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IL MAPPAMONDO – Nella vecchia Polonia e nella giovane Tunisia non è più così scontata la democrazia

POLONIA

In Polonia, dopo quattro anni al governo, sono risultati nuovamente vincitori gli ultraconservatori nazionalisti di Diritto e Giustizia (PiS), di Jaroslaw Kaczynski e del premier uscente Mateusz Morawiecki.

Gli importatori del sistema ungherese in Polonia, il secondo pilastro del Gruppo Visegrad e della “democrazia illiberale” (un modo carino per chiamare la tendenza all’autoritarismo) che vuole contagiare l’Unione Europea in senso nazionalista, identitario, e religiosamente estremista, hanno ottenuto lo stesso numero di seggi che avevano ottenuto nel 2015 (235), con circa sei punti in più in termini percentuale ma un punto in meno rispetto alle Europee del 2019, il tutto grazie a un serrato controllo dei media e a una propaganda di Stato implacabile. Una propaganda definitia dalla neoPremio Nobel per la Letteratura, la polacca Olga Tokarczuk, anche peggio di quella comunista (Tokarczuk ha fatto un appello a votare in favore della democrazia).

Nella scheda, le variazioni si riferiscono alla sommatoria delle percentuali nel 2015 dei partiti che siedono in parlamento e che, per queste elezioni, si sono coalizzati. L’affluenza si è attestata al 61,7%, un boom di ben 12 punti dal 2015. La polarizzazione del voto ha senza dubbio aiutato.

Moltissimi Polacchi non hanno colto l’appello. Hanno votato in massa (oltre otto milioni di voti) per più nazionalismo, più autoritarismo e un minor rispetto dei diritti delle minoranze, condizionati da omofobia, estremismo religioso, paura degli immigrati (quasi inesistenti nel Paese dell’Est) e in generale dall’odio. Da cosa è derivato tutto questo? Fondamentalmente da due fattori: il primo sono gli ottimi risultati a livello di crescita, condizionati  positivamente dalla ferrea adesione della Polonia all’UE – la Polonia non vuole uscire dall’Europa, terrorizzata da Putin, ma desidera piuttosto modificarne i valori fondanti – ; il secondo è la macchina di propaganda sviluppata grazie all’acquisizione di un controllo pressoché totale dei media di Stato. I tentativi di modifiche costituzionali e legislative finora sono stati frenati dagli anticorpi interni ed esterni, come ad esempio le pressioni dell’UE per rivedere la tirannica riforma della Corte Costituzionale (clicca qui per un’approfondita analisi della situazione polacca).

Primo partito nelle diverse zone e circoscrizioni del Paese. Alle ultime elezioni europee, si è potuto assistere ad una divisione molto più netta e profonda tra aree occidentali, vicino alla Germania, più liberali, e quelle meridionali e occidentali, vicine al PiS. Ora la distinzione fondata su questi criteri è meno rilevante, e si assiste a una maggiore differenza tra città e campagna. Molte delle zone colorate di grigio, infatti, rappresentano le maggiori città della Polonia (da est a ovest: Poznan, Wrocklav, Gdansk, Lodz, Cracovia, Varsavia e Blaystok), e, per le città più a ovest, i loro centri storici maggiormente urbanizzati.

Tuttavia, il partito PiS non è riuscito ad aumentare i propri seggi e non ha ottenuto la maggioranza in Senato, organo con un potere quasi solo consultivo in Polonia, dato che la Camera (Sejm) può rifiutare i suoi emendamenti o approvare comunque le leggi bocciate dalla camera alta a maggioranza assoluta dei suoi membri. Segno che la presa dell’estrema destra sul Paese non è ancora totale.
Hanno aiutato anche le divisioni dell’opposizione, che si è presentata unita ma non abbastanza, con la Coalizione Polacca e la Coalizione Civica, di cui i partiti maggioritari aderiscono entrambi al PPE, che non hanno trovato un accordo (PSL e KO si erano presentati insieme alle ultime Europee). Ottimo il risultato de La Sinistra, che riesce a tornare in parlamento con una percentuale ragguardevole per un Paese dell’est.

In generale, però, sembra quasi che quando l’estrema destra è al potere da sola o da partito predominante (e non in appoggio a un partito maggioritario di centro-destra), renda sempre in qualche modo difficile la possibilità di una propria sconfitta alle elezioni successive. Lech Walesa, l’ex leader di Solidarnosc, dice che i populisti di destra “non sono invincibili”. Molti in Polonia lo sperano, ma il futuro si fa fosco.

