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IL MAPPAMONDO – In un Sudamerica pieno di turbolenze, l’Argentina torna al kirchnerismo (senza esagerare)

di Skorpios

 

ARGENTINA

Si sono tenute le elezioni generali in Argentina, elezioni in cui è stato eletto il Capo dello Stato del Paese delle pampas, che resterà in carica per i prossimi 4 anni.
L’uscente di centro-destra Mauricio Macrì, candidato per la rielezione, è stato sconfitto dal peronista Alberto Fernandez. Fernandez dovrà, probabilmente, rinegoziare o ristrutturare il debito con l’FMI per fare uscire il Paese dall’ennesima crisi che lo ha contagiato.

L’affluenza, molto alta ma stabile rispetto alle elezioni del 2015, si è attestata all’80,9%. Il secondo turno è stato evitato in quanto, in Argentina, se un candidato raggiunge il 45% (o il 40 con almeno 10 punti di differenza dal secondo arrivato) si considera automaticamente eletto al primo turno.

Mauricio Macrì, liberalconservatore, aveva già perso le elezioni primarie, una stranissima cosa inventata dall’ex Presidente Kirchner, una sorta di primarie obbligatorie ma tenute contemporaneamente tra i vari partiti, che spesso, quando i partiti maggiori nominano un solo candidato, costituiscono un inutile e costoso anticipo di “finte elezioni”. Dopo le primarie di agosto, mercati avevano reagito male, e chissà come reagiranno ora che Fernandez ha vinto. Macrì ha infatti puntato l’intera campagna elettorale sul fatto che, nonostante la crisi (che è anche una crisi del debito), con lui l’Argentina non è ancora un Venezuela, un destino a cui invece sarebbe stato orientato in caso di vittoria dell’avversario.

Candidato vincitore per provincia. Storicamente, come si evince anche dalla mappa, i peronisti vincono nelle aree più povere del Paese (e in Antartide!), mentre Macri, come nel 2015, ha prevalso nelle aree centrali (esclusa Buenos Aires), le più benestanti. Tuttavia, questa volta ha vinto in qualche provincia in meno, il che è bastato a garantirgli la sconfitta.

Fernandez, d’altra parte, accusava l’uscente di avere contribuito alla sfiducia da parte dei mercati proprio in virtù di queste prospettazioni. Certamente le ricette sono diverse, entrambe con i loro rischi e pericoli. Per un’analisi approfondita della situazione argentina, clicca qui.
Con Fernandez si presenta come Vicepresidente l’ex Presidentessa Cristina Fernandez Kirchner, moglie del defunto Nestor, l’uomo che ha cambiato l’Argentina. Fernandez Kirchner, che non è parente di Alberto, non ha un buon rapporto con l’FMI, ed è accusata dai suoi detrattori di avere distrutto i rapporti tra Governo argentino e i mercati e comportato, con le sue politiche, la svalutazione del peso. I suoi sostenitori, invece, la acclamano – ammantata di azzurro chiaro, come una madonna – per avere contribuito fortemente alla lotta alla disoccupazione nel Paese con politiche orientate alla crescita.

Fernandez, anche lui peronista ma al contrario di Fernandez de Kirchner non così peronista di sinistra e, negli orientamenti di politica economica, più moderato, è intenzionato a rinegoziare le condizioni di restituzione con l’FMI. Ex Capo di Gabinetto dei Ministri di Nestor Kirchner e poi di Cristina, docente universitario di diritto penale, nel 2015 supporta il candidato Sergio Massa del Fronte per il Rinnovamento, una formazione di centro-destra moderato, alla Presidenza contro il di lei candidato e contro Macrì, dissociandosi di fatto dalle politiche finanziarie considerate pericolose della Presidente. Dopo dieci anni di distanza, Cristina Fernandez de Kirchner – che ha vari problemi giudiziari per presunti abusi di potere, rischia di andare in carcere e quindi non è in una situazione felice – e Alberto Fernandez hanno fatto la pace. Si prospetta dunque un governo peronista, ma più moderato di quello dell’ex Presidenta (in politica estera Alberto Fernandez è nemico di Bolsonaro, ma neutrale – e quindi, non amico – su Maduro), che dovrà sia trovare un equilibrio politico tra visioni parzialmente diverse sia una soluzione all’inflazione che da troppo tempo, a più riprese, colpisce il Paese sudamericano.

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