Innanzitutto bentornati nella nostra rubrica Il Mappamondo! Dopo un anno di pausa torneremo ad analizzare le elezioni più interessanti che il mondo ci propone, mese dopo mese, settimana dopo settimana.
Se nel gennaio del 2017 non abbiamo avuto importanti tornate elettorali, febbraio inizia con le parlamentari di un miniStato, il Principato del Lichtenstein.
LIECHTENSTEIN
Monarchia costituzionale e membro dell’EFTA (e quindi del mercato unico europeo), il Liechtenstein mantiene stabilmente la sua fede monarchica e vede svolgere le proprie elezioni ogni quattro anni.
Storicamente, il Liechtenstein è sempre stato a destra. A contendersi il potere del piccolo e ricco (al secondo posto al mondo per PIL pro capite – dopo Monaco – nelle classifiche che lo considerano) paradiso fiscale sito tra le montagne svizzere e austriache, sono sempre stati il Partito Progressista dei Cittadini (FBP), conservatore, liberista in economia e fortemente monarchico, e l’Unione Patriottica (VU), di un centro-destra che più si avvicina a quello della CDU tedesca.
La vera anomalia del Liechtestein è però che in quasi tutti i casi i due partiti maggiori, salvo alcune parentesi, sono stati coinvolti in governi di coalizione di destra. Così è stato anche a seguito delle ultime elezioni nel 2013, quando Adrian Hasler, candidato del FDP, è diventato Primo Ministro sorretto da una maggioranza che coinvolgeva la VU.
I veri concorrenti del binomio FDP-VU sono una stranamente forte estrema destra populista, Gli Indipendenti (DU), e la lista di centro-sinistra, storicamente minoritaria e l’unica – almeno in parte – critica verso la monarchia, la Lista Libera (FL). La monarchia non è meramente rappresentativa, ma detiene un potere politico non indifferente: il Principe (attualmente l’anziano Hans-Adam II, accompagnato dal figlio reggente Alois) può infatti non solo sciogliere il Parlamento come il Presidente della Repubblica in Italia, ma anche porre il veto sulle leggi a lui sgradite. Un sistema mai messo in discussione dai due partiti maggiori.
Il 5 febbraio si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Landtag, il Parlamento liechtensteiner.
Nonostante i partiti della destra tradizionale continuino a conservare un’ampia maggioranza (17 su un totale di 25 seggi), c’è qualche sorpresa in queste elezioni. Innanzitutto, il partito di governo, pur rimanendo in vetta, perde diversi voti e un seggio nel Landtag. Un dato interessante, e che ha fatto molto discutere i commentatori politici del Principato, è stata la pessima performance delle candidate femminili: solo tre hanno infatti ottenuto uno scranno, a causa della scarsa visibilità di cui godono nel Paese, che risente evidentemente anche di una questione di genere.
In secondo luogo, assistiamo a un leggero aumento dell’opposizione di sinistra.
In terzo luogo, si può notare un ottimo risultato dell’estrema destra, che si rafforza come primo partito dell’opposizione. Caso più unico che raro: l’estrema destra non raccoglie mai molto successo nei cosiddetti “Stati miniatura”: praticamente non esiste in Andorra, San Marino, Lussemburgo, Monaco, Malta. Ma in Liechtenstein sì. Influenze di Paesi come l’Austria e la Svizzera, dove l’estrema destra è attualmente primo partito? Probabilmente i venti delle Alpi risentono anche della nera Baviera.
Per ora, il finanziere e banchiere Adrian Hasler è confermato Primo Ministro. Ma l’alleanza storica ha sicuramente subito qualche brivido dal basso: il leader del VU si è dimesso dopo il deludente risultato elettorale.
Altre notizie:
Bulgaria. Dopo le dimissioni del Primo Ministro bulgaro Boyko Borisov, il rappresentante del centro-destra considerato “similberlusconiano” e pluricorrotto dagli osservatori europei, è stato nominato nuovo Primo Ministro il centrista Ognyan Gerdzhikov, del partito extraparlamentare NMSP. Gerdzhikov porterà il Paese ad elezioni anticipate. Borisov si è dimesso in seguito alla sconfitta del suo partito alle Presidenziali di fine 2016;
Macedonia. In Macedonia sono recentemente falliti i negoziati tra Nikola Gruevski, vincitore senza maggioranza alle ultime elezioni e considerato l’“emissario” di Putin nel Paese balcanico, accusato dagli oppositori di pulsioni autoritarie, e gli alleati di centrodestra. Apparentemente, il partito Unione Democratica per l’Integrazione, dopo i numerosi voti persi alle ultime elezioni a causa del sostegno ai precedenti governi di Gruevski, vorrebbe andare avanti almeno per un altro anno con l’attuale Primo Ministro, dello stesso partito del contestato leader della destra, Emil Dimitriev.
Per questa settimana è tutto. Ma un nuovo anno elettorale è appena iniziato.
Alla prossima elezione!
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