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IL MAPPAMONDO – Bramata dalla Russia e snobbata dall’UE, la Macedonia (del Nord) guarda all’Albania e va verso un nuovo governo Zaev

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La ripartizione del voto indica, per ovvi motivi, un maggiore supporto dei partiti filo-albanesi e del SDSM nelle zone vicino all’Albania e al Kosovo, in cui è fortemente presente il gruppo etnico albanese, il secondo del Paese dopo i Macedoni. VMRO-DPMNE ottengono maggiori consensi nelle aree confinanti con Serbia e Bulgaria. A Sud e a Ovest è presente per altro anche il terzo gruppo etnico del Paese, i Turchi. Alle elezioni era presente (con risultati esigui) anche un partito in rappresentanza della minoranza Rom.

Entrambi i partiti principali, tuttavia, hanno subito un calo non indifferente, segno che i Macedoni si sono un po’ stufati della tragicommedia Russia vs UE, e guardano a nuovi orizzonti. Quali?
In grande spolvero, sono i partiti filo-albanesi. Il rapporto con l’Albania, un tempo tumultuoso, era notevolmente migliorato con il governo di Zaev, per altro appoggiato da questi stessi partiti, tant’è che l’VMRO aveva accusato il Primo Ministro di essere pagato da Tirana.

Probabilmente, invece, i Macedoni sono arrivati alla conclusione che l’unione fa la forza, ai fini dell’ingresso in UE. Tirana certo non pare dispiaciuta, anzi. Mediaticamente significativo che oggi la cantante anglo-albanese Dua Lipa (facendo arrabbiare Serbia) in un tweet abbia inserito oltre al Kosovo, al Montenegro e addirittura all’Epiro greco, anche la Macedonia come parte di una nuova “Grande Albania”. Ad oggi appare un progetto impossibile ma, un domani, chissà.

Nel frattempo, per la formazione del governo, si è capito che almeno uno dei due partiti filo-albanesi dovrà essere incluso e sarà determinante. Tanto determinante che il DUI ha condizionato il proprio appoggio a un Primo Ministro di etnia albanese. Entrambe le formazioni, DUI e Alleanza degli Albanesi, avevano votato la fiducia al primo governo Zaev. Ma i filo-albanesi non sono uniti: DUI e Alleanza degli Albanesi litigano, accusandosi rispettivamente di dividere il fronte vicino a Tirana e di frode elettorale. I socialdemocratici e Alleanza degli Albanesi insieme arriverebbero a 58 seggi, insufficienti per raggiungere la maggioranza (61 su un totale di 120 parlamentari).

L’intenzione di Zaev è di formare il governo entro Ferragosto. Dopo il rifiuto dell’SDSM all’aut aut del Primo Ministro albanese, negli ultimi giorni il DUI si è reso ancora disponibile a discuterne. Anche perché le alternative non sono molte e, insieme, SDSM e DUI otterrebbero 61 seggi, il minimo per una maggioranza, che però permetterebbe a quest’ultimo partito di estromettere i rivali. Non c’è possibilità che Levica, il partito di estrema sinistra, riesca ad unirsi all’alleanza, dato che rifiuta l’inclusione nella NATO e appoggia la Serbia contro l’indipendenza kosovara.

I colloqui partiranno i primi giorni del mese a venire.

 

Altre notizie:
– SIRIA – 
Si sono svolte le elezioni parlamentari in Siria. Il partito Baath, di Bashar Al-Assad, ha ottenuto la maggioranza dei seggi come previsto. Non certo una sorpresa, trattandosi di regime autoritario. Interessante invece il dato dell’affluenza, in crollo del 33% nelle aree in cui si è votato (due terzi del Paese, atteso che il rimanente terzo si trova ad ora nelle mani dei ribelli o dei curdi del Rojava);
– SOMALIA – Perde la maggioranza in Parlamento, che lo sfiducia, il Primo Ministro Hassan A. Khaire, a capo del complicato governo del lacerato Paese del Corno d’Africa, ormai dal 2017. Il suo governo ha visto un disimpegno sempre maggiore del Kenya e delle forze AMISOM sul terreno di guerra, con relativa possibilità per Al Shabaab, che ormai controllava esigui kilometri di campagna, di riconquistare diverse zone, sempre interne, ma anche alcune cittadine, e così rafforzarsi oltre che rimanere imbattuta. Per altro il protagonismo di Khayre era malvisto sia dal Parlamento sia dall’interventista Presidente della Repubblica Mohamed A.M. Farmajo, molto popolare a Mogadiscio,,ma in rotta con i governi regionali. Il principale motivo di conflitto sta nel fatto che i governi regionali vogliono ancora organizzare elezioni indirette (in cui hanno un ruolo predominante le tribù), mentre Farmajo vorrebbe democratizzare il Paese e stabilire il principio “one person – one vote”. Khayre aveva promesso di adottare questa storica riforma; la promessa non è stata mantenuta, e lui è finito defenestrato. Il sostituito ancora non è stato scelto, ma i retroscena politici parlano già di una figura che potenzialmente viene dal mondo diplomatico, per consolidare i rapporti con l’Occidente e gli altri Paesi africani.
ESTATE CALDA per molti governi in tutto il mondo. Dal MALI, dove il Presidente Ibrahim Keita è accusato di non aver fatto abbastanza contro gli estremisti islamici, alla BULGARIA, in cui la politica corrotta del governo e il suo controllo dei media e dei servizi sono al centro di numerose manifestazioni di protesta, ad ISRAELE, in cui Netanyahu ha accusato gli oppositori di marxismo e di vicinanza al complotto dei giudici e ha fatto arrestare molti giovani in rivolta contro il governo di coalizione, alla THAILANDIA, con un’inaspettata rivolta giovanile contro il regime dittatoriale di Prayut Chan-o-cha. Qualcuno di questi “monarchi locali” alla fine cadrà? (Quasi) certamente no,, soprattutto se si parla degli ultimi tre. Ma nulla è impossibile.

Per questo mese non sono previste altre tornate elettorali. Un augurio di buona estate
Skorpios

 

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