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di Skorpios
CIPRO
Alle elezioni presidenziali a Cipro è tornato a vincere il Presidente uscente Nicos Anastasiades.
L’affluenza è stata abbastanza buona (73,97 degli aventi diritto) ma in calo di quasi 9 punti dalle elezioni del 2013.
Il successo di Anastasiades nella piccola repubblica presidenziale insulare è strabiliante, e questo sotto diversi punto di vista.
Punto 1) Le alleanze: Anastasiades perde 10 punti dalle ultime elezioni, ma, in quell’occasione, era supportato anche dai centristi conservatori (che senza nessuna ragione minimamente razionale aderiscono al S&D al Parlamento Europeo) di DIKO. DIKO ha però tolto il supporto al Presidente uscente, e ha fatto un miracolo: ha sia ottenuto una percentuale ragguardevole, pur non arrivando al risultato (sperato) di accedere al secondo turno; sia, d’altra parte, non ha evitato che il centrodestra del Presidente uscente limitasse le sue perdite a soli 10 punti. Al secondo turno, i voti di DIKO si sono in parte buttati su Anastasiades, e tanto è bastato per garantirgli la vittoria.
Punto 2) Le politiche: Anastasiades aveva promesso, alle elezioni del 2013, di abbassare le tasse. Ma così non è stato, anzi: per evitare il disastro, Anastasiades ha posto in essere, appena eletto, un temutissimo prelievo forzoso dai conti bancari. Qualcosa che avrebbe fatto impallidire e distruggere ogni possibilità di rielezione in altri Paesi, Italia compresa. Non a Cipro.
Anastasiades, settantaquattro anni, è un grande fautore dell’unione tra Cipro Nord e Cipro Sud, e del piano delle Nazioni Unite per la riunificazione. E’ così che nel 2015 ha iniziato delle intense negoziazioni con l’omologo nord-cipriota Mustafa Akinci. Ma senza esito: nel 2017 i due hanno litigato e i negoziati si sono interrotti. A far scattare la scintilla, le insistenze del Nord per il mantenimento di un contingente turco nel Paese. Una proposta (evidentemente) inaccettabile per Nicosia. A complicare il tutto, le recenti elezioni parlamentari a Cipro Nord (che comunque resta una Repubblica presidenziale), dove a vincere è stato il Partito dell’Unità Nazionale, conservatore e anti-unificazione. A quanto pare la cosa sembra rimandata a data da destinarsi (forse, all’anno del mai).
I comunisti di AKEL guadagnano sololeggermente: Stavros Malas, già perdente nel 2013, ex Ministro della Salute e funzionario europeo, non viene rimpiazzato. L’AKEL si fa del male da solo, candida il cavallo che si rivelò sbagliato, e finisce sotto al secondo turno.
“Boom dell’ultradestra”? Non c’è nessun boom, però i neofascisti di Christou entrano per la prima volta tra i big four della politica cipriota, con un 5,65% tutto guadagnato. Secondo quanto dichiarato dalla stessa organizzazione greca, Alba Dorata finanzia direttamente ELAM, e raccoglie così l’odio anti-turco che persiste nella parte meridionale del Paese.
Un altro governo di centro-destra incontrastato in quest’Unione Europea dove la sinistra e la socialdemocrazia restano sempre più ai margini.
Altre notizie:
– Presidenziali in corso: in Finlandia stravince, già al primo turno, l’uscente di centro-destra (ma, moderato, e che attira anche simpatie da centro-sinistra), Sauli Niinisto. In Repubblica Ceca, in un testa a testa di fuoco, la spunta l’uscente Milos Zeman. Andrej Babis può tirare un sospiro di sollievo; dopo la mancata fiducia in Parlamento, Zeman (filorusso e piuttosto rossobruno) ha già promesso che gli assicurerà una seconda occasione, nonostante il rischio di lasciare il Paese nuovamente bloccato.
Per questa settimana è tutto. A gennaio non si sono svolte tornate elettorali di rilievo; quest’anno appare molto povero, elettoralmente, rispetto al 2017. Ma saremo sempre qui, anche in questi tempi di tumultuosa campagna elettorale nel nostro Paese.
Alla prossima elezione!
by Skorpios
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