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Perché Emma Bonino ha lasciato Più Europa e cosa succede ora

È notizia di ieri che Emma Bonino, la fondatrice di Più Europa, ha lasciato polemicamente il partito in seguito a quello che è accaduto durante l’ultima assemblea tenutasi sabato 13 e domenica 14 marzo. Conseguentemente, il segretario Benedetto Della Vedova ha scelto di dimettersi dal suo ruolo per convocare un congresso straordinario tra tre mesi. Come si è arrivati alla rottura? Cerchiamo di fare chiarezza.

Più Europa inizialmente è nata come lista unitaria tra i Radicali Italiani e Forza Europa, il movimento guidato dall’ex sottosegretario Benedetto Della Vedova, e prevedeva la partecipazione alle elezioni politiche del 2018 assieme alla coalizione di centro-sinistra. Tuttavia, nel gennaio del 2018 nacque una controversia tra Più Europa e la coalizione in merito al tempo ristretto riservato per la raccolta firme per la presentazione della lista, annunciando infine la corsa in solitaria della lista liberale.

Il problema era determinato dal fatto che Più Europa non disponeva di un proprio gruppo parlamentare, né poteva permettersi di attendere che venissero concordati tutti i candidati dei collegi uninominali, condizione necessaria secondo la legge elettorale chiamata “Rosatellum” affinché si potesse procedere con la raccolta firme con i nomi dei candidati nei moduli. A venire incontro alla lista fu Bruno Tabacci, segretario di Centro Democratico, che nel 2013 riuscì ad eleggere sei deputati nonostante lo 0,5% e a costituire un proprio gruppo alla Camera con Democrazia Solidale: Tabacci dunque “prestò” il proprio simbolo a Più Europa partecipando come soggetto fondatore della lista, evitandone la raccolta firme e la corsa in solitaria. Dopo le elezioni politiche, i tre soggetti arrivarono con fatica a un accordo per trasformare Più Europa in un vero e proprio partito strutturato, con un proprio tesseramento e degli organi eletti.

Il 26 e 27 gennaio del 2019 si tenne dunque il congresso fondativo di Più Europa. Nella giornata conclusiva in cui si tenne il voto degli organi della Segreteria e dell’Assemblea, ossia domenica 27 gennaio, arrivarono all’Hotel Marriot di Milano dei “pullman” e alcuni di loro hanno ammesso di essere stati rimborsati di vitto e alloggio e di aver ricevuto delle indicazioni su chi votare al congresso. Della Vedova venne eletto come Segretario con il 55% dei voti, mentre gli sfidanti Marco Cappato e Alessandro Fusacchia accusarono Tabacci di essere il responsabile dei pullman e di aver contribuito alla vittoria di Della Vedova. Qualche giorno dopo, Tabacci rivendicò politicamente l’utilizzo dei pullman come un esempio di “come si fa politica” con un post su Facebook, provocando il disimpegno di Marco Cappato dai lavori dei vertici di Più Europa, restando nel partito come singolo iscritto.

In quell’occasione, alcuni membri dell’Assemblea vicini a Della Vedova iniziarono a dissociarsi dall’accaduto, a partire da Piercamillo Falasca: fu l’inizio di una frattura fra i due che si è ampliata nel tempo a seguito delle divergenze sulla gestione del partito da parte del segretario sul posizionamento politico, sulla comunicazione e sui punti programmatici, a partire dal deludente risultato delle elezioni europee del 2019, la mancanza di frontman e idee forti, determinato anche da una linea comunicativa debole, autoreferenziali richiami al voto utile per superare la soglia di sbarramento e una selezione approssimativa dei candidati, e infine una possibile alleanza tra i Verdi, caldeggiata da Della Vedova, contrapposta a quella con Azione, supportata da Falasca.

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