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La Francia al Voto – 2° Puntata

L’immagine di Putin e Macron ai due lati opposti del lunghissimo tavolo al Cremlino nell’incontro tra i due leader sulla crisi ucraina ha fatto il giro del mondo ed è stato oggetto di un numero imprecisato di battute e meme sui social network. Se dal punto di vista dei risultati l’esito del colloquio non pare avere portato grandi novità, il Presidente francese è però riuscito a portare a casa una grande visibilità nazionale ed internazionale, aspetto non disprezzabile durante la campagna elettorale.

La volontà di Macron è sicuramente quella di assumere il ruolo (ovviamente informale) di nuovo leader in pectore europeo, riservato negli anni passati ad Angela Merkel. Ora è lui il più esperto nella coppia franco-tedesca ed è una carta che di certo, in caso di rielezione, non si farà sfuggire, mentre il neocancelliere Scholz dovrà passare un periodo più o meno lungo di rodaggio (peraltro con una coalizione non facile da gestire).

In questa settimana i sondaggi non hanno registrato alcun movimento veramente significativo: Macron è sempre, nettamente, al primo posto, mentre per il secondo posto, che dà diritto al ballottaggio, Marine Le Pen è in vantaggio sulla candidata della destra repubblicana Valerie Pecresse. Il duello tra le due destre, sempre che i rilevamenti demoscopici colgano nel segno, sembra l’unico aspetto interessante di una campagna che appare abbastanza scontata nel suo esito finale (Macron batterebbe entrambe, pur in presenza di un vantaggio non incolmabile nei confronti della rappresentante gollista).

Pecresse sta interpretando, in questa campagna elettorale, una linea politica tradizionalmente gollista in campo di politica economica (liberista all’interno ma protezionista verso l’estero). Nel suo programma ha l’aumento dell’età pensionabile e la diminuzione di circa 150.000 dipendenti pubblici. Lo scopo è differenziarsi dalla destra sociale rappresentata dal Ressemblement National ed ovviamente dalla sinistra, recuperando parte dell’elettorato della classe medio-alta che oggi vota Macron ed in passato tradizionale bacino di voti della destra repubblicana. Sui temi della sicurezza e dell’immigrazione invece le sue tesi, sebbene più moderate, si avvicinano a quelle di Marine Le Pen.

Finora i risultati non le danno pienamente ragione, mancano però ancora due mesi alle elezioni, e c’è il tempo necessario per recuperare lo svantaggio.

Nel frattempo, il tema energetico diventa sempre più centrale in campagna elettorale e Macron pochi giorni fa ha definito la sua linea politica per il prossimo quinquennio. Se in passato egli era stato molto prudente sull’argomento, oggi non lo è più, avendo dichiarato di voler costruire sei nuovi reattori nucleari, e che i tempi sono maturi per “una rinascita dell’industria nucleare”; inoltre, la Francia dovrebbe rafforzare la sua produzione di energia solare, aumentando i volumi di dieci volte entro il 2050 e costruendo nuovi cinquanta parchi eolici nel mare. Il nucleare ha tempi di sviluppo e costi molto elevati, quindi occorrerà vedere come e quando, qualora rieletto, Macron darà seguito a questo “vaste programme”.

Infine, inutile dire che tutti i candidati alle presidenziali seguono da vicino l’evoluzione della crisi ucraina che potrebbe avere effetti dirompenti sulla già difficile situazione energetica del continente.

Valerio Ponti

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