Presentiamo oggi il primo di tre post che analizzano il risultato delle scorse politiche nei dieci comuni più popolosi.
Le mappe delle città mostreranno i risultati per sezione elettorale ove possibile. In caso contrario verranno mostrate suddivisione amministrative o create ad hoc. In alcune città è possibile osservare una linea di contorno più spessa che individua i collegi camerali in cui la città è suddivisa.
Come si vedrà ora e nei post successivi, oltre ad una nota differenza di voto fra città (Mezzogiorno vs. Centro-Nord) ci sono forti disparità anche all’interno delle varie città.
In questo post analizzeremo i risultati di quattro città del Mezzogiorno: Bari, Napoli, Palermo e Catania. Per ciascuna sono indicati i confini delle suddivisioni utilizzate, i risultati per la Camera dei principali schieramenti in forma tabellare e in mappe individuali. Inoltre a seconda dei rapporti di forza degli schieramenti e del loro posizionamento saranno mostrate una serie di mappe con una “classifica” (1° posizione, 2° posizione, ecc.) o confronti fra due forze politiche (ad es. vantaggio relativo fra Azione-Italia Viva e Sud chiama Nord).
Bari
di Achille Mena
Per il comune di Bari sono state utilizzate le circoscrizioni vigenti fino al 2014.
Il comune di Bari conta oltre 300.000 abitanti ed è una delle città più grandi del Mezzogiorno, nonché una tra le più vivaci. Il sindaco, Antonio Decaro, è una personalità di spicco del Partito Democratico ed è stato rieletto per un secondo mandato nel 2019 con consensi bulgari. Nonostante il centrosinistra sia prevalente nel voto amministrativo e regionale da oltre 15 anni, la città non è spostata a sinistra nelle elezioni politiche, per quanto comunque la coalizione guidata dal PD sia abbondantemente sopra la media regionale (con conseguente underperformance del cdx). Prima coalizione in città è il centrodestra che gode delle divisioni altrui: il 36% che raccoglie la coalizione della Meloni sopravanza di 8 punti il centrosinistra, il quale tuttavia “allargato” al M5S e al Terzo Polo di Calenda sarebbe nettamente maggioritario.
Le cartine seguenti permettono di comprendere meglio la suddivisione elettorale della città (che riflette anche le differenze sociali tra le diverse circoscrizioni). Gli estremi del Comune (Santo Spirito – Palese – Carbonara – Loseto – Torre a Mare) sono quartieri favorevoli al cdx, ma anche al M5S, che qui raccoglie consensi superiori alla media comunale. Si tratta di quartieri periferici, sorti o cresciuti negli ultimi 50-70 anni, zone popolari, in cui si vivono le contraddizioni tipiche delle banlieue europee: grandi complessi residenziali, abitati da professionisti e gente in prevalenza laureata, affacciati su aree più degradate, ostaggio spesso della piccola criminalità o della malavita organizzata; in poche parole, sono queste le parti della città in cui più forte soffia il malcontento verso lo Stato e le Istituzioni e dove quindi il voto di protesta nelle sue diverse forme (populista targato 5S o “rottamatore” targato Giorgia Meloni) ha prevalso.
La zona centrale del Comune invece è quella che maggiormente ha beneficiato delle fortunate amministrazioni Emiliano – Decaro, è la zona della rinascita, della Bari divenuta spesso modello per altre città del Sud e non solo; europea, ordinata, turistica, universitaria. Una zona in cui si materializzano le condizioni migliori per il csx e per il PD che qui infatti ottiene risultati notevoli, non tanto in senso assoluto, quanto se confrontati con i risultati nel resto della regione e del Sud in generale. Poggiofranco, San Pasquale, Madonnella sono le aree universitarie della città, quelle considerate “borghesi”, dove un appartamento costa tanto e la qualità della vita è molto buona. Il centro città, il quartiere Murat, vede il cdx prevalere, ma è contestualmente forte il csx e il Terzo Polo, a scapito del M5S che qui registra oltre 10 punti in meno rispetto alla media comunale.
Concludendo si può affermare che anche qui, come altrove, le differenze centro – periferia hanno influenzato il voto politico, molto più di quanto accade per il voto amministrativo, fatto dovuto probabilmente alla percezione che i cittadini hanno delle Istituzioni: se, bene o male, sentono vicino il Comune (apprezzandone l’operato del sindaco in maniera quasi uniforme sul territorio), lo stesso non può dirsi del Governo centrale.
Nelle prossime pagine Napoli e altre città
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