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Il Giramondo – Elezioni in Romania: lo spettro dell’estrema destra corre su TikTok

File:Flag of Romania.svg

Domenica 1 dicembre si terranno le elezioni parlamentari in Romania. per rinnovare completamente i 330 seggi della Camera dei Deputati e i 136 del Senato.

L’attuale governo rumeno è formato dalla cosiddetta “Coalizione  Nazionale Rumena” (CNR) , un’alleanza tra il Partito Socialdemocratico (PSD), di centrosinistra, e il Partito Nazionale Liberale (PNL) di centrodestra. Dal 2021 al 2023 faceva parte della coalizione anche l’Unione Democratica Magiara di Romania (UDMR), che rappresenta gli interessi della minoranza ungherese. Dal maggio 2023 primo ministro è Marcel Ciolacu, leader del PSD.

I principali partiti di opposizione sono l’Unione per la Salvezza della Romania (USR), liberali europeisti e l’Alleanza per l’Unione della Romania (AUR), nazionalisti di destra guidati da George Simion.

Alla vigilia delle elezioni presidenziali, i sondaggi prevedevano che in testa sarebbe arrivato il primo ministro Ciolacu, il quale sarebbe poi uscito vincitore dal ballottaggio contro George Simion.  Quello che è emerso dalle elezioni invece è stata la vittoria clamorosa del politico nazionalista di estrema destra Călin Georgescu, che ha ottenuto il 22% dei voti, il quale al ballottaggio affronterà la candidata dell’URS Elena Lasconi, che ha ottenuto il 19% superando sia Ciolacu che Simion, i quali sono stati  esclusi dal ballottaggio.

Bisogna adesso capire se la sorprendente vittoria di un candidato di estrema destra al primo turno delle elezioni presidenziali sia stata una anomalia oppure se faccia parte di una tendenza più ampia che potrebbe spostare la Romania, membro della UE e della NATO verso l’estrema destra illiberale anti-europea e filo-russa.

Georgescu, politico populista No-Vax, ammiratore del presidente russo Vladimir Putin,  è praticamente comparso dal nulla (la maggior parte dei sondaggi non lo considerava neppure) ed è arrivato in testa grazie a una campagna TikTok di straordinario successo, che ha suscitato sospetti di illecite interferenze elettorali e scatenato allarmi da parte dei politici rivali sull’influenza russa.

I video di Georgescu su Tiktok sono stranamente divenuti virali, apparivano alla maggior parte degli utenti di TikTok, anche quelli che non erano interessati alla politica. I temi principali della campagna di Georgescu avevano un chiaro messaggio populista: citava i valori cristiani tradizionali, si impegnava a difendere le persone escluse economicamente e affermava che avrebbe reso la Romania più autosufficiente in settori come l’alimentazione e l’energia.

Il successo di Georgescu potrebbe far aumentare nettamente i consensi per i partiti della destra nazionalista.  AUR, nonostante lo avesse osteggiano al primo turno, ha promesso di appoggiarlo al secondo per contrastare quella che definiscono “ideologia liberale” portata avanti da Lasconi. Anche SOS Romania, un piccolo partito di estrema destra ultranazionalista, antisemita, No-Vax e filorusso, che lo ha appoggiato fin dall’inizio, potrebbe aumentare i proprio consensi e  riuscire ad entrare in parlamento.

Se AUR dovesse arrivare in testa alle preferenze potrebbe cercare di formare un governo di minoranza con altri partiti di estrema destra come SOS Romania. Tuttavia i partiti tradizionali (PSD e PNL), che vedono ridursi la propria base elettorale a causa del sentimento  “anti-establishment” di buona parte dell’elettorato, potrebbero essere riluttanti a creare un’alleanza con l’estrema destra..

Il risultato di queste elezioni dipenderà dalla capacità dei rumeni di prendere sul serio gli avvertimenti dei partiti politici tradizionali secondo cui il primo turno delle elezioni presidenziali è stato alterato in maniera illecita.

La candidata riformista alla presidenza Elena Lasconi, che affronterà Georgescu al ballottaggio, ha affermato che i rumeni dovranno affrontare una “lotta esistenziale” per la loro democrazia e che Georgescu e l’estrema destra potrebbero spingere il paese verso la Russia, trasformando la Romania in un regime illiberale autoritario.

Anche le autorità nazionali rumene sostengono che le elezioni sono state oggetto di un attacco informatico che coinvolgerebbe  i servizi segreti russi. In una mossa senza precedenti, giovedì la Corte costituzionale ha ordinato un riconteggio dei voti.  Per complicare ulteriormente le cose, venerdì i giudici si riuniranno di nuovo per decidere se annullare del tutto il primo turno presidenziale, a causa di un ricorso secondo cui i voti per un candidato che si era ritirato una settimana prima delle elezioni sono stati trasferiti illecitamente a Lasconi, la quale ha descritto la decisione del tribunale di riconteggiare le schede come un disperato tentativo dei partiti tradizionali (PSD e PNL) di rimanere al potere.

Quello che sta accadendo alla Romania  è la crisi peggiore del suo sistema democratico dalla fine del regime comunista di Ceausescu. Questo mentre una Europa debole e divisa,  sempre più in balia di partiti populisti di destra ed estrema destra, deve affrontare la sfida militare della Russia, la sfida economica della Cina, e l’isolazionismo politico, economico e militare della presidenza Trump.

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

File:Coat of arms of Romania.svgLa Romania è una repubblica democratica rappresentativa semipresidenziale in cui il primo ministro è il capo del governo mentre il presidente rappresenta il paese a livello internazionale, firma i decreti governativi, approva leggi e le nomine promulgate dal parlamento. La Romania ha un sistema multipartitico, dove il potere legislativo conferito al governo e alle due Camere del Parlamento: la Camera dei Deputati e il Senato. La magistratura è indipendente dall’esecutivo e dal legislatore.  La Romania è uno dei pochi paesi al mondo, assieme all’Italia, ad avere un parlamento perfettamente bicamerale, dove ogni singolo provvedimento deve passare sia dalla Camera che dal Senato per essere approvato.

Il Presidente è eletto direttamente dal popolo per un mandato di cinque anni, rinnovabile una volta. Le elezioni presidenziali si svolgono in una versione modificata del sistema a due turni . Se partecipa oltre la metà degli elettori, un candidato deve ottenere la maggioranza dei voti totali validi per vincere le elezioni al primo turno. Se partecipa meno della metà, un candidato può vincere anche con la maggioranza relativa, a condizione che ottenga almeno un terzo dei voti totali. Se il primo turno non produce un presidente, si tiene un ballottaggio tra i primi due classificati.

Il Presidente nomina il Primo Ministro e, su indicazione di quest’ultimo, i ministri del governo, che deve tuttavia  essere confermato dal parlamento.

La Camera dei Deputati e il Senato vengono rinnovati ogni 4 anni.  Il sistema elettorale è in gran parte proporzionale.  Sia i 330 deputati che i 138 senatori  sono eletti in 43 collegi plurinominale con sistema proporzionale e con una soglia di rappresentanza del 5% nazionale (o del 20% in almeno 4 circoscrizioni). I 43 collegi rappresentano le 41 contee rumene, la città di Bucarest e i rumeni all’estero. Dei 330 seggi della Camera, 18  sono destinati ai partiti che rappresentano le varie minoranze etniche del paese.

 

Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Romania è una cosiddetta “Democrazia Imperfetta”, al livello di paesi tipo  Croazia, Bulgaria, Repubblica Dominicana e Mongolia.

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici rumeni e gli ultimi sondaggi.

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