TUNISIA

Le elezioni presidenziali tunisine sono state vinte dall’indipendente Kais Saied, che ha ottenuto al ballottaggio più del 72% dei voti contro il liberale milionario, con qualche problema con la giustizia, Nabil Karoui.

L’affluenza si è attestata al al 50% al primo turno, e al 58% al secondo turno. Un aumento considerevole tra i due turni (di solito accade il contrario), che testimonia come la grande percentuale ottenuta da Saied al secondo turno sia stata il risultato sia di un appoggio dei partiti di destra e islamici nei suoi confronti, sia di una rilevante capacità nell’attirare i voti degli astenuti.

Saied è un docente universitario e costituzionalista soprannominato “robocop” per la sua sobrietà nell’esprimersi, ma non è un Mario Monti: le sue idee sono anti-progressiste e prendono piede in una Tunisia in crisi economica. Dopo il felice governo di Beiji Essebsi, socialdemocratico e laico morto di vecchiaia quest’estate nei mesi conclusivi della sua carica, e sostituito da Mohamed Ennaceur, la Tunisia, vera vincitrice delle Primavere Arabe, volta lo sguardo all’indietro. Non verso la dittatura, ma comunque verso un conservatorismo condizionato dall’estremismo religioso islamico. Sì alla pena di morte; no ai diritti LGBT e nessuna decriminalizzazione dell’omosessualità in Tunisia; nessuna parità di diritti tra uomini e donne, alle quali sarà interdetto ereditare autonomamente. Non per niente Saied, professore di diritto costituzionale, ha ottenuto l’appoggio per il secondo turno, oltre che dei partiti nazionalisti, anche dei partiti islamici come Ennahda, giunto terzo alle presidenziali ma primo alle elezioni parlamentari.
Altre proposte di Saied sono quelle relative all’amministrazione dello Stato: una lotta senza sconti sulla corruzione e l’implementazione di un sistema fortemente federale. Proposte molto popolari, senza dubbio, in particolar modo la prima.

Saied porterà la Tunisia più vicina a sistemi come quello egiziano oppure, pur da conservatore, manterrà intatto lo spirito democratico della rivoluzione?

Altre notizie:

– In ABKHAZIA, la Repubblica de Facto a nord-ovest della Georgia, si è re-insediato il Presidente uscente Raul Khajimba, uscito vincitore dal ballottaggio di settembre contro l’avversario Alkhas Kvitsinia. Khajimba è leader del partito di estrema destra Forum per l’Unità Nazionale dell’Abkhazia (FNUA), vicino a Russia Unita di Vladimir Putin. Le elezioni sono state costellate dalle polemiche per la rinuncia del maggior sfidante di Khajimba, Aslan Bzhania. Pare che Bzhania, che era dato per favorito in tutti i sondaggi, sia finito in ospedale per delle misteriosi dosi di mercurio nel sangue e una terribile sindrome da avvelenamento. Misteri che odorano molto di buone vecchie ricette russe. Di conseguenza il maggior leader dell’opposizione è stato costretto alla rinuncia. Una vera (inaspettata?) fortuna per Khajimba, il quale ha potuto vincere, pur essendo a quanto pare non molto amato dalla popolazione abcasa, visto che la vittoria è arrivata per poco più dell’1% rispetto all’improvvisato nuovo candidato dell’opposizione, che per altro si è presentata divisa.
– In ROMANIA è caduto il governo dei socialdemocratici, retto da Viorica Dancila, la quale ha subito una mozione di sfiducia dal Parlamento di Bucarest. Ora le ipotesi sono un governo di centro-destra tra il partito liberalconservatore del Presidente Klaus Iohannis e i liberaldemocratici, ma questi ultimi paiono restii, oppure un governo tra libdem e socialdemocratici senza Dancila, o infine elezioni anticipate. Iohannis si giocherà la rielezione a novembre, e i sondaggi scommettono su una sua seconda vittoria.

Questa settimana avremo un altro post sulle imperdibili elezioni presidenziali in Mozambico, mentre la prossima saranno diverse le tornate elettorali di una certa rilevanza (Svizzera, Canada e Bolivia).

Alla prossima elezione!

Skorpios

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