Il mondo sta cambiando. Lentamente, ma sta cambiando.
Dalle primarie interne al Partito Democratico americano in poi abbiamo registrato un cambio di paradigma, un evidenziabile cambiamento nell’approccio alle informazioni, un drastico mutamento sull’approccio all’ascolto di quelle che dovrebbero essere le fonti più autorevoli della nostra società, nonché un incremento della popolarità e della notorietà di tantissimi – forse troppi – uomini di scienza. La Pandemia sembra decretare, nuovamente, e forse solo per il momento, il primato della Scienza Medica e, di riflesso, di tutte le altre discipline scientifiche.
Gli scienziati, i professori, gli esperti, se si pensa solo a una manciata di mesi fa, non vengono più vissuti in tutto il loro grigiore. Non vengono più percepiti come boriosi o saccenti anzi molti di loro hanno ricevuto una consacrazione mediatica senza precedenti, ed alcuni sono diventati autentiche celebrità. Una rivincita alla quale avrebbe voluto assistere il nostro Umberto Eco.
Essi continuano a parlare, come sempre, al cuore, ma questa volta sembra che il cuore sia pronto ad ascoltare. Sempre più ampie maggioranze di cittadini in giro per il nostro Pianeta stanno, per così dire, smettendo di inseguire santoni dal rimedio facile, o politici con la propensione alla iper-semplificazione. Intendiamoci: non cambiamenti drastici, nemmeno univoci o unilaterali, ma un lento e persistente spostamento verso tutte quelle Forze Politiche che antepongono le evidenze scientifiche al sensazionalismo da Campagna Elettorale permanente. E laddove determinati partiti un tempo, pochissimo tempo fa, spiccatamente ultra-conservatori tengono il passo, vi è anche in questo caso un lento riposizionamento verso letture politiche più moderate.
La presente analisi politico-elettorale non vuole esser assolutamente un vuoto elogio dello scientismo, né tantomeno un tentativo di effettuare desueta retorica della competenza, tutta da dimostrare, certificare e verificare. Si tratta, piuttosto, d’una presa di coscienza, di consapevolezza atta a tutelare la salute e – soprattutto – la vita umana. Consapevolezza che passa per un ridimensionamento della ‘politica champagne’, e per un ritorno – considerate le circostanze -, ad un pizzico di serietà in più, ai programmi, alle proposte, alle tematiche che per davvero possono cambiare in meglio la vita di una umanità a dir poco provata dopo mesi di restrizioni vissute, ciò nondimeno, in condizioni climatiche sempre più estreme e nel bel mezzo di una crisi economica che ha colpito, come sempre più spesso accade, soprattutto le fasce meno abbienti della popolazione mondiale.
Solo fino a pochi mesi fa era presente una narrazione che sosteneva come il lockdown dovesse favorire di gran lunga le Compagini di Governo ed i Presidenti alle prese con la gestione di tale immane tragedia, ma così non è stato, non ovunque almeno.
Si pensava che i cittadini avrebbero empatizzato con i propri governanti quasi a prescindere, ma così – repetita iuvant – non è stato. Basti pensare agli Stati Uniti d’America, con l’eclatante sconfitta di Donald Trump, alle dimissioni in Giappone del Premier Liberal-Conservatore Yoshihide Suga, al (piccolo) ridimensionamento del partito di Vladimir Putin ‘Russia Unita’ alle ultime Elezioni Legislative, al calo di consensi che sta colpendo il Conservatore Boris Johnson.
Il tutto farcito con il pesante calo della CDU di Armin Laschet in Germania. CDU che, tuttavia, ha ancora ampi margini per un recupero in extremis nella sempre più serrata corsa al Bundestag.
Una corsa che, contrariamente al passato, ha visto trend velocissimi: solo 6 mesi fa la CDU aveva oltre 20 punti di vantaggio sull’SPD, che invece recentemente è passata in testa di anche 5-7 punti. Negli ultimi giorni sembra invece che la tendenza si sia nuovamente invertita, seppur in maniera meno netta. La vittoria dell’SPD non è più assolutamente così sicura (alcuni Istituti rilevano ora solo 2-3 punti di margine).
Una Campagna Elettorale per la quale ogni giorno vale voti, in virtù del fatto che pressoché la metà dei cittadini tedeschi ha espresso, o esprimerà nei prossimi giorni, la propria preferenza attraverso il voto postale.
Considerando gli ultimi sondaggi si nota in Germania, se si guarda alle Forze Politiche di Centro-Sinistra nel complesso, un notevole cambiamento, uno slittamento-smottamento (nell’ordine della decina di punti rispetto al 2017) dell’elettorato tedesco su posizioni maggiormente progressiste, che potrebbe rendere possibile anche una Coalizione Rosso-Rosso-Verde o quella definita ‘Semaforo’ per via dei colori di SPD, Grüne e dei Liberali di FDP. CDU permettendo, appunto.
