L’8 e 9 giugno 2025 in Italia si sono tenuti cinque referendum abrogativi. I primi quattro quesiti riguardavano il tema del lavoro, mentre il quinto riguardava la tematica della cittadinanza ai cittadini stranieri residenti in Italia. L’affluenza finale si è attestata al 29.8%, un dato significativamente inferiore al quorum del 50% più uno degli aventi diritto necessario per la validità dei referendum abrogativi. Di conseguenza, nessuno dei cinque quesiti è stato dichiarato valido.
Il primo quesito riguardava il diritto al reintegro dopo il licenziamento illegittimo. Il “Sì” ha prevalso con circa l’87,57%.
Il secondo quesito riguardava il limite massimo all’indennità per licenziamento illegittimo nelle piccole imprese. Il “Sì” ha ottenuto l’86,02%.
Il terzo quesito riguardava l’obbligo di motivazione nei contratti a termine inferiori a 12 mesi. Il “Sì” ha raggiunto l’87,53%.
Il quarto quesito riguardava l’esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. I favorevoli al quesito sono stati l’85,73%.
Il quinto quesito riguardava invece il dimezzamento dei tempi di residenza necessari per poter chiedere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni. I favorevoli si sono attestati al 65,35%.
Il voto ha registrato significative differenze territoriali sia in termini di affluenza che in termini di risultati. Mentre per quanto riguarda i quesiti sul lavoro i si sono stati prevalenti su tutto il territorio nazionale, il quinto quesito ha avuto una maggiore opposizione, soprattutto in alcune aree del Paese.
I dati nel dettaglio
La mappa mostra come in provincia di Bolzano abbiano prevalso i contrari al quinto quesito. Nel comune di Bolzano i “Sì” hanno prevalso con oltre il 60%, mentre nei piccoli comuni a maggioranza linguistica tedesca hanno vinto nettamente i contrari al quesito. Per quanto riguarda l’affluenza, la provincia di bolzano è stata la provincia con affluenza minore in Italia, con solo il 15% degli elettori che si è recato alle urne. Un’affluenza particolarmente bassa è stata registrata nei comuni a maggioranza linguistica tedesca, tanto che in alcuni comuni meno del 10% si è recato alle urne. In provincia di Trento i risultati sono stati più in linea con la media nazionale: circa l’86% ha votato a favore dei quesiti sul lavoro e il 66% ha votato a favore della cittadinanza.
In Veneto e Friuli Venezia Giulia i favorevoli ai quesiti sono stati inferiori alla media nazionale. Il dato più rilevante riguarda l’affluenza, che si è attestata sotto la media nazionale di parecchi punti. Questa è un’anomalia per queste 2 regioni, che solitamente registrano un’affluenza superiore alla media nazionale. Questa anomalia è facilmente spiegabile dal fatto che i referendum sono stati boicottati dai partiti di centrodestra, che hanno fatto esplicitamente campagna per l’astensione e che hanno percentuali particolarmente alte in queste 2 regioni. Da segnalare il risultato della provincia di Rovigo, dove i no al quinto quesito sono stati particolarmente elevati, soprattutto nei piccoli centri. Le città hanno invece visto percentuali molto più alte della media regionale di favorevoli al quesito, in particolare Padova dove l’affluenza è stata del 38% e i “Sì” al quinto quesito sono stati oltre il 75% contro il 62% della media regionale.
Anche nel Nord ovest la dinamica è stata simile. L’affluenza nelle zone rurali, caratterizzate da un voto politico molto favorevole ai partiti di centrodestra, è stata molto inferiore alla media nazionale. Nei comuni della periferia di Milano e Torino invece si assiste ad un fenomeno interessante. In questi comuni, spesso di tradizione popolare ed operaia, la mobilitazione è stata alta, così come la percentuale di favorevoli ai quesiti sul lavoro. Tanti i no al quinto quesito invece, quello riguardante la cittadinanza. La mappa che mostra il delta tra i quesiti sl lavoro e quello sulla cittadinanza ci fa vedere in maniera evidente la differenza tra il voto di questi comuni di periferia, come ad esempio Rozzano, vicino Milano, e Nichelino, vicino Torino, e il voto delle città, che hanno votato maggiormente per il quinto quesito. Mentre nei comuni dell’hinterland e nelle sezioni di periferia c’è stato un divario significativo tra il voto ai primi quesiti e il quinto, è interessante notare come questa situazione si ribalti nelle sezioni più borghesi di Milano e Torino. In queste zone spesso i si alla cittadinanza sono stati maggiori dei si ai quesiti sul lavoro, che qua hanno ottenuto una percentuale di contrari molto più alta rispetto alla media nazionale. In questi quartieri può aver influito il voto dei partiti centristi e liberali, che si sono dichiarati contrari ai primi quattro quesiti e sono particolarmente forti in quei quartieri.
