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IL GIRAMONDO- Elezioni legislative in Svizzera. Nella democrazia più noiosa del mondo si infrangono i sogni di governo dei partiti ecologisti

 

Flag of Switzerland

Un detto attribuito allo scrittore argentino Jorge Luis Borges afferma che “la vera democrazia è dove nessuno sa come si chiama il presidente”. Avendo Borges vissuto 5 anni in Svizzera, probabilmente aveva proprio questo paese in mente, dato  che in Svizzera, la “democrazia più noiosa del mondo”, un vero e proprio Presidente non esiste proprio, né tantomeno un Primo Ministro nel senso comune del termine.

I cittadini svizzeri  si recano alle urne il prossimo 22 ottobre  per eleggere I 200 deputati del Consiglio Nazionale e i 46 senatori del Consiglio degli Stati che compongono l’Assemblea Federale svizzera. Lo scenario politico è molto diverso da quello delle precedenti elezioni, tenutesi nel 2019. Allora le manifestazioni e gli scioperi per il clima, per la parità di genere e la discussione sulla riforma del sistema sanitario erano stati temi principali del dibattito politico. Questo aveva contribuito ad un risultato straordinario delle due formazioni ecologiste, il Partito dei Verdi  di sinistra e i Verdi Liberali (GLP/PVL) che insieme avevano ottenuto 42 dei 200 seggi del Consiglio Nazionale.  Stavolta invece  i partiti ecologisti potrebbero perdere una significativa parte dei consensi acquisiti nel 2015 e potrebbe essere la destra populista guadagnare terreno grazie alle preoccupazioni sull’immigrazione europea, mandando in frantumi i sogni verdi di entrare al governo.  Alle ultime elezioni del 2019, la destra del Partito Popolare Svizzero (SVP/UDC), la principale forza politica della ricca nazione alpina, era stato significativamente ridimensionato, scendendo da 65 a 53 seggi. I partiti ecologisti avevano fatto progressi significativi perché la questione climatica era una preoccupazione centrale. Tuttavia, la pandemia di Covid-19 ha frenato i movimenti ambientalisti e le iniziative a favore della protezione del clima, togliendo slancio all’ondata ecologista degli anni passati.  Sembra strano che i partiti ambientalisti perdano terreno nonostante che il riscaldamento globale rimanga una delle maggiori preoccupazioni degli svizzeri, che osservano i loro ghiacciai alpini sciogliersi a una velocità eccezionale (circa il 10% dei ghiacciai alpini si è sciolto negli ultimi due anni). Consideriamo anche gli svizzeri hanno approvato lo scorso giugno con un referendum una legge sulla protezione del clima fortemente osteggiata dalla destra. Paradossalmente è come se le persone si fossero abituate al cambiamento climatico.

Secondo gli ultimi sondaggi la destra dell’SVP/UDC dovrebbe avvicinarsi al livello massimo del 2015, quando raggiunse il  29% dei voti, togliendo consensi ai Liberali  (FDP/PLR). Parte dei voti persi dai Verdi potrebbero andare a nuove liste No-Vax e in parte al Partito Socialista (SP/PS), con il quale i Verdi di sinistra collaborano in vari cantoni, che sembra stia recuperando consensi.   Una nuova formazione politica, il Centro /Die Mitte, nata dalla fusione del Partito Popolare Democratico Cristiano della Svizzera (CVP/PDC) e del Partito Democratico Conservatore della Svizzera (BDP/PBD) sembra destinata a mantenere i consensi dei due partiti originari.

L’SVP/UDC è riuscita a imporre nella campagna elettorale il suo tema preferito, l'”immigrazione di massa”, con manifesti con slogan anti-immigrazione e appelli alla chiusura delle frontiere svizzere e alla mobilitazione dell’esercito. La Svizzera,  che non ha sbocchi sul mare, non fa parte dell’Unione Europea ma fa parte della zona di frontiere aperte Schengen che comprende anche la maggior parte dei 27 membri dell’UE. L’attuale tensione in Europa sulla gestione dei flussi migratori ha colpito anche la Svizzera. Anche il costo della vita ha rubato l’attenzione al cambiamento climatico, dato che l’inflazione e l’aumento dei costi dell’assicurazione sanitaria colpiscono soprattutto le fasce sociali più deboli. I socialdemocratici dell’SP/PS sperano di ottenere risultati su questi temi e chiedono riforme che indicizzino i contributi dell’assicurazione sanitaria al reddito.

I Verdi, che non sono mai stati al governo, dopo le elezioni del 2019, avevano sperato di ottenere uno dei sette seggi del Consiglio Federale,  cioè il governo nazionale.  Tuttavia, se i risultati confermeranno un calo delle formazioni ambientaliste, queste perderanno ogni possibilità di modificare  la cosiddetta “formula magica” sulla divisione dei seggi del governo federale.

 

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

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La Svizzera è una repubblica federale democratica semi-diretta . Il potere legislativo federale è esercitato nelle due camere dell’Assemblea Federale, cioè il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati . Il Consiglio federale detiene il potere esecutivo ed è composto da sette consiglieri federali che condividono il potere eletti dall’Assemblea federale. Il ramo giudiziario è diretto dalla Corte suprema federale svizzera , i cui giudici sono eletti dall’Assemblea federale.

