia Verde, formazione di sinistra ecologista che alle ultime elezioni ha ottenuto 6 seggi, il Partito Progressista di estrema sinistra, accusato di avere legami con la Corea del Nord, e il Partito Liberale per l’Unificazione di estrema destra, legato ai settori più integralisti della chiesa evangelica.
Se i vecchi e nuovi partiti “terzi” conquistassero un numero significativo di seggi , il risultato potrebbe essere un parlamento in cui nessuno dei due partiti principali può formare una maggioranza monopartitica, il che permetterebbe ai partiti minori di diventare l’ago della bilancia dell’agenda politica.
Mentre il Nuovo Partito Riformatore e il Partito del Nuovo Futuro potrebbero, sotto certe condizioni, collaborare con il presidente Yoon, altrettanto non si può dire del Partito per la Ricostruzione della Corea, nato proprio in opposizione alla politica “giustizialista” di Yoon (il quale tuttavia deve affrontare a sua volta un’inchiesta giudiziaria su finanziamenti illeciti riguardante sua moglie). Ed è proprio il Partito per la Ricostruzione della Corea che sta avendo un’impennata di consensi negli ultimi sondaggi pre-elettorali.
Se uno qualsiasi dei nuovi partiti sudcoreani riuscisse a emergere dalle elezioni con una forza significativa, rappresenterebbe una crepa nel sistema bipartitico del paese e potrebbe sbloccare lo stallo che ha perseguitato la politica parlamentare sudcoreana negli ultimi anni.
IL SISTEMA POLITICO – ISTITUZIONALE ED ELETTORALE
La Repubblica di Corea è una repubblica democratica rappresentativa presidenziale , in base alla quale il Presidente è il capo dello stato e di un sistema multipartitico . Il governo esercita il potere esecutivo e il potere legislativo spetta sia al governo che all’Assemblea nazionale . La magistratura è indipendente dall’esecutivo e dal legislatore e comprende una Corte suprema , tribunali d’appello e una Corte costituzionale . Dal 1948, il la costituzione è stata sottoposta a cinque importanti revisioni, ciascuna indicante una nuova repubblica. L’attuale Sesta Repubblica è iniziata con l’ultima grande revisione costituzionale nel 1987.
Il capo dello stato è il presidente, che viene eletto con voto popolare diretto per un mandato di cinque anni . Il presidente è comandante in capo delle forze armate della Corea del Sud e gode di notevoli poteri esecutivi. Il presidente nomina il primo ministro con l’approvazione dell’Assemblea nazionale , oltre a nominare e presiedere il Consiglio di Stato dei capi dei ministri come capo del governo.
L’ Assemblea nazionale ha 300 membri, eletti per un mandato di quattro anni, 254 membri nelle circoscrizioni elettorali con un solo seggio e 46 membri con rappresentanza proporzionale
Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Corea del Sud è una cosiddetta “Democrazia completa”, al livello di paesi tipo Francia, Spagna, Grecia e Mauritius.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.
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