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Il voto nelle grandi città – Il Centro-Nord

Roma

di Federico Guidoni

La geografia politica della Capitale è presto detta e fotografa tendenze e linee direttrici in corso da anni, se non da decenni:

  • Il centrodestra è la coalizione prevalente in gran parte della città, lasciando il primato al centrosinistra quasi solamente in quartieri siti all’interno della cintura del Grande Raccordo Anulare (GRA). Il Movimento Cinque Stelle ed il Terzo Polo non prevalgono in alcuna zona;
  • In questo contesto, il centrodestra miete consensi bene nelle zone periferiche più estreme, con punte superiori al 50% nei quartieri posti ad ovest (in primis Malagrotta, Casal del Marmo ma anche La Storta), nord (zona Fidene e Vigne nuove ad esempio) ed est (Ponte di Nona, San Vittorino e Finocchio tra tutte), con propaggini anche verso l’entroterra del litorale.
    Si tratta, per lo più, di insediamenti collocati al di fuori dal Grande Raccordo Anulare (GRA), spesso poco urbanizzati o di nuovo insediamento come Ponte di Nona e di borgate non proprio storiche, sorte nel caos edilizio degli anni sessanta e settanta.
    Il centrodestra, tuttavia, diversamente dal M 5 S, non disdegna di conservare un certo consenso in tradizionali zone borghesi come l’Aurelio e quelle attorno alla Città del Vaticano ed in zona Cassia e Flaminia, dove è la prima coalizione;
  • Più concentrata, invece, è la mappa elettorale del centrosinistra, che segna la sua prevalenza nel centro storico e nella “vecchia” Roma popolare di San Lorenzo, Testaccio, Trastevere e Garbatella. Molto bene anche nella zona Eur e nei quartieri del c.d. ceto medio riflessivo, come l’Appio-latino, Prati, San Giovanni, Monteverde, Montesacro ed il quartiere Italia (la zona prospiciente l’università La Sapienza). Al mitologico quartiere dei Parioli, invece, la coalizione subisce l’ovvia concorrenza del Terzo Polo.
    Si segnala, tuttavia, anche una timida tendenza espansiva del centrosinistra in tradizionali borgate storiche, come il Pigneto ed il quartiere Prenestino: zone, queste, che assistono ad una profonda trasformazione con insediamento di giovani universitari e di popolazione ad alto tasso di scolarizzazione. Salda la presenza nella zona Colli Aniene, sulla Tiburtina, dove esiste uno storico insediamento di costruzioni di cooperative.
    La periferia profonda resta, quindi, il punto debole del centrosinistra. Ma trattasi di fenomeno non certo recente: nel 1994, ad esempio, il centrodestra berlusconiano sfondò proprio tra i ceti popolari romani, vincendo agevolmente in tutti i collegi periferici e segnando il suo record nel noto quartiere di Tor Bella Monaca;
  • Ancor più semplice si presenta la analisi del voto per quanto riguarda il Movimento Cinque Stelle: la forza politica guidata da Giuseppe Conte è forte nelle zone popolari e nella periferia della città, con un insediamento crescente nei quartieri dove esiste una forte presenza di edilizia pubblica.
    E’ una correlazione, per certi versi, impressionante. Parliamo, tra gli altri, di Quarticciolo (storica borgata sulla Via Prenestina, sorta dalla deportazione forzata degli abitanti del Borgo e del Centro storico per far spazio alla realizzazione fascista di Via della Conciliazione e dei Fori Imperiali), San Basilio (turbolento quartiere sulla Via Tiburtina), Tor Bella Monaca (rinomato insediamento della periferia estrema ad est), Primavalle (storica borgata collocata nel quadrante ovest) e Don Bosco (zona Tuscolana).
    Il Movimento Cinque Stelle, poi, conserva il suo storico insediamento nel litorale romano, ad Ostia Lido innanzitutto;
  • Diametralmente opposta rispetto a quella del Movimento Cinque Stelle ed in parte (ma solo in parte) sovrapponibile a quella del centrosinistra si presenta la mappa elettorale del Terzo Polo, che sfonda nei quartieri borghesi e cosiddetti “bene” della città ed a Roma Nord: Parioli, Salario-Trieste, Vigna Clara; Zona Pinciana, ma anche Prati, Eur, Appia Antica, Farnesina, Ponte Milvio e via dicendo.
    Si tratta di zone solo di recente conquista da parte del centrosinistra, ma che sino agli anni Novanta segnavano una forte presenza democristiana e poi di destra (soprattutto da parte di Alleanza Nazionale: nel collegio Prati – Delle Vittorie, ad esempio, ha trionfato nel 1994 e nel 1996 Gianfranco Fini).
    In queste zone, il movimento di Carlo Calenda ha tolto qualcosa anche al centrodestra, oltre che – ovviamente – al centrosinistra.

Ma quali sono, rispetto al recente passato, le novità più rilevanti?

  • Uno spostamento a destra di elettorato che nel 2013 e nel 2018 aveva premiato il M 5 S in parte della periferia romana;
  • Le zone centrali e semicentrali che diventano sempre più roccaforti del centrosinistra che, tuttavia, subisce la concorrenza del Terzo Polo;
  • Una lenta inerzia espansiva del centrosinistra anche nelle borgate storiche romane, in concomitanza con il crescente insediamento di ceto intellettuale;
  • La conservazione di un consenso forte del Movimento 5 Stelle negli insediamenti popolari a più alta densità abitativa, con prevalenza di alloggi pubblici.

Il futuro prossimo venturo ci dirà se queste linee direttrici saranno confermate, se non addirittura estremizzate, o se qualcosa cambierà nelle tendenze elettorali della Capitale.

 

 






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Sam
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