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Il Kosovo torna a far parlare di sé. I cittadini della piccola nazione balcanica infatti tornano alle urne domenica 14 febbraio per rinnovare con 2 anni di anticipo i 120 membri dell’Assemblea del Kosovo, il parlamento nazionale. Le elezioni anticipate sono state innescate nel dicembre 2020, quando la Corte costituzionale del Kosovo ha stabilito che il governo di coalizione guidato dalla Lega Democratica del Kosovo del primo ministro Avdullah Hoti era illegittimo perché era entrato in carica con l’aiuto di un voto non valido espresso da un parlamentare con una condanna penale.
La commissione elettorale centrale ha sancito la partecipazione al voto di 21 partiti politici, due coalizioni e cinque liste civiche. Gli ultimi sondaggi danno per favorito il movimento di sinistra nazionalista ‘Autodeterminazione’ (Vetevendosje, VV), schierato all’opposizione, che tuttavia si è visto escludere dalla propria lista il suo leader Albin Kurti, sulla base di una legge che vieta la candidatura di chiunque abbia subito una condanna penale negli ultimi tre anni. Kurti è stato condannato nel 2018 per le continue intemperanze messe in atto nell’aula del parlamento, compreso il lancio di un candelotto di gas lacrimogeno, per impedire l’adozione di leggi da lui ritenute ostili agli interessi del Kosovo.
Le minoranze etniche hanno diritto a 20 seggi in parlamento, dieci dei quali spettano alla minoranza serba, la quale è attualmente rappresentata in parlamento dalla Lista Serba, strettamente legato alla Partito Progressista Serbo al potere a Belgrado. I quasi 1,8 milioni di elettori potranno votare in oltre 2mila seggi.
Appelli alla correttezza e a un voto libero e democratico sono giunti dai maggiori Paesi occidentali che riconoscono l’indipendenza del Kosovo e dalle organizzazioni internazionali presenti sul suo territorio. La Serbia non riconosce l’indipendenza di quella che continua a considerare una sua provincia meridionale a maggioranza albanese.
Il Kosovo è un territorio conteso riconosciuto da 98 su 193 (51%) Stati membri delle Nazioni Unite come stato indipendente “de facto” tuttavia situato “de jure” all’interno della Serbia. Istituzionalmente è una repubblica democratica parlamentare multipartitica. Il presidente della repubblica (Presidenti) è il capo dello stato e il Primo Ministro (Kryeministri) è il capo del governo.
Il potere esecutivo è esercitato dal governo (Qeveria), presieduto dal Primo Ministro. Il potere legislativo è attribuito sia al potere esecutivo che al parlamento monocamerale, l’Assemblea del Kosovo (Kuvendi). La magistratura è indipendente dal potere esecutivo e legislativo.
Il presidente della repubblica è eletto dal parlamento con voto segreto ogni 5 anni. L’elezione richiede la maggioranza dei due terzi dei parlamentari. Se dopo le prime due votazioni nessun candidato è stato eletto, dalla terza votazione in poi basta la maggioranza assoluta. Il mandato è rinnovabile solo una volta. Il Primo Ministro è nominato dal Presidente e approvato dal parlamento.
L’Assemblea del Kosovo è formata da 120 deputati, eletti ogni 4 anni. 100 di questi sono eletti con sistema proporzionale con voto di preferenza, con sbarramento nazionale al 5%. I rimanenti 20 solo destinati alle minoranze etnico-linguistiche presenti nel paese, allocate come segue: 10 per la minoranza serba, 4 per le minoranze zingare (romanì, ashkali e egiziani), 3 per la minoranza bosniaca, 2 per quella turca, e 1 per quella dei Gorani.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.
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