Proseguono anche a fine luglio i sondaggi politici SWG per il TG La7 di Enrico Mentana. Nell’ultima rilevazione, del 29 luglio, sale il Pd, quasi stabile la Lega, ai suoi massimi, mentre crolla il M5S.
Le forze principali
In quello che è uno dei primissimi sondaggi post caso TAV, i 5 Stelle accusano probabilmente il colpo per la sconfitta su uno dei loro storici cavalli di battaglia, e perdono oltre i punto percentuale rispetto alla settimana precedente. 17,3% per il M5S, che torna vicino al minimo storico delle scorse Europee.
Buona forma invece per il PD, che ha forse conquistato un minimo di visibilità mediatica tra caso Moscopoli e mozione di sfiducia a Salvini; mezzo punto in più per i Democratici che tornano al 22%.
La Lega è invece sui suoi massimi storici: quasi stabile questa settimana, ma grazie ad un +0,2%, il partito di Salvini tocca il 38%, di gran lunga la forza dominante nello scenario politico odierno.
Anche per SWG nel Centrodestra è tempo di sorpassi: FI, in netta crisi, perde altri tre decimi di punto (toccando appena il 6,3% totale), FdI ne guadagna uno e supera così il partito di Berlusconi, che resta fanalino di coda nell’alleanza di Cdx.
I partiti minori e l’astensione
Tra i partiti minori di Sinistra e Centrosinistra, variazioni minime: lieve calo per +Europa e Verdi; mentre La Sinistra cresce di un decimo di punto.
Crescono di mezzo punto al 2,5% le altre liste; l’area dei non rispondenti (indecisi/astensione) tocca il 39%, in netta crescita, si può supporre anche per via di elettori ex-M5S che si rifugiano nell’astensione.
Media e Sondaggi: un rapporto complicato
In chiusura, una piccola nota polemica: questo stesso sondaggio SWG è stato riportato il giorno successivo alla sua pubblicazione da #LaRepubblica con il titolo “Sondaggio Swg: cresce ancora la Lega, in calo Pd e M5S”, poi cambiato in un più sobrio “Sondaggio Swg: la coerenza premia la Lega, la posizione-limbo penalizza Pd, M5S e FI” (con questo titolo lo si può ancora consultare qui).
Non vogliamo ovviamente difendere nello specifico un singolo partito, ma ci chiediamo come possa uno dei maggiori quotidiani nazionali scrivere un titolo così palesemente falso. Basterebbe sapere (o, più probabilmente, volere) leggere le tabelle con le variazioni settimanali che abbiamo pubblicato, e che paradossalmente ha riportato anche Repubblica, contraddicendosi così da sola, per notare l’errore. Impossibile in effetti non vederlo, dobbiamo quindi ipotizzare che si volesse far passare un preciso messaggio, anche se in contrasto con i numeri.
Da “addetti ai lavori” del mondo dei sondaggi politici, non possiamo che dirci contrariati per l’uso distorto e “a tesi” che troppo spesso si fa delle rilevazioni sulle intenzioni di voto e affini sui media, soprattutto italiani.
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