I cittadini bulgari si recheranno alle urne domenica 9 giugno in contemporanea con le elezioni europee per eleggere i 240 deputati dell’ Assemblea nazionale della Bulgaria. Questa è la quinta elezione anticipata parlamentare dal 2021, la sesta elezione consecutiva in poco più di tre anni, dopo quelle di aprile, luglio e novembre del 2021, quella di ottobre del 2022 e quella di aprile dello scorso anno, una situazione senza precedenti nella storia della Bulgaria.
La Bulgaria è ormai da vari anni attraversata da una grave crisi politica, recentemente aggravata prima dalla pandemia di Covid-19 e poi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin. Il partito conservatore GERB dell’ex primo ministro Boyko Borisov sembra essere il favorito in questa tornata elettorale ma il risultato che avranno i suoi possibili alleati e i suoi avversari deciderà la composizione del prossimo governo.
Le elezioni segnano l’ultimo capitolo di una lunga situazione di elezioni anticipate, questa volta innescate dal crollo di una “grande coalizione”, durata solo pochi mesi tra il GERB e la coalizione liberale europeista formata da Continuiamo il Cambiamento (PP) e Bulgaria Democratica (DB). Le due formazioni si erano accordate nel giugno dell’anno scorso per formare un governo con l’impegno di approfondire l’integrazione della Bulgaria nell’UE , L’accordo era che per nove mesi avrebbe guidato il governo un esponente del PP-DB e per altri nove uno di GERB. Tuttavia alla scadenza dei nove mesi di mandato del primo ministro Nikolay Denkov, l’accordo tra le due formazioni politiche è saltato, portando il paese a nuove elezioni anticipate. Se dopo le elezioni l’alleanza PP-DB deciderà di rimanere all’opposizione il GERB e Borisov dovranno trovarsi altri alleati per governare.
Oltre al GERB, che si presenta in lista assieme ad un piccolo partito conservatore, l’Unione delle Forze Democratiche (UDF) e alla coalizione PP-DB, i principali partiti che si presentano in queste elezioni sono il Movimento per i Diritti e le Libertà, DPS, che rappresenta gli interessi della minoranza turca, l’estrema destra filorussa di Rinascita (Vazrazhdane) e la lista che fa capo al Partito Socialista Bulgaro (BSP).
Il DPS in passato ha appoggiato i governi guidati da Borisov, pur non facendone parte. Una forte prestazione per il DPS, che è tuttavia da tempo impantanato in gravi scandali di corruzione, potrebbe portare a una rinascita dell’accordo informale GERB-DPS che aveva sorretto i governi di Borisov fino al 2020, quando le proteste popolari contro la corruzione della classe dirigente diedero il via a quattro anni di caos politico.
Una vittoria convincente del GERB potrebbe significare un altro mandato come primo ministro per Boyko Borissov, che ha già ricoperto la carica di premier nel 2009-2013, 2014-2017 e 2017-2021. L’ex guardia del corpo, 64 anni, non si è esplicitamente candidato a guidare il governo, ma non l’ha neanche escluso. In alternativa il GERB potrebbe cedere la poltrona di primo ministro al magnate dei media Delyan Peevski, membro del DPS, in cambio dell’appoggio alla candidatura di Borissov per le prossime elezioni presidenziali. Un governo guidato da Peevski sembra tuttavia improbabile, dato che appartiene alla minoranza turca ed è stato sanzionato nel 2021dall’Ufficio di controllo dei beni esteri del Tesoro degli Stati Uniti per il suo presunto “ampio ruolo nella corruzione” del sistema politico bulgaro.
Il problema per Borisov è che anche un accordo con il DPS non potrebbe bastare per garantirgli la maggioranza in parlamento. Negli ultimi anni infatti è cresciuta notevolmente la destra nazionalista filorussa di Rinascita fino a diventare il terzo partito a livello nazionale nelle elezioni dello scorso anno.
Fondata nel 2014 ma diventata una vera forza solo dopo la pandemia di COVID-19 , Rinascita è balzata al 14% dei voti nelle elezioni parlamentari dell’aprile dello scorso anno su una piattaforma fortemente filo-russa; il partito ha proposto il ritiro della Bulgaria dalla NATO e ha spinto per una legge sugli ” agenti stranieri ” modellata su quella del Cremlino. Una forte affermazione di Rinascita, costringerebbe Borisov a cercare un altro partner oltre al DPS per governare. Diventa quindi importante capire quali altri partiti entreranno in parlamento. Uno di essi è il partito conservatore populista di “C’è un popolo come questo” (ITN), guidato dal cantante e presentatore televisivo Slavi Trifonov, che pur dichiarandosi fortemente contrario ad un accordo con il GERB potrebbe cambiare idea dopo le elezioni.
