lL GIRAMONDO – Uno sguardo a sondaggi ed elezioni in giro per il Mondo: Elezioni parlamentari e presidenziali in Messico. AMLO alla riscossa. La sinistra (populista) messicana verso una vittoria storica.
Gli elettori messicani sono chiamati il Primo Luglio all’elezione di un nuovo presidente per un mandato di cinque anni e dieci mesi (ridotto di due mesi a causa di un cambio di data di inaugurazione a partire dal 2024), oltre a 128 membri del Senato per un periodo di sei anni e 500 membri della Camera dei Deputati per un periodo di tre anni.
Il presidente in carica Enrique Peña Nieto non ha diritto a un secondo mandato secondo la costituzione del Messico. Lo stesso valeva per i parlamentari eletti nelle precedenti elezioni, quindi tutti i membri del Congresso saranno rinnovati. Tuttavia, a causa della riforma politica del 2014, i membri della legislatura eletti in tale data saranno i primi autorizzati a candidarsi per la rielezione nelle elezioni successive.
SISTEMA POLITICO
Il Messico è una repubblica federale presidenziale, basato su una sistema parlamentare multipartitico, dove il Presidente è eletto direttamente dal popolo ed è sia Capo di Stato che di Governo.
Il governo federale rappresenta gli Stati Uniti Messicani dove ogni stato federale è dotato di una propria costituzione e di un proprio parlamento.
Il potere esecutivo è esercitato dal Consiglio dei Ministri, che è presieduto dal Presidente. Il potere legislativo spetta al Congresso dell’Unione, il sistema bicamerale che comprende il Senato e la Camera dei Deputati. Il potere giudiziario è esercitato dalla magistratura a capo della quale c’è la Corte Suprema di Giustizia della Nazione.
Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica il Messico come una “democrazia imperfetta” al livello di paesi tipo Romania, Serbia, Indonesia e Tunisia.
SISTEMA ELETTORALE
Il presidente del Messico è eletto direttamente dai cittadini elettori attraverso un sistema a turno unico. E’ eletto il candidato che prende il maggior numero di voti.
I 500 membri della Camera dei Deputati sono eletti con due metodi; 300 sono eletti nei collegi elettorali uninominali con sistema maggioritario a turno unico; i restanti 200 vengono eletti in cinque collegi elettorali regionali tramite rappresentanza proporzionale. Per legge nessun partito può ottenere più di 300 seggi. I seggi in più vengono eventualmente tolti dalla parte proporzionale e redistribuiti tra gli altri partiti.
I 128 membri del Senato sono anch’essi eletti con due metodi, con 96 eletti in 32 collegi elettorali “trinominali” 3 per ogni stato federale, e 32 eletti in un singolo collegio nazionale su base proporzionale. Nei collegi elettorali di tre seggi, due seggi sono assegnati al partito che riceve il maggior numero di voti e un seggio al partito che riceve il secondo più alto numero di voti.
LA STORIA POLITICA RECENTE
Il Messico moderno nasce nel 1917, a seguito della rivoluzione messicana che mise fine al regime del dittatore Porfirio Diaz e dopo la sconfitta dell’insurrezione armata di Pancho Villa ed Emiliano Zapata.
La fine della guerra civile fu seguita dalla Grande Depressione, che portò a una società fortemente frammentata e a istituzioni molto deboli. Nel 1929, tutte le fazioni politiche eredi della rivoluzione messicana si unirono in un unico partito, il Partito Rivoluzionario Nazionale (PNR), con l’obiettivo di stabilizzare il paese e porre fine ai conflitti interni. Durante le successive amministrazioni, furono messi in atto molti degli ideali rivoluzionari, tra i quali la distribuzione gratuita delle terre ai contadini e agricoltori, la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere, la nascita e la rapida crescita dell’Istituto di previdenza sociale, nonché quello dei sindacati e la protezione delle industrie nazionali.
La presidenza di Lazaro Cardenas (1934-1940) fu essenziale per recuperare il controllo sociale del paese da parte del governo, che era stato perso durante la Rivoluzione e la seguente crisi economica. Tuttavia, Cardenas fu seguito da una serie di capi di stato incapaci di continuare il suo percorso di modernizzazione del paese e di stabilire un efficace Stato di diritto nella società messicana.
Il PNR fu in seguito ribattezzato Partito della Rivoluzione Messicana e poi nel 1946 Partito Rivoluzionario Istituzionale. Le istituzioni sociali create dal partito stesso gli fornirono la forza necessaria per rimanere al potere. Con il tempo, il sistema divenne gradualmente, come alcuni scienziati politici hanno etichettato, un “autoritarismo elettorale” dove il partito fece ricorso a tutti i mezzi necessari, esclusi quelli della dissoluzione del sistema costituzionale ed elettorale in sé, per restare al potere. In realtà, il Messico è stato considerato un bastione di stabilità costituzionale considerando che nei decenni passati i colpi di stato e le dittature militari erano la norma in molti paesi dell’America Latina. In Messico si sono sempre tenute elezioni apparentemente regolari, anche se la partecipazione alla vita democratica del paese dei partiti di opposizione è stata per decenni insignificante.
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