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Provinciali Trentino 2023 – La mappa interattiva Bidimedia con i risultati comune per comune

Il giorno 22 ottobre 2023 gli elettori della Provincia autonoma di Trento (Trentino) hanno potuto scegliere il nuovo Presidente dalla Provincia e rinnovare i 35 componenti del Consiglio provinciale. A differenza del vicino Alto Adige, ove è in vigore il sistema proporzionale, in Trentino vige l’elezione diretta del Presidente a turno unico. Il candidato che riceve più voti vince, indipendentemente dalla percentuale, senza andare al ballottaggio. La votazione del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale è effettuata su un’unica scheda. È così possibile votare il candidato Presidente e una delle liste ad esso collegate, indicando fino a due preferenze per i candidati consiglieri della medesima lista. Se si esprimono entrambi i voti questi devono essere diretti a candidati di genere diverso, un uomo e una donna.

Nella mappa interattiva in basso potete consultare i risultati comune per comune e in seguito trovate il commento sui risultati del voto.

 

 

I seggi sono poi distribuiti con sistema proporzionale e metodo D’Hondt, e la coalizione del Presidente eletto ottiene in ogni caso, come premio di maggioranza, almeno 18 seggi. Il premio di maggioranza sale a 21 seggi se la lista, o le liste, del Presidente hanno ottenuto almeno il 40% dei voti. In ogni caso la coalizione vincente non può avere più di 24 seggi, a tutela delle opposizioni. Un seggio è riservato alla minoranza di lingua ladina della Val di Fassa. L’elezione diretta del Presidente della Provincia è in vigore dal 2003, quando sostituì il sistema proporzionale.

Il Trentino, che diede i natali allo statista Alcide Degasperi, ha una forte tradizione di governo centrista moderato della Democrazia Cristiana, supportata dal sistema economico in cui assumono un ruolo molto importante le “cooperative bianche” e il volontariato di ispirazione cristiano-sociale. La Democrazia Cristiana ha sempre ottenuto consensi sopra o vicino alla maggioranza assoluta dal 1948 sino alla crisi della Prima Repubblica a inizio anni ’90, quando dopo le elezioni del 1993 si formò una coalizione di partiti a trazione leghista e autonomista. A partire dal 1998, e sino al 2018, lo schieramento vincente è invece risultato sempre il centro-sinistra, guidato dall’ex sindaco di Trento Lorenzo Dellai e poi dall’autonomista Ugo Rossi. Nel 2018 tale peculiarità politica, rispetto alle confinanti regioni del Nord Italia (Lombardia e Veneto) svanì, portando alla vittoria il centro-destra guidato da Maurizio Fugatti.

Alle elezioni provinciali del 2023 si sono sfidati, oltre a cinque candidati minori, Maurizio Fugatti, il Presidente uscente, sostenuto dal centro-destra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e UDC) e dal partito autonomista trentino-tirolese PATT; e Francesco Valduga, sindaco di Rovereto avente il sostegno di Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione, Italia Viva e altre liste di carattere locale. Il Movimento 5 Stelle ha presentato un proprio candidato.

In un contesto di calo dell’affluenza, passata dal 64,1% del 2018 al 58,4% di oggi, si è affermato nettamente con il 51,8% Maurizio Fugatti, il quale vede in tal modo riconfermato il suo ruolo. Francesco Valduga ha ottenuto il 37,5% dei voti, mentre gli altri candidati hanno assommato appena il 10,7%. La tornata elettorale è stata quindi caratterizzata da una forte polarizzazione.

Maurizio Fugatti ha primeggiato in 158 comuni su 166, lasciando appena 8 comuni al suo principale avversario. Tra di essi vi sono però le due principali città della provincia: Trento e Rovereto. Nel capoluogo Trento, in particolare, Francesco Valduga ha superato la maggioranza assoluta (50,4%). Si conferma così una tendenza valida anche a livello nazionale, con le città più spostate verso il centro-sinistra e le zone rurali e i piccoli agglomerati urbani che guardano con decisione al centro-destra.

