L’8 novembre si tengono le elezioni generali in Birmania (ufficialmente Repubblica dell’Unione del Myanmar) per eleggere i membri sia della Camera alta ( Camera delle nazionalità ) che della Camera bassa (Assemblea del Popolo) del parlamento bicamerale del paese (Assemblea dell’Unione ), così come quelli dei vari parlamenti (Hluttaws) degli stati e delle regioni.
Le precedenti elezioni del 2015 furono le seconde nella storia del paese considerate almeno parzialmente democratiche dal 1960 (la prime, nel 1990, furono invalidate dall’allora regime militare), poiché per la maggior parte della sua storia dopo l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, il paese è stato quasi sempre controllato o da un regime a partito unico o da una giunta militare. La Lega Nazionale per la Democrazia , guidata da Aung San Suu Kyi, nel 2015 aveva ottenuto la maggioranza assoluta dei voti e una maggioranza di due terzi nelle due camere del parlamento, il che gli aveva garantito di nominare come nuovo Presidente, Htin Kyaw, uomo di fiducia di Aung San Suu Kyi, alla quale è costituzionalmente impedita l’elezione alla presidenza (dato che sia il suo defunto marito che i suoi figli sono cittadini stranieri. Suu Kyi è attualmente il capo de facto del governo, dopo essere stata nominata Consigliere di Stato, una posizione di recente creazione, simile a quella di un Primo Ministro.
Nel gennaio 2019, la Lega nazionale per la democrazia ha richiesto una riforma costituzionale, ma non ha avuto successo, poiché qualsiasi modifica richiede l’approvazione del 75% dei parlamentari di entrambe le camere e poiché il 25% dei seggi sono riservati ai militari, qualsiasi modifica costituzionale non può essere realizzata senza il loro consenso.
La maggior parte dei partiti politici nel paese sono a base etnica, a parte i due partiti principali, l’NLD e l’USDP (Partito dell’Unione della Solidarietà e dello Sviluppo, legato ai militari), ufficialmente interetnici, ma di fatto dominati dalla maggioranza etnica Bamar . I partiti tendono anche ad essere personalistici (in base agli atteggiamenti e alla personalità dei loro leader) piuttosto che ad avere una piattaforma ideologica stabile.
Le elezioni si svolgeranno in condizioni difficili, a causa della pandemia COVID-19, della quale non è conosciuta la reale portata nel paese, avendo la Birmania una capacità estremamente limitata di testare i contagiati ed è quasi del tutto priva di laboratori per controllarne i risultati. Le autorità hanno implementato precocemente misure di contenimento rigorose, comprese restrizioni di viaggio, chiusura dei confini terrestri e divieti di raduni pubblici di massa.
Altro grave problema del paese sono i conflitti etnici in corso, in particolare quello con la minoranza mussulmana dei Rohingya, che dal 2012 è soggetta a gravi persecuzioni da parte dei militari e di gruppi armati buddisti. Suu Kyi e il suo governo sono stati accusati dall’ONU e dalla Corte Penale internazionale di non aver fatto niente per fermare la persecuzione dei Rohingya. Le azioni dei militari sono state descritte come crimini contro l’umanità. Oltre 25.000 persone sono state uccise nei conflitti, con altre decine di migliaia ferite o sottoposte a violenza sessuale, mentre oltre 725.000 persone sono state costrette a fuggire dal paese, principalmente nel vicino Bangladesh. I Rohingya sono attualmente classificati come apolidi , poiché la Birmania si rifiuta di dare loro la cittadinanza, sostenendo che sono immigrati illegali dal Bangladesh, nonostante la loro comunità sia presenti in Birmania da secoli.
Dal punto di vista economico la Birmania ha visto un forte calo delle esportazioni, delle rimesse e degli arrivi di turisti a causa della pandemia COVID-19. L’attività economica interna è stata anche frenata dalle misure adottate per controllare la diffusione del virus, che ha particolarmente colpito il “settore informale”, che occupa quattro lavoratori su cinque nel paese. Inoltre, alcuni progetti di costruzione e infrastruttura (in gran parte finanziati da aziende cinesi) sono stati ritardati o annullati a seguito della pandemia e della crisi economica. Il calo del prezzo del gas naturale, che rappresenta il 40% delle esportazioni e il 20% delle entrate del governo ha colpito duramente il bilancio dello stato, il che ha impedito al governo di raccogliere fondi sufficienti per rilanciare l’economia.
In queste elezioni quindi il governo di Aung San Suu Kyi dovrà affrontare la disillusione e la frustrazione dell’elettorato, deluso dalla mancata realizzazione delle promesse di riforma, che 5 anni fa avevano portato al trionfo della Lega Nazionale della Democrazia e che avevano fatto sperare per la Birmania un futuro molto più roseo dell’attuale situazione.
IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE
La Birmania a è ufficialmente una repubblica unitaria indipendente dall’assemblea, dove il potere esecutivo è indipendente da quello legislativo. Il presidente della Birmania è anche capo di governo e viene eletto dal parlamento. Una volta eletto, il presidente e il governo sono immuni da un voto di sfiducia del parlamenot. Presidente e ministri del governo possono non essere membri del parlamento.
Esiste anche il cosiddetto “consigliere di stato” che è di fatto il capo di governo. Questa carica è stata creata ad hoc nel 2016 per consentire un ruolo maggiore per Aung San Suu Kyi , che pur avendo il suo partito la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento, non poteva costituzionalmente essere eletta presidente poiché aveva sposato un cittadino straniero.
Il potere legislativo è condiviso tra l’Assemblea dell’Unione (Pyidaungsu Hluttaw ) e i parlamenti regionali (Hluttaw ). Il Pyidaungsu Hluttaw è costituito dall’Assemblea del Popolo ( Pyithu Hluttaw ) eletta sulla base nazionale in proporzionale alla popolazione, e dalla Camera delle Nazionalità ( Amyotha Hluttaw ) che ha un numero uguale di rappresentanti eletti dalle varie regioni. L’Assemblea del Popolo è composta da 440 rappresentanti, 110 dei quali sono militari nominati dal Comandante in Capo dei Servizi di Difesa (Tatmadaw) . La Camera delle nazionalità è composta da 224 rappresentanti di cui 56 militari, nominati anche questi dal comandante in capo dei servizi di difesa. Dato che il 25% dei membri dell’assemblea legislativa sono militari nominati dall’esercito, è praticamente impossibile raggiungere la maggioranza necessaria in parlamento senza il sostegno del Tatmadaw, impedendo così ai membri democraticamente eletti di modificare la costituzione . Il capo dell’esercito può anche nominare direttamente il Ministro della Difesa, che a sua volta controlla Forze Armate del paese e la Myanmar Economic Corporation che è la più grande società economica in Myanmar. Viene nominato dal capo dell’esercito anche il Ministro degli Affari di confine, che ha il controllo delle frontiere degli affari del paese e il Ministro della Affari interni, che a sua volta controlla le forze di polizia e l’amministrazione dell’intero paese.
L’assegnazione dei 330 seggi dell’Assemblea del Popolo e dei 178 seggi della Camera delle nazionalità destinati ai rappresentanti eletti dal popolo, avviene con sistema uninominale maggioritario a turno unico.
Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Birmania è un cosiddetto “Regime autoritario”, al livello di paesi tipo Nicaragua, Cambogia, Etiopia e Mozambico.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.
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