Tra i partiti che potrebbero entrare in parlamento c’è anche ‘Bulgaria Solidale’, un partito di sinistra moderatamente euroscettico guidato da Vanya Grigorova, ex contendente alla carica di sindaco di Sofia. Il programma del partito prevede tra l’altro una “soluzione diplomatica” alla guerra in Ucraina la riduzione delle bollette del gas e dell’elettricità. Anche la lista “Sinistra!”, con un programma simile, punta ad entrare in parlamento.
Entrambi questi partiti approfittano della crisi del partito socialista bulgaro, un tempo potente, tradizionalmente il principale rivale del GERB di Borisov, che sta attraversando un periodo difficile, dopo essere crollato al quinto posto nelle ultime elezioni parlamentari con solo l’8,9% dei voti e difficilmente vorrebbe governare con gli avversari storici del GERB.
Sul lato destro dello spettro politico, si è creata una nuova coalizione, Blue Bulgaria, che raggruppa partiti conservatori europeisti e che sta conducendo una campagna “contro gli schemi liberali e i progetti politici eurasiatici della sinistra”, mentre la formazione nazional-conservatrice “Ascesa Bulgara”, fondata dall’ex ministro della Difesa Stefan Yanev , sta cercando di rimontare dopo essere scesa sotto la soglia di sbarramento del 4% nelle elezioni dell’anno scorso.
Minacciose nuvole nere si addensano adesso sul futuro della Bulgaria. E’ difficile che queste elezioni siano risolutive e portino ad una solida maggioranza di governo, a causa dei veti incrociati tra i principali partiti. Nel frattempo cresce la disillusione dell’elettorato verso la propria classe politica, Dopo essersi affidati senza successo prima ai populisti di ITN e poi ai liberali europeisti di PP, gli elettori stavolta potrebbero essere tentati dall’astensione o da un voto di protesta che potrebbe avvantaggiare stavolta l’estrema destra filorussa di “Rinascita”, o i nuovi partiti populisti filorussi di sinistra, il che renderebbe ancora più problematico trovare una maggioranza di governo. Insomma la situazione politica rimane estremamente complicata, mentre i cittadini bulgari sono alle prese con l’aumento dei prezzi, la riduzione degli approvvigionamenti del gas e una crisi economica alle porte.
IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE
La Bulgaria è una repubblica democratica rappresentativa parlamentare in cui il Primo Ministro è il capo del governo mentre il Presidente della Bulgaria è il capo di stato. La Bulgaria ha un sistema multipartitico, dove il potere legislativo è conferito al governo (tramite i decreti legge) e al parlamento unicamerale chiamato Narodno Sabranie. La magistratura è indipendente dall’esecutivo e dal legislatore. Il Presidente della Bulgaria è eletto direttamente per un mandato di 5 anni rinnovabile una volta. Il presidente è capo di stato e comandante in capo delle forze armate. I compiti principali del presidente sono programmare elezioni e referendum, rappresentare la Bulgaria all’estero, concludere trattati internazionali e dirigere il Consiglio consultivo per la sicurezza nazionale. Il presidente può rimandare indietro al parlamento le leggi per un’ulteriore verifica – una sorta di veto – ma le leggi possono essere approvate di nuovo con un voto a maggioranza assoluta. Le elezioni presidenziali si svolgono con un sistema a due turni. Il parlamento è formato da 240 seggi che vengono rinnovati ogni 4 anni. Il sistema elettorale è proporzionale con una soglia del 4% dei voti (al netto dell’opzione “nessuno di questi”) per entrare in parlamento. Il Parlamento è responsabile dell’emanazione delle leggi, dell’approvazione del bilancio, della programmazione delle elezioni presidenziali, della selezione e della revoca del primo ministro e di altri ministri, della dichiarazione di guerra, del dispiegamento di truppe al di fuori della Bulgaria e della ratifica dei trattati e degli accordi internazionali.
Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Bulgaria è una cosiddetta “Democrazia Imperfetta”, al livello di paesi tipo Romania, Thailandia, Mongolia e Repubblica Dominicana.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.
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