Aggregando la provincia per macroaree emerge come Maurizio Fugatti abbia palesato percentuali vicine o superiori al 55-60% in quasi tutte le comunità vallive e montane, con un massimo del 67,4% nelle Giudicarie. Egli è andato al di sotto della maggioranza assoluta solo nell’Alto-Garda Ledro e in Vallagarina (entrambe poco sopra il 49%). Francesco Valduga si è invece affermato unicamente nel Territorio Val d’Adige, al cui interno si trova la città di Trento, registrando il 49,7% dei voti. Particolarmente significativi i successi di Maurizio Fugatti nella comunità della Vallagarina, ove è ubicata la città di Rovereto della quale è sindaco Francesco Valduga, con il 49,1% e nel comune di Riva del Garda, tradizionalmente di centro-sinistra, con il 47,5%.

A livello di liste il partito più votato è risultato il Partito Democratico con il 16,6%, il quale ha beneficiato anche della frammentazione nello schieramento avversario. In esso la Lega ha infatti manifestato il 13,1%, Fratelli d’Italia il 12,4% e la formazione Noi Trentino per Fugatti Presidente (di ispirazione moderata e conservatrice) il 10,7%. Al quinto posto si posiziona Campobase, erede della Margherita e quindi moderata e progressista, con l’8,4%, davanti al Partito autonomista PATT (8,2%).

La Lega, pur rimanendo primo partito del centrodestra, evidenzia un netto calo, dal 27,1% del 2018 al 13,1% del 2023, anche a causa della presenza inedita di Noi Trentino. La destra di Fratelli d’Italia, che ha scarsa tradizione in provincia di Trento, balza dall’1,5% al 12,4%. Avanza anche il PD passando dal 13,9% al 16,6%. Diminuisce invece le preferenze il PATT (da 12,6% a 8,2%, tenendo però conto che nel 2018 esso presentava un proprio candidato). Tracolla sin quasi a scomparire il Movimento 5 Stelle (da 7,2% a 1,9%), che in tal modo esce dal Consiglio provinciale.

La situazione per comunità e comuni si presenta complessa e articolata. Fratelli d’Italia ottiene il successo, per esempio, nelle Valli di Sole (23,1%) e di Non (20,0%), mentre la Lega ha la primazia nelle Giudicarie (22,6%) e in Valsugana e Tesino (22,3%).  Il Partito Democratico si afferma invece come prima formazione lungo l’asta valliva dell’Adige (Territorio Val d’Adige al 26,6%, Vallagarina al 19,2%, Alto Garda e Ledro al 20,6%). Altri dati interessanti: la posizione apicale di Noi Trentino per Fugatti Presidente nella parte più orientale della provincia (Primiero al 26,7%) e del PATT in quattro comuni dell’area Bleggio-Fiavè. In uno o pochi comuni sparsi si è invece evidenziata la vittoria di liste locali quali Campobase, Casa autonomia, La Civica, La Me Val e Onda.

In Val di Fassa (Comun General de Fascia) ha prevalso la locale formazione politica “Fassa” nata in appoggio a Maurizio Fugatti per la tutela della minoranza di lingua ladina. Ultima curiosità è costituita dal primo posto di Azione in un comune (Lavarone).

Il Presidente uscente e rieletto può quindi contare su una solida maggioranza, con un totale di 21 seggi su 35 in Consiglio provinciale, dei quali 5 appannaggio della Lega, altrettanti per Fratelli d’Italia e 4 per Noi Trentino. Il PATT porta a casa 3 seggi. Alle opposizioni rimangono 14 seggi, dei quali 13 in favore della coalizione che ha sostenuto Francesco Valduga (il PD costituisce il partito più rappresentato in Consiglio con 7 seggi), e uno per Filippo Degasperi di Unione Popolare.

L’obbligo di esprimere preferenze con parità di genere ha portato ben 14 donne a sedere in Consiglio provinciale, quattro delle quali nel gruppo del Partito Democratico.

I cittadini trentini hanno quindi scelto di continuare l’esperienza di governo di Maurizio Fugatti e del centro-destra, grazie anche a temi quali le preoccupazioni per l’immigrazione e per la sicurezza (acuitesi dopo alcuni fatti di cronaca nera che hanno avuto anche rilievo nazionale) e la gestione dei grandi carnivori (lupo e soprattutto orso). Come già affermato in precedenza, la forte dicotomia tra città e valli montane, mai così divise nelle scelte elettorali, si presenta come il principale esito di questa tornata elettorale. Il Trentino tende quindi sempre più ad allinearsi politicamente al restante territorio del nord-est e alla Lombardia.

Mattia Altieri

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