La scorsa domenica si è svolto il primo turno delle Elezioni Presidenziali in Francia. Come tutti ben sapranno, accedono al ballottaggio il candidato liberale Emmanuel Macron e la candidata dell’estrema destra Marine Le Pen.
Ma vediamo qual è stata la distribuzione territoriale del voto, e, in particolare, la differenza con le precedenti elezioni del 2012. E’ anche nella geografia elettorale, infatti, che si può notare come i tradizionali schemi di spartizione del territorio tra Socialisti e Repubblicani / gollisti saltino completamente in questa elezione che scardina le certezze elettorali degli ultimi sessant’anni.
Vediamo qui di seguito un raffronto tra i risultati del primo turno del 2017 e del 2012 per dipartimento, considerando il partito più votato.
In nero, i dipartimenti dove ha primeggiato il Front National di Marine Le Pen. In bianco, i dipartimenti di En Marche di Emmanuel Macron. In rosso, i dipartimenti dove a prevalere è stato la France Insoumise, il partito di sinistra di Jean-Luc Mélenchon. In azzurro, i dipartimenti dove hanno vinto i Républicains, con il candidato François Fillon oggi e Nicolas Sarkozy nel 2012. In rosa, i dipartimenti dove prevalse, nel 2012, il Partito Socialista Francese del Presidente uscente François Hollande.
La desertificazione dei partiti tradizionali è evidente. Il primo dato visibile è l’assoluta assenza di Benoit Hamon, il candidato del PSF, dalla cartina geografica. Il centrodestra gollista, inoltre, perde quasi tutto l’Est francese, dove era tradizionalmente forte. La Francia infatti era divisa in due: un Oriente più a destra, e un Occidente più a sinistra, insieme alla capitale. Separazione netta e consolidata oggi crollata, o meglio riconvertita.
Vediamo infatti che la distribuzione del voto tra Le Pen e Macron non appare casuale. La Le Pen infatti incassa il primato in molti dei dipartimenti dove erano i Repubblicani a vincere. Macron, invece, si avvantaggia dei voti degli ex elettori socialisti, e prevale nella parte occidentale del Paese. Ci sono tuttavia delle eccezioni: la Le Pen vince infatti nel Nord-Est operaio (e quindi quello vicino allo Stretto di Dover), dove antecedentemente primeggiava il PSF (evidentemente le politiche non propriamente di sinistra e le mancate promesse dell’ultima presidenza hanno dato i loro frutti), nonché nella Linguadoca. Probabilmente questo significa che il Front National si avvantaggia anche del voto dei disoccupati: proprio la Linguadoca e il Nord-Pas-de-Calais, infatti, sono i due territori con il maggior livello di disoccupazione secondo i dati INSEE del 2015. Per contro, Macron va bene – relativamente ai dati del 2012 e ai dipartimenti dove primeggiavano i Repubblicani – nel Rhone-Alpes, nell’Ile de France e sulla Loira, regioni benestanti a basso grado di disoccupazione.
Sacche di resistenza del centrodestra tradizionale si notano nell’alta Loira, nella Lozère e nell’Alta Savoia. Mélenchon sfonda nei territori d’Oltremare, tradizionalmente di sinistra e meno inclini a votare Macron. Allo stesso modo, complice probabilmente la forte percentuale di immigrati nella zona, va bene nella banlieue parigina, e in particolare a Saint-Denis, nonché nell’Ariège e in Dordogna (anche questi dipartimenti tradizionalmente socialisti).
Ora vediamo il raffronto tra 2017 e 2012 per secondo partito al primo turno.
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