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IL GIRAMONDO – Elezioni Presidenziali in Ucraina. La situazione è tragica, chiamate un comico

Kucma durante il suo secondo mandato cercò di migliorare i rapporti economici con l’Unione Europea.  Nel 2000 venne formato un governo riformista filoeuropeista con a capo Viktor Yushenko. A causa della forte opposizione da parte delle fazioni filorusse del parlamento, dopo poco più di un anno Yushenko dovette dare le dimissioni.  Nelle elezioni parlamentari del 2002, il blocco liberalconservatore filoeuropeista “Ucraina Nostra” guidato da Yushenko arrivò in testa con il 23,6% dei voti, tuttavia fu nominato primo ministro Viktor Yanukovich, leader della fazione filorussa.

Yushenko e Yanukovich si sfidarono alle successive elezioni presidenziali del 2004.  due mesi prima delle elezioni Yushenko cadde gravemente ammalato, si sospetta per un tentativo di avvelenamento, che tra l’altro gli sfigurò il viso. Yushenko, riuscì comunque a riprendersi ed ottenne l’appoggio di Yulia Tymoshenko, a capo di un altro partito politico europeista.

Al primo turno entrambi i candidati ottennero il 39% dei voti. Al secondo turno  Yanukovich risultò in testa. L’opposizione accusò il governo di brogli su vasta scala, vennero indette enormi manifestazioni di piazza organizzate da Yushenko e dalla Tymoshenko, la cosiddetta “Rivoluzione Arancione”.  La corte suprema fece allora ripetere le elezioni che videro la vittoria di Yushenko, che nominò la Tymoshenko primo ministro.

Il paese era ora politicamente spostato verso gli USA e l’Unione Europa. La Russia iniziò ad aumentare il prezzo del gas e ad eliminare le agevolazioni economiche verso l’Ucraina, creando serie difficoltà all’economia del paese.  Alle elezioni parlamentari del 2006 videro la vittoria del “Partito delle Regioni” (filorusso) di  Yanukovich, con il  32,1% dei voti e una sconfitta dei partiti europeisti.  Yanukovich, eletto primo ministro, fece modificare la costituzione al parlamento per ridurre i poteri del presidente. Jushenko bloccò la ratifica della riforma costituzionale, precipitando il paese in una crisi politica che portò nel 2007 ad elezioni anticipate.  Le elezioni furono vinte nuovamente dal “Partito delle Regioni” con il 34,7% dei voti, ma i partiti di Jushenko e della Tymoshenko ottennero insieme la maggioranza dei seggi, così quest’ ultima fu eletta nuovamente primo ministro. Gli anni successivi videro il paese passare da una crisi politica dopo l’altra che segnò la fine della Rivoluzione Arancione.
Le elezioni presidenziali del 2010 videro la sfida trala Tymoshenko e  Yanukovich, vinte di stretta misura da quest’ultimo.  Il Partito delle Regioni andò al governo e la Tymoshenko fu arrestata per abuso d’ufficio. L’Ucraina era tornata nell’orbita russa.  
Nel corso del 2013 iniziarono forti proteste pro-europee contro   Yanukovich, che esplosero in novembre quando il governo sospese un accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea. Tali proteste, chiamate “Euromaidan“, sfociarono nelle settimane successive a feroci e violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine che portarono a decine di morti e feriti. Il 22 febbraio 2014 il presidente  Yanukovich fuggì da Kiev e il parlamento (ancora dominato dai partiti europeisti, dichiarò  Yanukovich decaduto ed elesse Oleksandr Tursynov, del partito della Tymoshenko, come Presidente e un altro . Lo stesso giorno Yulia Tymoshenko veniva scarcerata. Pochi mesi dopo si tennero nuove elezioni presidenziali, che furono vinte dal ricco uomo d’affari Petro Poroshenko, il cui partito arrivò in testa anche alle successive elezioni parlamentari.  L’Ucraina si volgeva ancora una volta verso l’Europa.
Subito dopo la “rivoluzione” di Euromadian, in Crimea scoppiarono manifestazioni filo-russe. Pochi giorni dopo  militari russi senza insegne prendevano il controllo della penisola, occupando parlamento e governo locale, installando un leader locale filorusso che dichiarö l’indipendenza dall’Ucraina e organizzo’ un referendum per l’autodeterminazione. Il referendum fu vinto dai secessionisti con maggioranza schiacciante e pochi dopo giorno la Crimea veniva annessa alla russa, annessione non riconosciuta dalle Nazioni Unite.

In contemporanea nell’est del paese in particolare nella zone del Donbass, ai confini con la Russia, si formarono gruppi paramilitari filorussi, che iniziarono ad occupare gli edifici governativi e militari della regione, con il supporto politico e militare della Russia. Nel giro di poche settimane si arrivò ad uno scontro armato vero e proprio con l’esercito ucraino, che ha causato migliaia di vittime, centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati, e che dura tuttora. La regione è ancora parzialmente nelle mani dei ribelli separatisti, che hanno creato le “repubbliche popolari” di Donetsk e Luhansk.

I rapporti tra Ucraina e Russia sono degenerati ulteriormente nel 2018, quando la Russia ha costruito un ponte che  collega alla Crimea, tra il Mare di Azov e il Mar Nero, troppo basso per far passare le navi container ucraine provenienti dal parto di Mariupol, bloccando in qualche caso anche le piccole navi commerciali ucraine che cercavano di passare  da un mare all’altro.

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