Inoltre, estendendo la panoramica al G20 e a ciò che accade in Brasile, diventa evidente il costante crollo nei sondaggi di Jair Bolsonaro con la sempre più convincente performance di Lula da Silva del Partito dei Lavoratori che, ad un eventuale ballottaggio con l’attuale Presidente, vien dato anche sul 60% circa. In un Paese estremamente colpito da Pandemia, Crisi Economica ed ‘audace’ gestione delle Politiche Ambientali.
Infine c’è Erdogan, alle prese con un calo di popolarità importante al punto che è pochi giorni fa era dato sconfitto al ballottaggio (40-60%) contro il socialdemocratico Imamoglu. Il ‘Sultano’ pare aver perso il polso della situazione soprattutto in materia di Politica Economica, tra la grave svalutazione della Lira Turca e l’inevitabile inasprimento delle diseguaglianze sociali e civili. Un’esperienza politica epocale, quella di Erdogan, che sembra essere, a meno di coup de theatre, destinata al capolinea.
Una delle poche eccezioni, di quelle che confermano la regola, avrebbe potuto essere quella del Canada e di Justin Trudeau che ha letteralmente corso il rischio di perdere le elezioni dopo aver, forse in maniera poco accorta, indetto una nuova Consultazione. Subito dopo l’indizione delle elezioni aveva subito un pesante ridimensionamento nei sondaggi, ma per sua fortuna l’elettorato canadese, piuttosto progressista, lo ha nuovamente premiato con un Minority Government. Cruciale è stata la vittoria nello Stato più popoloso: l’Ontario. E, forse, anche la possibilità di pescare voto utile da NDP (i Democrats canadesi) e dal Green Party.
Dal Messico di un populista di sinistra sempre più sugli scudi, qual è López Obrador, alla Nuova Zelanda della Laburista Jacinda Ardern, è facile intuire come laddove i progressisti governano, c’è spesso continuità di consenso rispetto al risultato elettorale conseguito in occasione delle elezioni precedenti. Tutto ciò mentre nella vicina Australia, governata dai conservatori, la Coalizione di Sinistra formata da Laburisti e Greens vien data attualmente in testa con il 55% dei consensi.
L’Australia è un Paese dilaniato dagli effetti tragici e nefasti di un Climate Change che ha mandato letteralmente in fumo chilometri quadrati di vegetazione e ha messo in serio pericolo la sopravvivenza stessa di molte specie animali.
Anche in Europa le cose sembrano seguire lo stesso trend, seppur in maniera più graduale, diversificata e da contestualizzare. Tutto è iniziato il 7 Giugno 2020, in piene Primarie Dem negli USA. Da allora registriamo in tutto il Vecchio Continente una risalita in blocco delle tre Famiglie Politiche che comunemente inseriamo nell’alveo del Centro-Sinistra: PSE, G/EFA e GUE-NGL.
Nello specifico, detto in soldoni, i partiti nazionali appartenenti a queste tre Formazioni Politiche han sottratto in media 2 punti percentuali ai tre partiti classici di Centro-Destra (PPE, ERC, ID).
Due punti che possono sembrar pochi ma che possono essere funzionali a possibili vittorie elettorali in tutti quegli Stati che presentano uno scenario a dir poco in bilico. Nell’immagine sotto viene mostrata la variazione di voti assegnati in tutta UE ai partiti di Centrodestra (PPE, ERC, ID) o di Centrosinistra (PSE, G/EFA e GUE-NGL) tra giugno 2020 e giungo 2021
Il dato più importante, nello specifico, come già preannunciato sopra con il riferimento alle Elezioni del Budenstag in Germania, è il crollo un po’ ovunque del Partito Popolare Europeo piuttosto che dei partiti Sovranisti di ID o Conservatori di ERC.
Solo questo piccolo-grande cambiamento ha comportato (anche a causa della fuoriuscita del partito di Viktor Orban ‘Fidesz’) un letterale crollo da parte del PPE, un ridimensionamento di quasi un 1/4 dei seggi (Fonte: Politico.eu, grafico sotto).
Una sofferenza politica che ha portato lo European People’s Party dal poter esprimere circa 200 Parlamentari potenziali agli attuali circa 154. Sono davvero pochi gli Stati Membri in cui il Partito Popolare Europeo appare in crescita: negli ultimi giorni, infatti, anche in Spagna il PP ha subito una brusca frenata, per via di una sterzata in termini di direzione politico-economica da parte del PSOE del Primo Ministro Pedro Sanchez. Cambio di rotta che ha portato il PSE ad uno schiocco di dita dai Popolari Europei, a 150 seggi. Il tutto tenendo presente che i sondaggi son calcolati con affluenza da Elezioni Politiche.
