Domenica 4 febbraio gli elettori di El Salvador sono chiamati alle urne per eleggere il presidente , il vicepresidente e tutti i 60 deputati dell’Assemblea legislativa. Seguirà una seconda serie di elezioni il 3 marzo 2024 in cui gli elettori eleggeranno tutti i 44 sindaci e consigli comunali dei comuni del Paese e tutti i 20 deputati di El Salvador al Parlamento Centroamericano (PARLACEN). Se necessario, nella stessa data si terrà un secondo turno presidenziale se nessun candidato riceve più del 50% dei voti al primo turno. Le elezioni parlamentari ed amministrative sono state anticipate di un anno rispetto alla scadenza naturale per coincidere con quelle presidenziali.
Queste elezioni, potrebbero definire il futuro democratico di El Salvador. Esse infatti possono servire al presidente Nayib Bukele per consolidare la sua svolta autoritaria. La politica salvadoregna è stata dominata da quasi 30 anni dall’Alleanza Nazionalista Repubblicana (ARENA) a destra e dal Fronte Farabundo Martí di Liberazione Nazionale (FMLN) a sinistra. Nel 2019, Nayib Bukele ha ribaltato la politica salvadoregna, vincendo la presidenza con un messaggio fortemente populista e antipartitico. Una volta eletto, Bukele ha trasformato il panorama elettorale salvadoregno sfidando le istituzioni e le norme politiche Con un profilo moderno sui social media e una strategia politica aggressiva, Bukele e il suo governo hanno minato lo stato di diritto e i contrappesi democratici.
Nei suoi quattro anni di presidenza Bukele ha posto la riduzione del crimine al centro della sua agenda attraverso il suo piano di controllo territoriale . Nel febbraio 2020, Bukele ha occupato l’Assemblea legislativa insieme a membri armati delle forze armate per fare pressioni per l’approvazione di un prestito di 109 milioni di dollari dalla Banca centroamericana per l’integrazione economica che avrebbe finanziato la terza fase del suo piano.
La Costituzione di El Salvador formalmente vieta ad un presidente uscente di candidarsi per un secondo mandato. Ma Bukele, che nel frattempo ha riempito la Coste Costituzionale di giudici a lui fedeli, è riuscito con uno stratagemma a candidarsi per un secondo mandato. Si è formalmente ritirato dalla presidenza per sei mesi, facendo nominare dal parlamento presidente ad interim la sua segretaria ma rimanendo di fatto il leader del paese. Bukele è quindi la prima persona a candidarsi per la rielezione dal 1939, ai tempi della dittatura militare di Maximiliano Hernández Martínez.
Bukele è estremamente popolare e vincerà le elezioni senza bisogno di frodi. Il suo indice di gradimento è enorme, grazie in gran parte alla campagna mediatica che ruota intorno alla sua presidenza, ma anche al “pugno duro” contro la criminalità organizzata che ha portato ad incarcerare circa l’1% della popolazione del paese.
Il tasso di omicidi stava già diminuendo prima che Bukele prendesse il potere. Ma la spietata repressione della criminalità da parte del governo Bukele ha fatto precipitare la violenza. Da allora, centinaia di migliaia di salvadoregni sono stati liberati dalla morsa delle bande che per anni hanno estorto loro denaro. La repressione di Bukele viola pesantemente i diritti umani: le ong hanno documentato innumerevoli casi di tortura e di esecuzioni extragiudiziarie da parte delle forze dell’ordine. Ma ciò non ha influito sulla popolarità del presidente.
Il disprezzo di Bukele per le regole non si placherà se vincesse un secondo mandato. Nel 2021 il suo partito ha ottenuto una supermaggioranza nell’Assemblea Legislativa, ma da allora ha ulteriormente rafforzato il suo controllo sul parlamento, ad esempio modificando i collegi elettorali in modo da favorire i candidati del suo partito. Ciò significa che gran parte degli altri partiti potrebbero essere spazzati via in queste elezioni. Bukele ha nominato uomini a lui fedeli per incarichi cruciali che dovrebbero essere indipendenti dalla presidenza, come il procuratore generale, e ha sostituito un terzo dei giudici con persone a lui favorevoli. Se il giovane Bukele vince un secondo mandato, è destinato a trovare il modo di candidarsi per un terzo, un quarto e anche oltre.
IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE
Il Salvador è una repubblica presidenziale, basato su una sistema parlamentare multipartitico, dove il Presidente è eletto direttamente dal popolo ed è sia Capo di Stato che di Governo.Il potere esecutivo è esercitato dal Governo, composto dal Presidente, dal Vicepresidente e dal Consiglio dei Ministri. Il potere legislativo spetta sia all’Assemblea Legislativa sia dal Governo. La magistratura, alla cui testa vi è la Corte Suprema, è formalmente indipendente sia dal governo che dal parlamento.
Il presidente del Salvador è eletto direttamente dai cittadini elettori ogni cinque anni con un sistema a due turni con ballottaggio tra i due candidati più votati. Non può ricandidarsi immediatamente al termine del suo mandato. Il 3 settembre 2021, la Corte Suprema di Giustizia ha stabilito che il presidente di El Salvador può candidarsi per la rielezione consecutiva, annullando una sentenza del 2014 che imponeva ai presidenti di attendere dieci anni prima di candidarsi alla rielezione. La sentenza del tribunale del 2021 ha reso Bukele idoneo a candidarsi alle elezioni di quest’anno.
Gli 84 membri dell’Assemblea Legislativa sono eletti ogni tre anni con un sistema proporzionale a lista bloccata . Di questi 20 sono eletti sulla base di un singolo collegio elettorale nazionale, mentre i restanti 64 sono eletti in 14 circoscrizioni plurinominali (corrispondenti ai 14 dipartimenti di El Salvador), che eleggono da 3 a 16 deputati ciascuna in base alla dimensione della popolazione del dipartimento.
Secondo il “Democratic Index” del settimanale il Salvador è un cosiddetto “Regime ibrido”, al livello di paesi tipo Kenya, Marocco, Sierra Leone e Tanzania.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.
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