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IL MAPPAMONDO – In Montenegro futuro incerto; in Giamaica boom per i conservatori

di Skorpios

IL MAPPAMONDO – In Montenegro la caduta del monolite DPS porta a un futuro incerto; in Giamaica un boom per i conservatori di Andrew Holness

MONTENEGRO

Il 30 agosto si sono svolte le elezioni parlamentari in Montenegro.

Primo arrivato, anche questa volta, ne è uscito il Partito Democratico dei Socialisti, che però non ottiene la maggioranza. Si è formata dunque una coalizione tra le opposizioni che mira ad ottenere la guida del governo.

Il DPS del padre-padrone della Repubblica montenegrina Milo Dukanovic consegue infatti solo 30 seggi, insufficienti per avere la maggioranza in Parlamento (a quota 41). Un’elezione considerata dagli osservatori avente una portata potenzialmente storica.

Partiti minori e minoranze hanno ottenuto altre 6 seggi. Insieme, i tre principali partiti di opposizione ottengono 41 seggi, ad uno dalla maggioranza (42). La coalizione maggioritaria dovrà dunque pensare consensi tra le minoranze.

Il perché è facile da comprendere. Da quando il Montenegro ha raggiunto l’indipendenza, un’indipendenza piuttosto recente (2006), dalla Serbia, si sono svolte solo altre quattro tornate elettorali generali. In tutte e quattro ha vinto il DPS di Milo Dukanovic (un ex alleato di MIlosevic poi riconvertito all’indipendentismo montenegrino), Primo Ministro ben quattro volte, giunto alla carica di Presidente nel 2018, dopo aver assegnato il governo al suo delfino Dusko Markovic. Markovic è un uomo da molti considerato oscuro, ex membro dei servizi segreti iugoslavi addirittura accusato di aver insabbiato le informazioni relative alla morte di un giornalista dissidente del quotidiano Dan, Dusko Jovanovic.

Il DPS ha conservato il potere creando una specie di “democrazia limitata” con elezioni libere ma con poco spazio per una sostanziale alternativa con un controllo dei media importante e accuse di corruzione. Inizialmente socialista, si è poi spostato su posizioni molto più economicamente liberali, filo-occidentali ed europeiste, mettendosi in fila insieme ad altri Paesi della Regione (Macedonia, Serbia, Albania) per un futuro ingresso nell’Unione Europea.

Già nel 2016 si erano intraviste le prime crepe al monolite del DPS, che non aveva ottenuto per la prima volta la maggioranza in Parlamento. Di conseguenza Markovic aveva formato un governo con i Socialdemocratici e le minoranze croate, albanesi e bosniache. E già nel 2016 le ombre dietro a queste crepe erano, almeno parzialmente, più vicine a intrighi di provenienza moscovita che a sinceri desideri di democrazia.

Primo partito per circoscrizione elettorale. Anche dalla mappa è agevole capire come il rapporto con le minoranze sarà vitale per la formazione del nuovo governo. I conservatori prevalgono nelle zone vicino alla Serbia – non a caso -, e nelle città sulla costa. Il DPS vince nelle aree rurali, ma anche nella capitale Podgorica, dove però è molto forte anche la minoranza albanese.

Oggi il partito che insidia il DPS non è un partito progressista, e nemmeno un partito liberale: sono i conservatori di destra di 3A (Per il Futuro del Montenegro), eredi dei nazionalisti del Fronte Democratico, che hanno fatto battaglia al governo perché ha ridotto l’influenza della Chiesa ortodossa del Paese. Sono considerati anche vicini all’SNS di Aleksander Vukic, il Presidente della Repubblica serba, accusato anche lui di essere a capo di una democratura. Il leader è Zdravko Krivokapic, un ingegnere estremamente religioso vicino alla Chiesa ortodossa, che ha promesso di implementare le relazioni con la Russia di Putin. Vanno bene anche i verdi, ma non abbastanza per essere rilevanti.

Anche Per il Futuro non ha però ottenuto la maggioranza. Formerà quindi un governo “tecnico” con i liberali europeisti de La Nostra Nazione è Pace e gli ambientalisti liberaldemocratici di Azione di Riforma Unitaria (URA), in pura funzione anti-Dukanovic. Lo scopo sarà attuare una riforma più filo-ecclesiastica della legislazione montenegrina e politiche anti-corruzione Da soli questi tre partiti dovrebbero arrivare quasi alla maggioranza dei 42 seggi.

Le premesse non sono delle migliori, e già ci sono state minacce, nel Paese, nei confronti della nutrita minoranza musulmana. 

Riuscirà un governo del genere, del “tutti-dentro”, in pura funzione anti-Dukanovic, a reggere? Il DPS è giunto veramente al capolinea? Le ombre russe saranno dissipate oppure prevarranno? Le conseguenze di questa elezione porteranno davvero a più democrazia?

Oggi Krivokapic dice: il futuro del Montenegro è nell’Unione Europea; ma nel frattempo marcia con gli estremisti ortodossi, filorussi e filoserbi. Sarà un’aspirazione più economica, che politica, come quella di diversi Paesi dell’Est Europa?

Lo si scoprirà vedendo cosa accadrà nei prossimi anni sulle rive del basso Adriatico.

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