È per questo motivo che, data la correlazione positiva, mi è dato ipotizzare come Primarie interne ai Democrats (spostatesi su posizioni assai Liberal), la gestione della Campagna Elettorale da parte dell’attuale Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il popolare avvio della campagna di vaccinazione, la gestione del Covid, la narrazione sui Diritti Civili, nonché la presentazione di un Piano di Riforme (finanziato in parte con l’aumento del peso fiscale ed in parte con un maggior ricorso al Deficit) assai attento al Diritto alla Salute, all’Istruzione, al Lavoro e all’Ambiente, abbiano completamente cambiato paradigma rispetto a quello imposto da Donald Trump solo fino a pochi mesi prima. Paradigmi talmente lontani che Thomas Kuhn definirebbe incommensurabili.
Questi fattori, a mio modo di vedere, hanno permesso e stanno permettendo, un ripensamento a cascata dei differenti progressismi, acuendo le posizioni, permettendo loro di divenire maggiormente identitarie. Questo avviene che laddove è presente un Sistema Elettorale Maggioritario che facilita il bipolarismo vi sia una sintesi interna al partito che rappresenta tali istanze ‘prog’, mentre dove è presente un Sistema Proporzionale viene presentata, per forza di cose, una Offerta Politica maggiormente variegata e, quindi, maggiormente competitiva rispetto a quella degli ‘stanchi’ popolari, poco identitari perché ancor scissi tra tendenze sovraniste, senza esser sovranisti, e tendenze libertarie, senza esser parimenti libertari.
Ecco perché in Norvegia, per l’appunto l’altro giorno, v’è stata una importante affermazione delle variegate sinistre (ed in particolare del Partito Laburista), che presentatesi in formazione composita ed eterogenea, hanno portato a casa un risultato quasi senza precedenti. Una vittoria che ha permesso, per il momento, di tingere di rosso l’intera Scandinavia dopo ben 20 anni, con un Centro-Destra svuotato di narrazioni e temi che solo fino a pochi mesi fa sembravano inscalfibili, quali ‘migrazione’, ‘ordine e sicurezza’, ‘terrorismo’, ‘nazionalismo’.
Tutto ciò mentre il nostro Paese, come sempre e da sempre, segue dinamiche tutte proprie risentendo molto meno di determinati mutamenti. Al pari di Polonia ed Ungheria, l’Italia appare essere in UE il Paese più spostato a Destra (immagine sopra).Ma anche da noi c’è qualche campanello dall’allarme per la Coalizione di Centro-Destra. Le Elezioni Amministrative, infatti, hanno permesso rilevazioni elettorali sui differenti territori che mostrano come il Centro-Sinistra abbia oggi la concreta possibilità di imporsi quasi ovunque anche se al ballottaggio. Da Napoli a Bologna, da Milano a Roma, passando forse per Torino, i candidati progressisti sembrano essere abbastanza in palla nonostante spesso si presentino separati.
Persino in alcune località che definire ostiche è poco, secondo alcuni pollster nostrani, non pare esserci quel peso schiacciante che contraddistingueva la forza del Centro-Destra nei sondaggi nazionali.
Sondaggi nazionali che sembrano far intravedere un improvviso risveglio di quasi tutti i partiti che sostenevano il Governo Conte II: Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Italia Viva, Sinistra Italiana, Articolo Uno. Un risveglio, però, che non è ancora possibile definire cambio repentino di rotta.
Se dovesse apparire ancora discutibile tale correlazione, si potrebbe pensare all’effetto che ha avuto solo 5 anni fa Donald Trump sulle politiche economiche in Occidente ed in Europa, soprattutto in occasione delle nostre Elezioni Comunitarie. Osservando gli studi presenti sul portale Politico.eu si nota che, se ci fosse oggi un Election Day in ogni Stato membro, questo registrerebbe l’affermazione di S&D in 9 (+3) dei 27 Paesi chiamati per ipotesi alle urne, del PPE in 7 (-2), di Renew in 6 (-1), di ECR in 2 (+1) e di G/EFA, GUE-NGL e NI in un Paese ciascuno. Anche l’analisi della variazioni
Concludendo credo possa pur sempre tornare utile citare quel che andò a maturare nel 1996 Micheal Tomasello, psicologo interattivo-costruzionista, co-direttore del Max Planck Institut per l’Antropologia Evoluzionistica di Lipsia, che in seguito ad uno studio diventato storia, ridefinì in modo rivoluzionario il concetto stesso di emulazione, sostenendo come ‘un animale che guarda un altro animale comportarsi in un certo modo, osserva il risultato prodotto da quel comportamento e, o impara qualcosa di utile riguardo gli aspetti dell’ambiente che sono maggiormente rilevanti per il compito in questione, oppure impara quali cambiamenti dell’ambiente siano causati dal comportamento dell’animale che agisce’.
A quanto pare ancora una volta ci potrebbe essere emulazione nei confronti del nostro caro ‘Zio Sam’. Come per un bimbo nei confronti delle sue figure genitoriali.
Luigi De Michele
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