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Il voto nelle grandi città – Il Centro-Nord

Continuiamo il nostro viaggio nelle grande città, spostandoci verso Nord.

Le mappe delle città mostreranno i risultati per sezione elettorale ove possibile. In caso contrario verranno mostrate suddivisione amministrative o create ad hoc. In alcune città è possibile osservare una linea di contorno più spessa che individua i collegi camerali in cui la città è suddivisa.

Come è già stato mostrato nel post precedente, oltre ad una nota differenza di voto fra città (Mezzogiorno vs. Centro-Nord) ci sono forti disparità anche all’interno delle varie città.

In questo post analizzeremo i risultati di tre città del Centro-Nord: Bologna, Firenze e Roma. Per ciascuna sono mostrati i risultati per la Camera dei principali schieramenti in mappe individuali. Inoltre a seconda dei rapporti di forza degli schieramenti e del loro posizionamento saranno mostrate una serie di mappe con una “classifica” (1° posizione, 2° posizione, ecc.) o confronti fra due forze politiche (ad es. vantaggio relativo fra Azione-Italia Viva e Sud chiama Nord).

 

Bologna

di Matteo Patanè

Fedele alla sua tradizione il capoluogo emiliano si conferma, pur in un contesto nazionale particolarmente avverso, un punto di riferimento imprescindibile per le forze di centrosinistra. Nel territorio comunale, usando i voti alla Camera come metro di riferimento, il CSX totalizza infatti oltre il 45% dei consensi, a fronte del 26% del CDX, dell’11% del TP e del 10% del M5S.

Le chiavi di lettura per interpretare questi numeri sono molteplici, ma balza immediatamente all’occhio come il csx si attesti sotto il 50% in quella che è la propria città simbolo, in special modo se si raffronta il risultato con quello delle elezioni immediatamente precedenti, le comunali 2021 dove Lepore conseguì oltre il 60% e le regionali 2020, in cui Bonaccini volò oltre il 65%.

Non bisogna tuttavia dimenticare il differente tipo di elezione, e soprattutto il differente perimetro delle coalizioni che sostenevano rispettivamente il Sindaco e il Presidente di Regione nelle rispettive competizioni elettorali rispetto a quanto accaduto alle ultime elezioni politiche.

Il raffronto più preciso è quindi quello con le precedenti elezioni politiche del 2018. Confrontando i dati, emerge come il csx abbia incrementato i propri consensi di poco meno del 10% sul territorio comunale e il cdx lo abbia fatto di circa un punto; LEU conseguì un risultato analogo a quello ottenuto dal TP nel 2022, e infine il M5S abbia perso indicativamente una dozzina di punti.

Sostanzialmente, a fronte di un cdx prettamente stabile, vi è stato un travaso LEU 2018 –> CSX 2022 e CSX 2018 –> TP 2022 che si è rivelato complessivamente a saldo nullo per il CSX (almeno in termini percentuali), mentre si è assistito a un importante spostamento di voti dal M5S al CSX, una sorta di ritorno all’ovile dei voti che nel 2018 avevano proprio abbandonato le forze progressiste in favore dei pentastellati.

Per quanto possa suonare improprio il paragone, si può vedere come la somma dei voti della “coalizione Lepore” abbia in queste politiche addirittura migliorato i numeri delle comunali 2021, a riprova come almeno dal punto aritmetico la chiave di volta della vittoria elettorale del centrodestra sia da imputare alla tripartizione del campo avverso.

D’altro canto, non è possibile neppure trascurare il fenomeno, iniziato nel decennio scorso e accentuatosi negli ultimi anni, di “americanizzazione” del voto, ovvero di spostamento a sinistra del voto urbano a fronte di spostamento a destra di quello rurale. Indipendentemente dalle divisioni della cosiddetta area progressista, il fatto che il centrodestra sia riuscito a confermare in città la percentuale di cinque anni prima in un contesto che a livello puramente locale avrebbe dovuto essere maggiormente ostile è la riprova dello stato di ottima salute di cui comunque ha goduto la coalizione conservatrice in questo appuntamento elettorale.

L’analisi della distribuzione geografica del voto offre più conferme che sorprese, ma è sicuramente fonte di diversi spunti di analisi interessanti. La mappa della coalizione vincitrice per seggio elettorale mostra una distribuzione del voto largamente coerente con i movimenti elettorali degli ultimi anni: il centrosinistra domina la fascia pedecollinare della città spingendosi a nord fino alla tangenziale, e performando meglio nella zona nord-occidentale rispetto a quella nord-orientale. Il centrodestra continua il proprio declino nel centro storico, conservando solo alcuni seggi in zona Galvani, mentre tiene meglio nella propria area storica di forza della collina. L’area periferica, conquistata dalla Lega alle Europee del 2019, torna al centrosinistra nelle zone di Borgo Panigale e Navile, mentre il centrodestra tiene meglio a San Donato, complice forse la contiguità territoriale con le zone della bassa in cui lo spostamento a destra è stato più forte negli ultimi anni.

 

 

Un confronto altrettanto interessante è quello che si può fare confrontando la prevalenza tra le coalizioni che hanno ottenuto, quasi a pari merito, la terza e quarta piazza, ovvero il Terzo Polo e il M5S. Salvo poche eccezioni anche qui la spaccatura territoriale è nettissima, con la formazione di Renzi e Calenda che prevale in tutto il centro storico (tratto in comune con il CSX) e nell’area collinare (tratto in comune con il CDX) mentre il M5S ottiene risultati migliori nell’area pianeggiante fuori dal perimetro dei viali. In questo caso, ad eccezione della periferia di San Donato, la contiguità elettorale di risultato è invece a senso unico e si accompagna a quella del centrosinistra.

