Come finirà la crisi di Governo? Si andrà alle urne subito, come da richieste di Salvini, o si formerà un nuovo esecutivo? Scoprite cosa ne pensano gli esperti Bidimedia!Con le dimissioni nella serata di ieri del Presidente del Consiglio Conte, si è ufficialmente aperta, dopo quasi due settimane di limbo, la crisi di governo vera e propria. Come si risolverà è ovviamente ancora solo oggetto di ipotesi. Bidimedia ha però provato a sondare l’opinione dei propri esperti, frequentatori della politica italiana.
Sottolineiamo quindi che non si tratta di un sondaggio demoscopico avente valore statistico, ma di una semplice previsione, frutto dell’opinione di 35 esperti.
Due sono le domande poste: “Come finirà la crisi” la prima, “Quale sarebbe la soluzione migliore per l’Italia (a prescindere dalla più probabile)” la seconda.
L’esito della crisi
Riguardo all’esito della crisi, vi è una spaccatura tra i nostri esperti, con due ipotesi che raccolgono la netta maggioranza dei consensi. Al primo posto, con il 47% dei nostri esperti, troviamo l’opzione Giallo-Rossa, ovvero Pd-M5S-LeU. Al seconda posto, un po’ a sorpresa con il 32%, una possibilità poco considerata dai media: un “Governo del Presidente” a scadenza, che abbia come principali compiti mettere in sicurezza i conti e portare il paese alle urne a primavera 2020. Solo il 12 per cento ritiene che si andrà al voto subito come richiesto da Salvini, mentre le altre ipotesi (governo gialloverde con o senza Salvini, coalizione Ursula, altro) raccolgono solo le briciole.
Il meglio per il paese
Parzialmente diverso l’esito della seconda domanda, “Quale esito sarebbe migliore per l’Italia, a prescindere da come pensi che finirà”. Qui l’opzione giallorossa spopola, arrivando al 43%: si registra un certo timore, tra i nostri esperti, per la tenuta democratica del paese in caso di voto subito con larga vittoria di Salvini; di conseguenza viene preferito un governo che escluda sia elezioni anticipate sia la Lega al governo. Sempre secondo il “governo del presidente”, ma con una percentuale molto più bassa, il 17%. Il voto a primavera viene scelto da chi ritiene non auspicabile un accordo tra Pd e M5S, ma preferisce che siano messi in sicurezza i conti pubblici e che non sia l’esecutivo gialloverde (con Salvini agli interni) a portare il paese al voto. A testimonianza di quanto sia difficile districare l’attuale scenario politico, al terzo posto troviamo la voce “altro” (14%) che raggruppa sia indecisi che ipotesi alternative, tra le quali spicca il pur improbabile Cdx+”responsabili” del M5S. Il voto subito è solo quarto con 11 punti percentuali, mentre ancora una volta governi gialloverdi o coalizione Ursula raccolgono poco o nulla.
Il parere della redazione Bidimedia
Nonostante se ne parli da due settimane, la crisi di fatto è appena iniziata; non è ancora possibile avere un quadro completo. Ci limitiamo ad esporre alcuni punti. In linea generale, il governo Giallorosso parte favorito. Sconta tuttavia alcune problematiche: Zingaretti non sembra entusiasta dell’accordo con il M5S e sta ponendo dure condizioni. Normali scramucce di inizio trattative, quando si chiede 100 per ottenere 50, o richieste eccessive fatte per impedire la chiusura di un accordo? Inoltre, il M5S resterà sufficientemente compatto da consentire di trovare una maggioranza? I Pentastellati mostrano crepe tra chi è a favore dell’accordo con il Pd ed una minoranza che rimpiange la Lega. Se i partiti non appariranno solidi nella volontà di trovare un’intesa, Mattarella potrebbe optare per il voto in tempi brevi. Tuttavia le urne appaiono piuttosto lontane: sembra poter prevalere la volontà di non terminare in anticipo la legislatura, regalando l’agognato voto a Salvini….almeno per oggi, perchè si sa che in politica, più che in altri ambiti, del domani non c’è certezza.
Salvini, il grande sconfitto?
A proposito di Salvini, per ora l’avvenimento più importante della crisi è la (momentanea?) battuta d’arresto del segretario leghista. Il vicepremier voleva il voto a tutti i costi, e l’opzione gli viene, almeno per ora, negata, segnando una sconfitta imputabile esclusivamente a lui stesso. La decisione di aprire la crisi senza un chiaro motivo e con tempistiche discutibili è parso a molti (noi inclusi) un netto inciampo politico. Di conseguenza, soprattutto con il discorso di Conte al Senato, Salvini, per la prima volta da quando è diventato ministro e vicepremier, ha perso l’aura di invincibilità che lo contraddistingueva; il discorso del Presidente del Consiglio dimissionario è anzi parsa come un’arringa dell’accusa contro un imputato di provata colpevolezza. Ovviamente tale sconfitta risulterà effettiva solo qualora non si andasse alle urne; se invece si voterà in autunno Salvini ne uscirebbe comunque soddisfatto.
Non resta che attendere solo pochi giorni: il Presidente Mattarella concluderà già domani le consultazioni. In base alle indiscrezioni, per poter proseguire nella formazione di un nuovo governo dovrà emergere subito una forte volontà di intesa, in caso contrario il Capo dello Stato preferirebbe sciogliere le camere al più presto.
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