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Come prevedibile, gli ultimi sondaggi vedono il Presidente Macron in carica calare dopo la netta crescita seguita all’invasione russa in Ucraina, ma questo non sembra mettere in discussione né la sua partecipazione al ballottaggio né la vittoria finale (a meno che ovviamente tutti i sondaggi stiano prendendo un colossale abbaglio).
Questo il trend generale dei sondaggi Francesi:
Per la seconda posizione, indispensabile per guadagnare il secondo turno, la lotta è da sempre più combattuta. Alternativamente Valerie Pecresse, Eric Zemmour ed ultimamente anche Jean Luc Melenchon insidiano la favorita Marine Le Pen (che però rimane tale). Il leader della sinistra ha scelto ironicamente una tartaruga come simbolo della rimonta in atto, dicendosi convinto di riuscire ad agguantare, all’ultimo momento, il traguardo del ballottaggio. L’obiettivo del suo movimento (“La France Insoumise”) è edificare una sesta repubblica, costruita su nuovi principi costituzionali e soprattutto che incardini i valori tradizionali della sinistra movimentista: diritti civili, diritto al lavoro, ecologismo, lotta all’ideologia dominante e superamento dello sfruttamento capitalista, o almeno alleggerirne il più possibile il fardello.
Alle scorse presidenziali Melenchon fu una delle sorprese di una delle elezioni più di rottura della quinta repubblica, risultando di gran lunga il candidato progressista (se questo termine ha un senso) più votato e sfiorando il venti per cento, a soli due punti da Marine Le Pen che arrivò al ballottaggio. Allora il candidato di La France Insoumise si presentò insieme ai comunisti, con i quali ruppe in seguito e che oggi invece presentano Fabien Roussel. Il movimento ha come punto di forza proprio la forza mediatica del suo leader, che però non è stato in grado in questi anni di allargare la propria rete di alleanze ad altri movimenti e partiti di sinistra, perdendo nel frattempo come detto il sostegno dello stesso PCF.
Una delle questioni aperte per il futuro della Francia (ormai di certo non per questa campagna elettorale) è capire se esiste una possibilità di ricomporre l’unità delle sinistre con un fronte comune di partiti e movimenti, come del resto era avvenuto fino alla presidenza Hollande. Forse sarà necessaria l’uscita di scena di Macron per aprire uno spiraglio, oppure può essere che la differenza tra i riformisti (che oggi votano il Presidente in carica) ed i movimentisti che sostengono Melenchon o altri candidati minori sia ormai troppo grande, ed una sintesi impossibile se non a livello locale.
Valerio Ponti
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