Il Kosovo torna a far parlare di sé. I cittadini della piccola nazione balcanica infatti tornano alle urne domenica 6 ottobre per rinnovare con 2 anni di anticipo i 120 membri dell’Assemblea del Kosovo, il parlamento nazionale. Le elezioni anticipate sono dovute alla crisi politica iniziata con le dimissioni del premier Ramush Haradinaj, formalizzate il 19 luglio scorso. L’ex primo ministro ha lasciato l’incarico dopo essere stato convocato dal Kosovo specialist chambers, un tribunale speciale del sistema giudiziario kosovaro con sede all’Aia. Questo organo giudiziario indaga sui crimini di guerra commessi nel corso del conflitto in Kosovo. Non essendoci stato nessun accordo tra i partiti della maggioranza di governo per un nuovo primo ministro, il presidente della repubblica Hashim Thaçi ha sciolto il parlamento e indetto nuove elezioni.
IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE
Il Kosovo è un territorio conteso riconosciuto da 112 su 193 (58%) Stati membri delle Nazioni Unite come stato indipendente “de facto” tuttaivia situato “de jure” all’interno della Serbia. Istituzionalmente è una repubblica democratica parlamentare multipartitica. Il presidente della repubblica (Presidenti) è il capo dello stato e il Primo Ministro (Kryeministri) è il capo del governo.
Il potere esecutivo è esercitato dal governo (Qeveria), presieduto dal Primo Ministro.Il potere legislativo è attribuito sia al potere esecutivo che al parlamento monocamerale, l’Assemblea del Kosovo (Kuvendi).La magistratura è indipendente dal potere esecutivo e legislativo.
Il presidente della repubblica è eletto dal parlamento con voto segreto ogni 5 anni. L’elezione richiede la maggioranza dei due terzi dei parlamentari. Se dopo le prime due votazioni nessun candidato è stato eletto, dalla terza votazione in poi basta la maggioranza assoluta. Il mandato è rinnovabile solo una volta. Il Primo Ministro è nominato dal Presidente e approvato dal parlamento.
L’Assemblea del Kosovo è formata da 120 deputati, eletti ogni 4 anni. 100 di questi sono eletti con sistema proporzionale con voto di preferenza, con sbarramento nazionale al 5%. I rimanenti venti solo destinati alle minoranze etnico-linguistiche presenti nel paese, allocate come segue: 10 per la minoranza serba, 4 per le minoranze zingare (romanì, ashkali e egiziani), 3 per la minoranza bosniaca, 2 per quella turca, e 1 per quella dei Gorani.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.
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