Si sono tenute le elezioni presidenziali in Portogallo, e ne è uscito vincitore il Presidente uscente Marcelo Rebelo de Sousa, già al primo turno con più del 60% dei voti.
Una vittoria non sconcertante. E’ dal 1980, infatti, quando si svolsero le seconde elezioni presidenziali della Terza Repubblica nel Portogallo democratico, dopo la fine del regime salazarista dell’Estado Novo, che un Presidente viene sempre rieletto dopo il primo mandato. E al primo turno: fu così per il centrista ex generale Ramalho Eanes, con il 56% dei suffragi, poi per i socialisti Mario Soaresnel 1991 e Jorge Sampaio nel 2001, rispettivamente con il 70% e il 56% dei suffragi, e infine con Anibal Cavaco Silva e l’attuale Marcelo Rebelo, entrami di centro-destra (53% e 60%).
I candidati giunti sopra al 4% sono infine stati solo 4. Le variazioni si riferiscono alle elezioni del 2016 e ai relativi candidati per partito, pur se differenti. Si segnala l’incredibile risultato dell’estrema destra portoghese: il Portogallo era ormai, insieme alla Romania e all’Irlanda, uno dei pochissimi Paesi UE con un’estrema destra inesistente. In Romania l’estrema destra è arrivata, e anche in Portogallo. Con un ottimo risultato d’esordio, giungendo al terzo posto e superando i tradizionali partiti della sinistra. Per quanto il secondo turno delle presidenziali sia, come anzidetto, un passaggio abbastanza scontato, il crollo del Partito Socialista deve dare qualche segnale di preoccupazione al governo Costa, vista la sua entità non indifferente e che forse in parte ha anche ragioni propriamente politiche. L’affluenza si è attestata al 39,2%, in calo di ben dieci punti.
Come mai ciò avviene? Le ragioni possono essere diverse, in primis perché l’affluenza è tradizionalmente bassina e quindi foriera di poco ricambio, in secondo luogo perché il Portogallo è sì, una Repubblica semipresidenziale – e quindi con il Capo dello Stato vertice del potere esecutivo- , ma il Presidente ha un potere minore rispetto a quanto ne ha in altre repubbliche semipresidenziali europee, come la Francia o la Lituania, e delle prerogative (come il veto) rafforzate rispetto al nostro Presidente della Repubblica.
Si tenga anche conto che il Portogallo, che ha ben gestito la prima ondata, sta vivendo in questi giorni una fase tragica della sua storia, a causa della catastrofe Coronavirus, che lo sta colpendo in questo momento come nessun altro Paese europeo, con un record mai visto, richieste di aiuto a Paesi UE (es. Lussemburgo) e decine di ambulanze in attesa fuori dagli ospedali: più di 16000 contagi in media, negli ultimi giorni, con una popolazione di circa 10 milioni di abitanti. Un dato spaventoso.
Non stupisce quindi, che l’affluenza si sia attestata al 39%, in calo di quasi 10 punti dalle ultime elezioni presidenziali.
Quanto a Rebelo, si è contraddistinto per il suo essere percepito come un “moderato”, sì di centro-destra ma non nemico del popolare Governo socialista in carica di Antonio Costa e in ogni caso lontano dai populismi, in primis da quello della nuova estrema destra portoghese, debuttante in un panorama politico dove l’estrema destra è sorta in ritardo, Chega!. Di conseguenza è stato deludente il risultato della candidata socialista, e molti anche a sinistra hanno votato per lo stesso Rebelo. Il Capo dello Stato in carica ha anche fatto scelte di immagine demagogiche come farsi fotografare al supermercato in fila come i comuni mortali, rinunciare alle scorte e alle residenze ufficiali, pranzare con i senzatetto, permettere
In tutti i distretti portoghesi, ha primeggiato Rebelo de Sousa – (in azzurro). Tuttavia, è interessante osservare il secondo arrivato per distretto, segnalato con un ovale. I socialisti riescono ad arrivare secondi solo nelle regioni costiere e nelle grandi città (Lisbona, Porto, Coimbra), mentre nell’entroterra l’estrema destra avanza a passi lunghi e improvvidi, così come a Madeira.
selfie a tutti gli ammiratori e cose del genere. Un’immagine da Gianni Morandi con saudade che ha certamente facilitato la sua rielezione.
Altre notizie:
ESTONIA – E’ caduto il Governo presieduto da Juri Ratas, centrista pro-Russia, uomo per tutte le stagioni, e l’estrema destra. Troppo forti le pressioni a seguito dello scandalo emerso rispetto a presunte donazioni private al partito in cambio di favori politici. Nulla di che in Paesi come il nostro, ma in Estonia questo conta, e a ciò si aggiungono le diverse dimissioni di membri della maggioranza dovute a varie ragioni, tra cui le figuracce internazionali dell’estrema destra filo-trumpiana di EKRE (a novembre il leader del partito aveva definito le elezioni USA truccate). Si forma quindi un governo europeista formato dalla liberale Kaja Kallas, figlia dell’ex Primo Ministro ed ex commissario europeo Siim Kallas, leader del Partito delle Riforme, primo arrivato alle ultime elezioni ma defraudato dal governo a causa dell’accordo tra Ratas ed EKRE. Ora con il Partito di Centro di Ratas, la Kallas ha formato un’alleanza di Governo, nonostante la forte opposizione di questi ultimi due anni. Del resto, come si è visto anche in Italia, il bisogno dei numeri in Parlamento comporta la necessità di ingoiare bocconi amari. USA – Beh, Joe Biden si è insediato come Presidente degli Stati Uniti.
Per questa settimana è tutto, alle prossime elezioni!
Skorpios
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