La Svizzera ha una tradizione di democrazia diretta . Per qualsiasi cambiamento nella costituzione, un referendum è obbligatorio ( referendum obbligatorio ); per qualsiasi modifica di una legge , può essere richiesto un referendum ( referendum facoltativo ). Inoltre, il popolo può presentare un’iniziativa popolare costituzionale per introdurre emendamenti alla costituzione federale . Il popolo assume anche un ruolo simile alla corte costituzionale, che non esiste, e quindi agisce come custode dello stato di diritto.

Il Consiglio Nazionale è composto da 200 deputati, eletti ogni quattro anni, proporzionalmente alla popolazione dei vari cantoni (circa 1 seggio ogni 35000 abitanti). Ogni cantone o semi-cantone costituisce una circoscrizione ed elegge almeno 1 rappresentante, anche se la sua popolazione è inferiore ai 35 000 abitanti.  La ripartizione dei seggi è proporzionale pura a livello di singola circoscrizione (nessun recupero dei resti a livello nazionale). Questo significa che esiste una soglia di sbarramento di fatto che varia da un cantone all’altro a seconda del numero dei deputati da eleggere. L’elettore può segnalare la sua preferenza per un numero massimo di candidati corrispondente al numero di seggi da attribuire nel cantone di residenza. È inoltre possibile sostituire un candidato della lista preferita con un candidato di un altro partito o menzionare la preferenza più di una volta.

il Consiglio degli Stati, composto da 46 deputati, due per ogni cantone (ad eccezione di Basilea Città, Basilea Campagna, Appenzello Interno, Appenzello Esterno, Nidvaldo e Obvaldo che dispongono di un solo seggio). Il Consiglio degli Stati viene eletto secondo il diritto cantonale. Quarantacinque dei suoi quarantasei membri vengono eletti contemporaneamente a quelli del Consiglio nazionale, mentre nell’Appenzello Interno la Landsgemeinde elegge il suo rappresentante nel mese di aprile che precede l’elezione del Consiglio nazionale. Nei Cantoni del Giura e di Neuchâtel si applica il sistema proporzionale (applicato a due soli seggi), mentre negli altri Cantoni vige un sistema maggioritario, dove vengono eletti semplicemente i due candidati (o il singolo candidato nel caso dei semi-cantoni) con il maggior numero dei voti.

Le due camere, Consiglio nazionale e Consiglio degli stati, sono politicamente equivalenti, nel senso che una delibera è valida solo se è approvata nella stessa versione dai due rami del parlamento. Tutti gli affari vengono trattati consecutivamente dalle due camere. I presidenti delle camere si accordano sul ramo che affronterà per primo l’oggetto (“Camera prioritaria”).

Se il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati non trovano l’accordo su un testo comune nel corso della prima trattazione, si avvia una procedura di appianamento delle divergenze, in cui l’oggetto viene palleggiato avanti e indietro da una camera all’altra. Se dopo tre passaggi non si raggiunge il consenso, entra in campo la cosiddetta “conferenza di conciliazione”.

Ogni anno la camera bassa elegge un nuovo Presidente del Consiglio Nazionale, che presiede anche le sedute dell’Assemblea Federale ed è quindi considerato il “primo cittadino” svizzero.

Il Consiglio Federale  è l’organo esecutivo del governo della Confederazione Svizzera e come tale rappresenta la più alta autorità del paese. Il Consiglio federale rappresenta, attualmente, l’unico esempio al mondo di “governo direttoriale”. È composto da sette membri, detti consiglieri federali, eletti ogni quattro anni dall’Assemblea federale.

Un consigliere federale non può essere destituito durante la legislatura, non essendo il voto di fiducia contemplato dalla costituzione svizzera. Anche una non-rielezione è un fatto molto raro che è successo solo dieci volte dal 1848. Salvo eccezioni, un consigliere federale è “de facto” non destituibile e può decidere la data del proprio ritiro a proprio piacimento. Per questa ragione i consiglieri federali svizzeri hanno una posizione più forte ed influente dei ministri di altri paesi. Da questo fatto emerge la lunga durata dei mandati dei consiglieri federali (in media circa 10 anni).

L’assemblea federale, composta da Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati, elegge tra i sette consiglieri federali il Presidente della Confederazione e il Vicepresidente del Consiglio Federale per il periodo di un anno. È tradizione che questa carica venga fatta ruotare fra tutti membri del consiglio federale. Di solito un nuovo membro viene eletto dapprima vice presidente e l’anno seguente presidente dopo essere stato sotto la presidenza di tutti i colleghi eletti prima di lui. Il presidente della Confederazione non ha nessun maggior potere (primus inter pares) in quanto si tratta di una carica puramente rappresentativa.

Oltre ai sette consiglieri federali, fa parte del governo anche il Cancelliere Federale, il quale  tuttavia non è membro formale del governo. Il cancelliere è presente alle riunioni del Consiglio federale (anche se non ha diritto al voto), e prepara i rapporti per l’Assemblea federale. La cancelleria è anche responsabile per la pubblicazione di tutte le leggi federali. Anche se il cancelliere ha solo un ruolo tecnico, la sua nomina costituisce un importante appuntamento politico deliberato con il voto dell’Assemblea federale.

Per l’anno 2023 Alain Berset (SP/PS, Friburgo) è il Presidente della Confederazione, e Viola Amherd (Le Centre, Valais) vicepresidente, mentre Martin Candinas (Die Mitte, Grigioni) è il Presidente del Consiglio Nazionale.

Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Svizzera è una cosiddetta “Democrazia completa”, al livello di paesi tipo Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Irlanda. 

 

 

 

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.

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