 

Scendendo nel dettaglio dei risultati della singola coalizione, si vede come il centrosinistra ottenga i propri risultati migliori – in linea generale – nelle area contigue al centro storico, quindi Saffi, Santa Viola, Bolognina, San Vitale, la zona interna di San Donato. A queste sono da aggiungere alcuni seggi del centro, localizzati principalmente nella zona universitaria, e le aree più densamente popolate di Borgo Panigale e Corticella.

La forte tradizione di sinistra della città rende fuorviante parlare di forza e debolezza della coalizione, dato che parliamo di valori in massima parte fuori scala rispetto a quelli ottenuti dagli avversari, ma possiamo dire che in generale il voto al centrosinistra è stato in questa occasione il voto delle aree densamente popolate fuori dal perimetro della cosiddetta zona ZTL. Quartieri post-industriali dove oggi trovano la loro naturale collocazione aziende di terziario accompagnate a zone residenziali.

 

Sicuramente di più facile lettura è l’andamento elettorale del centrodestra: quasi complementare al centrosinistra. Forte in collina, forte nella periferia di San Donato, e forte in alcuni seggi del centro storico. Sebbene questa specularità possa sembrare quasi strana in una competizione dove si sfidavano quattro formazioni principali, il dato si spiega facilmente ricordando come il centrodestra abbia sostanzialmente replicato nel 2018 il risultato del 2022, ovvero, detta in altri termini, il centrodestra cittadino si è dimostrato quasi (non del tutto) impermeabile allo sconquasso provocato al sistema politico dalla nascita del Terzo Polo.

 

Se le mappe delle due principali coalizioni al voto sono state in qualche modo prevedibili, l’analisi del Terzo Polo del MoVimento 5 Stelle offre maggiori spunti di analisi e riflessione.

La formazione di Renzi e Calenda ha una mappa a senso unico. Pressoché assente dalla parte nord della città ad eccezione delle aree contigue con Casalecchio e San Lazzaro, relativamente forte nel centro storico e in collina, AZ-IV ottiene risultati estremamente importanti in alcune zone chiave della città: Costa-Saragozza e San Ruffillo. Queste aree, storicamente, erano orientate a destra, e solo nel decennio scorso erano virate a sinistra sull’onda della nuova attenzione ai diritti civili e all’ambiente. Il risultato importante ottenuto alle primarie del 2011 da Amelia Frascaroli, candidata civica sostenuta da SEL, in Costa-Saragozza, e il risultato lusinghiero che lo stesso quartiere diede al centrosinistra alle elezioni comunali di quell’anno, consentendo l’elezione di Merola al primo turno, furono la spia del mutamento della geografia elettorale cittadina.

Questi voti, voti sostanzialmente di una destra liberale che iniziava a faticare a riconoscersi nelle derive dell’ultimo Berlusconi e nel leghismo feroce che di lì a poco sarebbe esploso, si posizionarono quindi nel centrosinistra. A queste ultime elezioni la nascita di una formazione che si definisce centrista ma la cui collocazione politica è effettivamente più affine ad una destra liberale è riuscita a dare una nuova casa a questa fetta di elettorato. I prossimi appuntamenti elettorali permetteranno di capire se si è trattato di un fuoco di paglia o delle fondamenta di una nuova rivoluzione geografica del voto sotto le Due Torri.

 

 

Il grande sconfitto di queste elezioni politiche, almeno aritmeticamente se non mediaticamente, è senza alcun dubbio il M5S, che lascia sul campo oltre 10 punti rispetto a cinque anni prima. La formazione pentastellata conferma grosso modo la ripartizione geografica del precedente appuntamento elettorale, semplicemente posizionandosi un un registro percentuale dimezzato. I grillini riescono a ottenere risultati importanti in alcuni seggi sparsi lungo il semicerchio della tangenziale da Borgo a Mazzini, ma in generale non sono più riusciti a intercettare il voto di protesta delle zone semicentrali e periferiche a cui avevano attinto a piene mani nel 2018.

 

Ultima menzione per Unione Popolare, la formazione di sinistra capitanata da De Magistris, che sul territorio comunale riesce a strappare un buon 3% con picchi a doppia cifra in alcuni seggi. Cuore pulsante di UP a Bologna è lo storico quartiere della Bolognina, con ottime performance anche nelle zone del centro storico attigue alle mura, in particolare San Felice e Mascarella. La mappa del voto a UP, anche se con percentuali comunque modeste in termini complessivi è difficile stabilirlo, mostra correlazioni interessanti con le zone industriali o ex-industriali storiche della città: Marelli, GD, Minganti, Hera, Ferrovie, eccetera. Non deve trarre in inganno la debolezza del partito nelle zone industriali periferiche, in quanto si tratta in quel caso di zone prettamente rurali in cui la costruzione delle aree industriali non è stata accompagnata da uno sviluppo urbanistico di tipo abitativo. UP, pur chiaramente con il limite delle sue percentuali, ottiene le sue migliori prestazioni nel voto operaio ed ex-operaio.

Nelle prossime pagine, Firenze e Roma

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Sam
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