I cittadini della repubblica sono chiamati alle urne l’8 e il 9 ottobre per rinnovare i 200 seggi della Camera dei Deputati, la camera bassa del parlamento ceco.
A seguito delle elezioni del 2017 , la Repubblica Ceca è stata guidata da un governo di minoranza composto da ANO 2011 (populisti di centro), guidato dal primo ministro Andrej Babiš , e dal Partito socialdemocratico (ČSSD), guidato dal ministro degli Interni Jan Hamáček , con il sostegno del Partito comunista . Il più grande partito di opposizione è il Partito Democratico Civico (ODS, conservatori euroscettici) seguito dal Partito Pirata Ceco . Altri partiti alla Camera dei deputati includono SPD (destra populista xenofoba), TOP 09 (liberalconservatori europeisti) , STAN (partito dei sindaci, centrodestra europeista) e KDU-ČSL (democristiani).
Andrej Babiš è di nuovo in corsa come leader dell’ANO 2011 , e i principali partiti parlamentari di opposizione hanno formato due alleanze elettorali, SPOLU (formato da ODS, TOP 09 e KDU-ČSL) e Pirati e Sindaci (Partito Pirata e STAN).
All’inizio dell’anno, sembrava che la politica ceca si stesse dirigendo verso un grande sconvolgimento elettorale, con quasi tutti i sondaggi che davano in vantaggio la coalizione di opposizione guidata dal Partito dei Pirati, gli ultimi sondaggi tuttavia mostrano una ripresa del partito di governo ANO 2011, che nonostante vari scandali politici, sembra avere avuto un aumento dei consensi grazie alla sua gestione della pandemia di COVID-19.
All’inizio del 2021 infatti la Repubblica Ceca aveva uno dei tassi pro capite di infezione da COVID-19 più alti al mondo. Tuttavia, dopo l’imposizione di severe restrizioni e la normalizzazione della campagna di vaccinazione del paese, alla fine di agosto la situazione era quasi normalizzata. Anche il recente aumento delle pensioni ha influito sulla popolarità del governo.
Buona parte dei media (alcuni dei quali di proprietà di Babis) hanno accusato il Partito Pirata di essere troppo “amichevole” nei confronti dell’immigrazione e troppo “globalista”, in contrasto con le “tradizioni ceche”.
Tuttavia se anche il partito di Babis dovesse arrivare in testa alle elezioni, avrà notevoli problemi a trovare alleati per governare, considerando che l’attuale maggioranza di governo è in netto calo nelle intenzioni di voto. ANO 2011 potrebbe cercare un accordo con l’estrema destra di SPD o addirittura con i conservatori euroscettici di ODS, i quali tuttavia non accetterebbero di nuovo Babis come primo ministro.
Il possibile ritiro di Babis dalla carica di primo ministro è l’altra incognita di queste elezioni. Si dice che Babis preferirebbe abbandonare la guida del governo per preparare una sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2023, ma molti più urgenti sono i suoi interessi economici. Babis infatti è uno degli uomini più ricchi del paese, grazie al suo vasto conglomerato del Gruppo Agrofert. Dal 2015, è indagato dalle autorità locali oltre che da investigatori europei per presunta corruzione e frode ai sussidi comunitari. Questo potrebbe costringere il conglomerato Agrofert a restituire tutti i sussidi UE concessi dopo febbraio 2017, che si attestano a circa 11 milioni di euro.
A luglio, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che i 7 miliardi di euro di sovvenzioni che l’UE ha stanziato per la Repubblica ceca nell’ambito del pacchetto di recupero COVID di Bruxelles potrebbero essere bloccati a causa delle indagini sul presunto caso di Babis. Se fosse confermato che Babis ha usato il suo potere politico per aiutare le sue aziende, Babis potrebbe dimettersi da primo ministro in cambio di un nuovo governo che non indaghi sulla miriade di accuse di corruzione mosse contro di lui e le sue aziende. Questo potrebbe essere l’elemento decisivo per le possibili discussioni post-elettorali tra l’ANO e l’ODS.
Tutto sommato, l’incognita di queste elezioni potrebbe quindi non riguardare tanto chi arriverà in testa nel giorno del voto ma cosa succederà nei retroscena di Praga nei giorni successivi al ballottaggio.
IL SISTEMA POLITICO – ELETTORALE
La Repubblica Ceca è una repubblica unitaria costituzionale parlamentare , in cui il presidente è il capo dello stato , mentre il primo ministro funge da capo del governo in un sistema multipartitico . Il potere esecutivo è esercitato dal governo, che rispondere alla Camera dei Deputati. Il potere legislativo è conferito al parlamento bicamerale, formato dal Senato e dalla Camera dei Deputati. La magistratura è indipendente dall’esecutivo e dal legislatore.
Il Presidente della Repubblica Ceca ha un potere di veto, sulle leggi emanate dal Parlamento e può sciogliere la camera dei deputati fissando le nuove elezioni entro 60 giorni. È anche il capo supremo delle forze armate, ha il potere di nominare i giudici della Corte suprema e i membri della Banca nazionale della Repubblica Ceca.
Il Presidente viene eletto direttamente dai cittadini per un mandato di 5 anni rinnovabile una volta.
La Camera dei Deputati è formata da 200 membri, eletti per un periodo di 4 anni con metodo proporzionale in 14 collegi plurinominali con una soglia elettorale nazionale del 5% per essere rappresentati in parlamento. Il Senato ha 81 membri, eletti per sei anni, rinnovati ogni due anni per un terzo, in circoscrizioni uninominali con sistema maggioritario a due turni. Il Senato puo’ respingere (al massimo una volta) una proposte di legge approvate dalla Camera dei Deputati. Il Senato non vota il bilancio del paese e non dà la fiducia al governo.
Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Repubblica Ceca è una cosiddetta “Democrazia Imperfetta”, al livello di paesi tipo Italia, Malta, Botswana e Capo Verde.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.
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