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IL MAPPAMONDO – Nuova Zelanda e Bolivia: come si è distribuito il voto? A Cipro Nord il vincitore è Erdogan

 

Sono stati recentemente pubblicati i risultati ufficiali di due tornate elettorali molto attese, e che hanno avuto, per diversi motivi, grande eco mediatica. Trattasi delle elezioni parlamentari in Nuova Zelanda, che hanno visto confermare al potere la laburista Jacinda Arden, e delle elezioni generali in Bolivia, che hanno condotto all’inaspettato ritorno del Movimento per il Socialismo, dopo la cacciata di Evo Morales a fine 2019.

In Nuova Zelanda Jacinda Arden ha saputo diventare una vera e propria leader apprezzata a livello internazionale, rappresentativa di un laburismo progressista che non si vergogna di essere sociale. Le promesse mantenute dal Governo di Wellington in ambito di salario minimo, di housing sociale, di una politica volta alla riduzione delle emissioni di CO2 da carbone, si sono unite all’approccio deciso contro le emergenze,  come la lotta alle armi libere a seguito degli attentati di Cristchurch del 2019, e l’approccio determinato che ha più volte protetto l’arcipelago neozelandese e i suoi abitanti dalla pandemia di Covid-19. Per ogni più dettagliata informazione sul governo di Arden e sulla recente storia politica neozelandese, si veda l’articolo dedicato della rubrica Il Giramondo. 

In Bolivia si è confermata l‘ondata di ritorno della sinistra sudamericana, che si è già ripresa l’Argentina e ora ha sgominato gli avversari a Sucre, permettendo un inaspettato, democratico e in pompa magna ritorno del MAS al potere. Sembra (in parte) archiviata la rivoluzione che aveva condotto alla caduta del sempre più autoritario Evo Morales, più volte ricandidato contro il volere dei cittadini boliviani che gli avevano negato un potere temporalmente illimitato al referendum. Le elezioni 2019, annullate a seguito delle accuse di brogli, avevano portato a scontri violenti, alla fuga di Morales in Argentina e alla presa del potere – anche con importanti irregolarità da un punto di vista costituzionale – di Jeanine Anez, vicepresidente del Senato e rappresentante del centro-destra cattolico, vicino all’industria agricola e lontano dagli interessi degli amerindi – anzi, alcune volte la stessa Anez è stata accusata di razzismo. Per ogni più dettagliato approfondimento sulla storia politica recente della Bolivia si rimanda alla rubrica Il Giramondo.

Con Luis Arce, l’erede di Morales, il MAS fa tornare la Bolivia allo status precedente, allontanandola dall’Organizzazione degli Stati Americani, dai Paesi liberalconservatori come il Cile e il Brasile, e riavvicinandola invece a Venezuela, Argentina e Cuba. Un’elezione che, bisogna darne atto, il governo di centro-destra nemico di Morales ha permesso che si svolgesse democraticamente, nonostante l’emergenza Covid-19 che ha martoriato il Paese come tutto il Sudamerica.  L’interpretazione che si può dare ai risultati e ai recenti avvenimenti boliviani è che probabilmente i cittadini del Paese di Sucre ne avevano abbastanza di Morales stesso e del suo attaccamento al potere, ma non del Movimento per il Socialismo e del suo programma.

Ma vediamo come, nei due Paesi siti in contesti geografici, geopolitici, ed economici totalmente differenti, si è distribuito il voto da un punto di vista territoriale, e di come quest’ultima distribuzione è significativa anche della distribuzione demografica. Infatti, in entrambi i Paesi c’è una più o meno forte presenza indigena, e al contempo una forte presenza dei discendenti di quelli che furono, un tempo, i colonizzatori.

NUOVA ZELANDA

Il sistema elettorale neozelandese è un sistema misto, in parte uninominale e in parte con voto alla lista bloccata e i relativi seggi ripartiti proporzionalmente. Sono inoltre presenti delle specifiche circoscrizioni per il voto dei rappresentanti della fascia di popolazione Maori. Nella cartina si può vedere rispettivamente: 1) Il primo partito per circoscrizione; 2) A destra, in piccolo, rispettivamente i voti agli uninominali e il voto delle circoscrizioni Maori 3) La ripartizione geografica del voto nel 2017, quando il centro-destra giunse al primo posto per numero di voti ottenuti ma non riuscì a formare un governo, in virtù dell’alleanza inaspettata tra la Arden e il centro conservatore di “Prima la Nuova Zelanda”; 4) I risultati elettorali del 2020.
I Maori tradizionalmente sono stati vicini e si sono sentiti tutelati dal Partito Laburista, che ha un vuoto ruolo nella battaglia contro le discriminazioni etniche. L’isola del nord vede una forte presenza (soprattutto ad Auckland) di Maori, che hanno contribuito alla vittoria dei Labours nelle circoscrizioni del Nord, dove il voto è stato ancora più fortemente filo-laburista, nella cartina segnalato in rosso.  Ottimo anche il risultato,  ad Auckland, dell‘ACT-Associazione dei Consumatori e dei Contribuenti, la formazione liberista di David Seymour. Crolla invece Prima la Nuova Zelanda: i conservatori pagano l’alleanza con la sinistra e ottengono il peggior risultato della loro storia, venendo così esclusi dal Parlamento.

Nonostante i successi personali di Arden, i risultati non erano scontati. In caso di mancata maggioranza dei seggi, i Conservatori avrebbero potuto allearsi con ACT e pertanto formare una coalizione di centro-destra. Non è andata così: i Laburisti hanno ottenuto una maggioranza abbondante da soli, senza bisogno di alcun aiuto esterno. Jacinda Arden continua ad essere un esempio per i socialdemocratici di tutto il mondo.

Nella prossima pagina, i risultati boliviani e di Cipro Nord

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