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IL GIRAMONDO – Elezioni nella Repubblica Dominicana

LA STORIA POLITICA

 

La Repubblica Dominicana, in passato colonia spagnola dell’Isola di Hispaniola ,  dal 1844 quando, dopo che per 22 anni era stata invasa da Haiti,  un movimento di sollevazione popolare guidato da Juan Pablo Duarte, Francisco del Rosario Sànchez e Matías Ramón Mella portò all’indipendenza della parte orientale dell’Isola con il nome di Repubblica Dominicana. Il nascente stato si dibatteva tra quelli che volevano l’indipendenza assoluta e quelli che preferivano l’opzione di protettorato di una nazione sviluppata. Nel 1860 il presidente dominicano Pedro Santana firmò un trattato di riammissione alla Spagna (1861). Tale trattato provocò la sollevazione di alcuni generali e l’inizio di una guerra definita di Restaurazione e conclusa con una nuova indipendenza nel 1863 e la nascita di quella che fu chiamata Seconda Repubblica Dominicana.

A partire dal 1863 la Repubblica fu retta per alcuni anni da presidenti eletti formalmente in maniera democratica, fra i quali Francisco Gregorio Billini, anche se questi erano rappresentativi di una oligarchia legata a potenti famiglie di prorietari terrieri.  Nel 1916 a causa dell’insolvenza nel debito estero verso gli Stati Uniti d’America, ma soprattutto per difendere gli interessi nordamericani legati alle coltivazioni di canna da zucchero, il governo USA attuò un’occupazione militare dell’isola. L’occupazione ebbe termine nel 1924 , con la nascita della cosiddetta Terza Repubblica e l’elezione democratica del presidente  Horacio Vásquez. Tuttavia nel 1930 un colpo di stato militare, appoggiato dagli USA portò al potere il dittatore Rafael Leónidas Trujillo che si prese cura di difendere gli interessi economici americani. La dittatura di Trujillo  è durata fino al 1961, durante i quali il paese  fu un regime a partito unico. Nel 1937 Trujillo, in cerca di popolarità, ordinò l’uccisione di 18.000 haitiani che vivevano nelle zone di frontiera dominicana e fece passare il massacro come una rivolta del popolo dominicano. Da quel momento iniziò una campagna di “dominicanizzazione” della frontiera promuovendo la ripopolazione della zona con famiglie dominicane, a cui si consegnavano terre, e la creazione di nuove province. Trujillo cambiò nome anche a diverse città, tra le quali la capitale stessa, diventata Ciudad Trujillo, e San Cristóbal, ridenominata Ciudad Benemérita.

Alla morte del dittatore, ucciso da un colpo di stato il 30 maggio 1961, il suo braccio destro Joaquín Balaguer Ricardo tentò di rimanere al potere, ma cedette alle pressioni internazionali e fu costretto ad indire libere elezioni, che furono vinte da Juan Bosch Gaviño, fondatore del Partido Revolucionario Dominicano (PRD), formazione di ispirazione socialista nata in esilio durante la dittatura. Le sue posizioni, ritenute politicamente inaccettabili dagli ambienti conservatori dominicani, portarono alla sua deposizione nel settembre 1963 da parte di un colpo di stato dei militari; la giunta che lo sostituì al potere rimase in sella fino all’aprile 1965, quando un vasto ammutinamento militare orchestrato da ufficiali di basso grado solidali con le idee di Bosch diede il via a una violenta guerra civile: i sostenitori di Bosch presero il nome di “costituzionalisti”, mentre i militari formarono la fazione dei “lealisti”. Davanti al collasso della nazione e al pericolo che elementi comunisti si infiltrassero nel movimento costituzionalista, il presidente Lyndon B. Johnson ordinò lo sbarco di truppe statunitensi a Santo Domingo (operazione Power Pack); le forze statunitensi, poi affiancate da una missione di pace dell’Organizzazione degli Stati americani, ristabilirono l’ordine e favorirono l’elezione alla presidenza nel giugno 1966 del conservatore Joaquín Balaguer che sarebbe rimasto in carica fino al 1978, venendo eletto presidente per tre volte di fila.

Balaguer fu sconfitto nelle elezioni del 1978 da Antonio Guzmán Fernández, del Partido Revolucionario Dominicano (PRD) allora all’opposizione. Fu la prima elezione dominicana in cui si effettuò un cambio di governo in modo pacifico. La presidenza Guzmán si caratterizzò per essere uno dei periodi più liberali nella storia della Repubblica Dominicana, ma terminò drammaticamente con il suicidio di Guzmán nel 1982.  Il PRD rimase al governo fino al ritorno di Balaguer nel 1986 a capo del Partito Riformista Sociale Cristiano (PSC, cristiano-conservatore)  Balaguer governò per dieci anni, venendo rieletto in due elezioni, nel 1990 e nel 1994, svoltesi in un clima di violenza e intimidazione verso l’opposizione. Nel 1996 ormai vecchio e malato,   Balaguer acconsentì dietro la pressione internazionale, in particolare del governo USA guidato da Bill Clinton, a ritirarsi dalla presidenza ed organizzare nuove elezioni nel 1996 che furono vinte da Leonel Fernández, del Partito della Liberazione Dominicana (PLD), formazione di centrosinistra, il quale riuscì ad essere eletto proprio grazie ad un’accordo elettorale con Balaguer. Il primo punto all’ordine del giorno del presidente fu la vendita parziale di alcune imprese statali. Fernández venne elogiato per aver posto fine a decenni di isolazionismo e aver migliorato i legami con gli altri paesi dei Caraibi, ma fu criticato per non aver combattuto la corruzione o alleviato la povertà che colpiva il 60% della popolazione.

Nelle elezioni del 2000, il candidato di centrosinistra Hipólito Mejía del PRD fu eletto presidente grazie al malcontento popolare contro il presidente Leonel Fernández per le interruzioni di corrente nel settore elettrico recentemente privatizzato. La sua presidenza vide una forte inflazione e un crollo del peso dominicano nel 2003 a causa del fallimento di tre delle principali banche commerciali del paese dovuto delle cattive politiche dei principali manager. Nel periodo che gli restava da presidente si adoperò per salvare la maggior parte dei risparmiatori delle banche fallite, evitando una grave crisi. Il cambio scese da circa 16 pesos dominicani a 1 dollaro statunitense a circa 60 DOP per 1 dollaro USA. Nelle elezioni presidenziali del maggio 2004, Hipólito Mejía fu sconfitto dall’ex presidente Leonel Fernández che ottenne quindi un secondo mandato.

Una volta rieletto Fernández istituì  misure di austerità per svalutare il Peso e salvare il paese dalla crisi economica, riuscendo a far risollevare le finanze del paese.  Questo consentì a Fernández di essere rieletto per un terzo mandato nel 2008.  Nel 2012 il PLD fu nuovamente vincitore delle elezioni, facendo eleggere alla presidenza Danilo Medina.  Quest’ultimo iniziò  il suo mandato con una serie di controverse riforme fiscali per far fronte alla difficile situazione economica del governo ereditata dal governo precedente.  Nel 2016,  Medina fu rieletto per un secondo mandato.

Nel 2020 Luis Abinader, il candidato  del Partito Rivoluzionario Moderno (PRM) di centrosinistra, nato pochi anni prima da una scissione del PRD,  ha vinto le elezioni ed è diventato il nuovo presidente, ponendo fine ai 16 anni ininterrotti di governo del PLD.]

 

Nelle prossime pagine,  gli sviluppi politici recenti, gli ultimi risultati elettorali, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.

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