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IL MAPPAMONDO – Del marcio in Danimarca? I media sopravvalutano i numeri della dottrina Frederiksen. Poi Malawi, Kazakistan, Finlandia, Guatemala e Moldavia

 

DANIMARCA

In Danimarca si sono svolte le elezioni generali, che hanno visto crollare le destre e vincere i socialdemocratici di Mette Frederiksen. La coalizione di centro-sinistra ha i numeri per governare, senza bisogno di coalizioni. Un risultato sull’onda del revival delle socialdemocrazie nordiche, con le recenti vittorie in Svezia e in Finlandia, entrambe però limitate dalla necessità di far entrare soggetti non appartenenti al centro-sinistra in maggioranza.
Cosa che non sarà in Danimarca: in Danimarca ha vinto l’intera coalizione, ha i numeri necessari, e Frederiksen si appresta a diventare Primo Ministro.

 

Finalmente è possibile fare chiarezza. Come si può notare dalla tabella, i voti del Partito del Popolo Danese non sono andati, grazie alle sue politiche anti-immigrazione, ai socialdemocratici, che addirittura perdono consensi come singolo partito dalle scorse elezioni. I voti si sono rifugiati in parte nell’astensione, in parte nel centro-destra classico della Venstre, che ha ottenuto un buon risultato, e in parte nel Partito Popolare Conservatore del candidato gay (ma conservatore!) Soren Polsen. Un ottimo risultato quello dei partiti di sinistra e del Partito Sociale Liberale, più umanitaristi. L’affluenza, molto alta, si è attestata all’84,1%. I seggi del Parlamento danese sono 179, ergo la maggioranza è a 90. Il csx ha ottenuto in tutto 96 seggi.

I nostri media si sono ampiamente appassionati alle elezioni in Danimarca, non per amore di politica estera (visto che altre elezioni altrettanto importanti sono state ignorate, come quelle in Belgio), bensì per la figura della Frederiksen e dei cambiamenti che ha apportato alla politica dei Socialdemocratici verso le migrazioni. In particolare, la temibile Mette ha scelto una politica economica molto di sinistra, fatta di proposte di riforme sociali importanti, a fronte di un atteggiamento verso le migrazioni molto duro. A volte, al limite dei diritti umani: i Socialdemocratici, oltre alle misure restrittive su velo e quant’altro, hanno infatti appoggiato le restrizioni al diritto d’asilo volute dal governo di destra di Lars Lokke Rasmussen, il capo della Sinistra (paradossalmente il partito di centro-destra ndr)che governava con l’estrema destra del Partito del Popolo. 

Tali restrizioni si sono talmente spinte oltre ogni limite da non permettere, in molti casi, l’asilo a soggetti provenienti da Paesi che non sono semplicemente in condizioni politiche critiche o con seri problemi di sviluppo economico-sociale, ma che sono teatri delle guerre più sanguinose ancora attive (tra cui l’Afghanistan).  Alcuni dei commentatori nostrani lodano o quantomeno riconoscono quindi alla Frederiksen di aver abbandonato la solidarietà anche in situazioni estreme.  Questo avrebbe portato al flop dell’estrema destra, caduta in disgrazia tra gli elettori, e i socialdemocratici a una vittoria storica.

Il partito che ha ottenuto il maggior numero di circoscrizioni all’interno di ciascuna regione. La ripartizione smentisce ulteriormente i teorici per cui la dottrina Frederiksen ha fatto sì che i socialdemocratici prendessero i voti dell’estrema destra. Non è così: si sono rafforzati al nord, a Copenaghen (dove è andata benissimo la sinistra alternativa) e nelle isole. Nella provincia centrale del Mezzo Jutland è stata sostanziale parità. Invece è il Sud, il Syddanmark, che bisogna guardare per osservare dove sono finiti i voti dell’estrema destra, perché è in questa regione che storicamente ha trovato sempre più consensi, tanto da risultare primo partito nel 2015. Ebbene, quei voti sono andati alla Venstre, come si può verificare dalla cartina, e non ai Socialdemocratici.

 

 

In realtà i numeri parlano, e ci dicono cose diverse. Questo è vero solo in (piccola) parte.  I socialdemocratici sono infatti scesi di quasi mezzo punto rispetto alle ultime elezioni, nelle quali aveva vinto la coalizione di destra. Quindi non si capisce questo passaggio di voti anti-immigrazione dall’estrema destra ai socialdemocratici quando e in che modo sia avvenuto. La vittoria è stata anzi dovuta agli ottimi risultati dei partiti collaterali della coalizione: i radicali del Partito Sociale Liberale, la sinistra ambientalista del Partito Popolare Socialista e quindi partiti che sostengono politiche umanitariste.
Alla fine, dell’incredibile successo della dottrina Frederiksen rimane gran poco: molto più probabilmente i Danesi avevano voglia, semplicemente, di cambiare governo. E non è detto che non risucceda a breve, visto che la Venstre, i liberalconservatori del premier uscente, ha comunque ottenuto un buonissimo risultato (così come alle Europee).

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