Nelle cosiddette regioni rosse si è registrato il record di affluenza, con un’affluenza del 39% in Toscana e del 38% in Emilia Romagna. Anche qua l’affluenza ha seguito il solito andamento: molto alta nei comuni con voto politico a sinistra, molto bassa nei comuni con un forte voto politico a destra, segno che la maggior parte degli elettori di destra ha seguito l’indicazione dei propri leader e si è astenuta. In Emilia Romagna si è registrata una percentuale di contrari al quinto quesito piuttosto alta, con circa il 36% di elettori che si è espresso in maniera contraria. In Emilia Romagna la differenza di favorevoli al quesito sulla cittadinanza tra le città, come Bologna, Ferrara, Parma, Modena, Reggio Emilia e Ravenna, e i comuni di provincia della pianura, è stata parecchio elevata. Questo fenomeno è interessante in quanto in molte di queste zone di provincia come la bassa reggiana, i piccoli comuni della provincia di Ravenna, buona parte della bassa modenese, la bassa bolognese, alcuni comuni in provincia di Ferrara come Argenta, il centrosinistra ha prevalso alle europee e alle scorse regionali. In molti casi in questi comuni rurali centrosinistra di pianura la percentuale di contrari al quinto quesito è stata intorno o superiore al 40%, con punte anche del 47/48% in alcuni comuni. In queste zone dunque, con una forte tradizione di voto di sinistra rurale e popolare, pare evidente che una significativa quantità di elettori di centrosinistra abbia votato contro al quinto quesito. Anche in Toscana si possono vedere differenza tra il voto delle città come Firenze e alcune zone rurali di centrosinistra, ma le differenze sono state nel complesso meno accenutate rispetto all’Emilia Romagna. La percentuale di favorevoli al quinto quesito in Toscana è stata del 67%, superiore sia all’Emilia Romagna che alla media nazionale. I primi 4 quesiti hanno invece avuto percentuali schiaccianti di favorevoli in tutte le aree.
Nel Lazio c’è stata una percentuale molto elevata di favorevoli sia ai primi quattro quesiti che al quinto. Il 90% circa degli elettori ha votato a favore dei primi quattro quesiti, mentre il 69% ha votato a favore del quinto quesito. In entrambi i casi si tratta di una percentuale superiore alla media nazionale. Sia l’affluenza che i favorevoli al quinto quesito sono stati superiore alla media regionale nella capitale, dove si è recato alle urne oltre il 36% degli elettori e il 73% si è dichiarato favorevole al quinto quesito. Interessante notare come anche in questo caso si sia registrata una differenza tra il voto dei quartieri periferici di Roma e dei comuni di provincia, con un delta significativo tra il primo e il quinto quesito, e il voto dei quartieri più borghesi come i parioli dove i si sulla cittadinanza sono stati addirittura più numerosi di quelli ai quesiti sul lavoro, dato in controtendenza col resto della regione.
Al sud, l’affluenza è stata più o meno in linea con la media nazionale in Basilicata, Puglia e Campania. In Calabria e Sicilia l’affluenza è stata invece particolarmente bassa, con solo il 23% degli aventi diritto al voto di queste due regioni che si è recato alle urne. In tutte le regioni del sud la percentuale di favorevoli è stata più alta rispetto alla media nazionale. Oltre il 90% dei votanti delle regioni del sud ha votato a favore dei quesiti sul lavoro, mentre tra il 66% e il 69% ha votato a favore del quesito sulla cittadinanza. Molto significativo il dato della città di Napoli, che ha registrato una percentuale di favorevoli ai quesiti elevatissima, con il 94/95% di favorevoli ai quesiti sul lavoro e il 75% di favorevoli al quesito riguardante la cittadinanza. Anche l’affluenza nella città di Napoli è stata superiore alla media nazionale, con oltre il 33% degli elettori che si è recato al voto. Questa è un’anomalia, in quanto questa città tende ad avere un’affluenza più bassa rispetto alla media alle elezioni politiche ed europee. In questo caso ha sicuramente inciso la grande debolezza del centrodestra nel capoluogo campano, che qua ha percentuali molto basse.
