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Il Capitano si incaglia sugli scogli della Via Emilia: i dati finali delle regionali in Emilia-Romagna e Calabria

La tornata elettorale regionale forse più attesa della storia repubblicana si è conclusa con uno spoglio ben più rapido e privo di suspance rispetto alle previsioni. In Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (PD) vince di quasi 8 punti su Lucia Borgonzoni (Lega), Salvini fallisce l’assalto al fortino rosso. In Calabria, tutto come da pronostico: larga vittoria di Iole Santelli (FI) su Pippo Callipo (PD).

Emilia-Romagna: esito elettorale del voto al candidato presidente per le coalizioni che accedono al consiglio regionale.

L’esito in Emilia-Romagna

Il giorno che segue la sbornia elettorale è tempo di analisi. Vediamo dunque i punti salienti del risultato di ieri, a partire dai risultati finali in Emilia-Romagna. Bonaccini vince di quasi 7 punti percentuali, le liste di Centrosinistra risultano avanti rispetto al Centrodestra di quasi 3 punti. Il PD torna nettamente primo partito (nel 2019 lo era stato la Lega) superando il 34%, mentre la Lega si deve accontentare della seconda piazza. Questi ultimi due dati erano tutt’altro che scontati, dato che in base ai sondaggi della vigilia in molti ipotizzavano Lega prima forza e liste di Cdx sopra a quelle di Csx.

Per un’analisi dei flussi e dei risultati di lista più approfondita, vi rimandiamo alla mappa BiDimedia con i dati comune per comune di prossima pubblicazione; oggi invece vediamo di commentare gli esiti politici della giornata di ieri, a partire dal dato più eclatante: per Salvini è la prima sconfitta nelle urne.

La prima sconfitta

Il segretario della Lega ha scelto, nelle scorse settimane, di giocare nella regione bolognese un vero e proprio all-in, contando sul proprio seguito popolare e sull’aura di invincibilità, ma l’ha perso nettamente. La polarizzazione del voto in ottica nazionale, che vi è indubbiamente stato (basti vedere che ai candidati fuori dagli schieramenti di Csx e Cdx è rimasto meno del 5% dei suffragi, M5S incluso), non ha giovato a Salvini come avrebbe sperato, anzi ha portato all’effetto opposto. Si è trattato per certi versi di un referendum pro o contro di lui, in cui i suoi avversari hanno tuttavia trovato in Stefano Bonaccini una figura carismatica su cui convergere, causando la sconfitta dell’ex ministro dell’interno.

I dati che abbiamo visto non raccontano in sé di un crollo leghista. Gli ex-padani restano sopra il 30%, prossimi al dato delle Europee, e tuttavia la sconfitta incrina quello che è un elemento chiave della mitologia salviniana: l’aura di invincibilità del Capitano, pronto a guidare i suoi di vittoria in vittoria come un esercito inarrestabile. Non a caso forse, il soprannome stesso di “Capitano” allude, oltre che alla sfera marinaresca, a quella militare del capitano vittorioso.

In quest’ottica, Salvini non poteva che polarizzare la competizione in chiave nazionale. E’ infatti insito nel suo personaggio, che sia spontaneo o costruito, la ricerca della battaglia in cui trionfare, come appunto un generale invitto. Una vera e propria dialettica politica dello scontro, che si era sempre risolto, almeno alle urne (fuori dalle quali vi era già stata la pesante battuta d’arresto estiva) con la sua vittoria….almeno fino a ieri.

Fenomeno Salvini? 

L’aver interrotto la striscia di vittorie

Il voto a Bibbiano e al Pilastro: in entrambi i casi, pessima performance per Lega e Borgonzoni, nonostante – o forse anche a causa – degli interventi di Salvini.

potrebbe, molto più dei dati elettorali, provocare qualche contraccolpo; anche solo a livello mediatico per la crepa al mito dell’invincibilità e alla narrazione che ne deriva. Nell’epopea leghista infatti un grande ruolo hanno avuto tutti quei commentatori, sondaggisti, esperti e analisti politici che per anni ci hanno raccontato quanto Salvini fosse invincibile, vicino al popolo, in sintonia con la gente italica e via così; “analisi” che per via del risultato di ieri  potrebbero entrare crisi.

 

Non possiamo dimenticare che, solo pochi giorni fa, venivano pubblicati articoli in cui si spiegava come la strumentalizzazione del caso Bibbiano, piuttosto che la “citofonata”, fossero mosse geniali e portatrici di voti; oppure sapienti tweet (in pieno buio elettorale) in cui noti sondaggisti e commentatori politici snocciolavano “sondaggi segreti” o stabilivano l’importanza di molto presunti trend, i quali dovevano mostrare in anticipo come anche l’Emilia si sarebbe arresa al capitano. La sconnessione di tali analisi dalla realtà è evidenziata dall’immagine a lato. Il PD è primo partito a Bibbiano con Bonaccini quasi al 60%, mentre al Pilastro – il quartiere della citofonata – la Lega ottiene un imbarazzante 19% contro il 40% del PD. Davvero potremmo dire, ironicamente, che il PD è “il partito di Bibbiano”.

L’inequivocabile e ampio esito elettorale potrebbe dunque togliere armi a questa “bolla sovranista” mediatica, da noi già evidenziata in occasione delle europee, che costituisce una porzione essenziale, per quanto speriamo inconsapevole, della narrazione salviniana.

La mappa dell’affluenza

Le urne hanno dato un responso diverso dalle attese mediatiche; già a partire dall’analisi dell’affluenza, che trovate sotto in mappa, si notava come al voto stavano andando soprattutto le zone “rosse” del bolognese, dell’Emilia centrale e sopratutto le città maggiori (ma questo lo vedremo meglio nella mappa elettorale). Nella nostra analisi dell’affluenza delle 19.00 (la potete leggere qui), notavamo una distribuzione nettamente favorevole a Bonaccini, e così è stato. Nonostante il dato totale regionale sia quasi sovrapponibile a quello delle Europee (67,68%, nessun “boom affluenza”), è la diversa distribuzione ad aver avvantaggiato il Csx rispetto a maggio.

Nella prossima pagina, i dati finali dalla Calabria

Emilia-Romagna, variazione affluenza per comune rispetto alle Europee ’19. Si nota la crescita dei votanti nelle città e in Emilia Centrale, mentre piacentino, parmigiano e ferrarese vedono un diffuso calo. Un trend a favore del Csx.

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