In Sardegna il 92% ha votato a favore dei quesiti sul lavoro e il 75% a favore del quinto quesito. La Sardegna è la regione che ha avuto la più alta percentuale di favorevoli al quesito sulla cittadinanza.
Considerazioni finali sul voto sulle divisioni a livello geografico e socio-demografico
Da questo voto emerge chiaramente una forte differenza nel comportamento elettorale a livello geografico e socio demografico. Con le forti differenze che abbiamo visto tra voto urbano e voto rurale, nord e sud, comuni borghesi e comuni popolari, alcune delle componenti che possiamo individuare sono le seguenti.
– Il voto urbano progressista. In tutte le grandi città la percentuale di favorevoli al quesito sulla cittadinanza è stata superiore alla media nazionale. L’elettorato urbano ha dato quindi prova di avere una visione più progressista rispetto all’elettorato generale sul tema. Importante notare come anche in alcune alcune città non particolarmente favorevoli al centrosinistra come voto politico nazionale come Verona o con un’amministrazione di centrodestra come Ferrara i Sì al quinto quesito siano stati vicino al 70%. Napoli, Bologna, Milano, Padova e Firenze hanno visto i favorevoli addirittura intorno al 75%. Il delta tra i favorevoli ai primi quattro quesiti e il quinto nelle città è stato significativamente inferiore alla media, soprattutto nei quartieri più borghesi, dove in alcuni casi il quinto quesito ha visto più persone favorevoli rispetto ai quesiti sul lavoro.
– il voto rurale del nord. Le aree rurali del nord, molto favorevoli al centrodestra, hanno visto un’affluenza molto bassa. Buona parte di questo elettorato ha dunque deciso di astenersi. È evidente come questi elettori abbiano deciso di seguire l’indicazione di astensione data dal centrodestra e di boicottare i referendum per evitare il raggiungimento del quorum. In molti comuni rurali del nord l’affluenza si è attestata tra il 15 e il 20%, un record negativo.
– le zone rosse di provincia. Queste aree comprendono tutti quei comuni di provincia con una forte tradizione di voto a sinistra e dove ancora oggi il centrosinistra è maggioritario o comunque con una percentuale significativa di consenso. Queste zone comprendono buona parte dei comuni di pianura di provincia in Emilia Romagna, molti comuni rurali toscani ma anche molti comuni di provincia vicino a Milano e Torino con una forte tradizione operaia e popolare. In queste zone abbiamo riscontrato queste caratteristiche: affluenza alta, tanti si ai quesiti sul lavoro, ma una significativa quantità di no al quesito sulla cittadinanza. Emerge quindi una tipologia di elettorato di centrosinistra popolare e di provincia, parzialmente diverso dal voto urbano progressista e che si è fortemente mobilitato per i referendum sul lavoro ma che poi si è diviso sul tema della cittadinanza e ha probabilmente opinioni meno progressiste sul tema dell’immigrazione.
–Il sud. Il sud ha visto un’affluenza inferiore alla media nazionale ma un’alta percentuale di si a tutti quesiti. Al sud sembra confermata, soprattutto in Sicilia e Calabria, una forte disaffezione nei confronti della politica. Allo stesso tempo però, l’alta percentuale di favorevoli ai quesiti di questa zona geografica e la forte mobilitazione delle aree più urbane come Napoli possono essere un segnale di malcontento di quest’area geografica verso il governo di centrodestra e un forte segnale di protesta verso le condizioni di lavoro nel meridione, spesso caratterizzate da precarietà e stipendi inadeguati.
Comuni che hanno raggiunto il quorum e con minore affluenza
Ranking provinciale
Matteo Scacchetti
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