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IL GIRAMONDO – Elezioni in Ecuador: la difficile scelta tra svolta liberista e ritorno del “correismo”

Flag of Ecuador

Il prossimo 7 febbraio, tra coronavirus e preoccupazioni economiche, gli ecuadoriani si recano alle urne per eleggere un nuovo presidente, il vicepresidente, tutti i 137 membri dell’Assemblea Nazionale unicamerale e cinque membri del parlamento andino. Un potenziale ballottaggio presidenziale è previsto per l’11 aprile se nessun candidato è in grado di assicurarsi il 50% al primo turno, o il 40% dei voti e almeno il 10% in più del secondo arrivato.

Come gran parte dell’America Latina, l’Ecuador sta subendo gli effetti del coronavirus. Guayaquil, la capitale commerciale del paese, è stata una delle prime zone colpite dalla malattia nella regione. L’entità del contagio specialmente nei primi mesi è stato nettamente sottostimato e l’Ecuador è diventato uno dei paesi con il più alto tasso di mortalità  per Covid-19 in America Latina.

A parte il bilancio umano, il coronavirus ha gravemente danneggiato l’economia dell’Ecuador con il  PIL previsto nel 2020 in calo del 9%, in particolare a causa del crollo del prezzo del petrolio, considerando che  l’industria petrolifera dell’Ecuador  rappresenta il 7,3% del PIL del Paese. Di conseguenza, l’anno scorso il presidente Lenín Moreno ha dovuto affrontare un deficit di finanziamento pubblico di 13,5 miliardi di dollari . In risposta, ha implementato 4 miliardi di dollari di tagli alla spesa pubblica.. La mossa ha comportato la riduzione dell’orario dei servizi pubblici, la fusione o la chiusura di società di proprietà statale e la riduzione della spesa per la sicurezza. Quello stesso mese, l’Ecuador è andato in default “selettivo” sul suo debito. Da allora, il paese ha ristrutturato quasi $ 17,4 miliardi del suo debito con i creditori. Questa decisione – insieme alle riforme fiscali e del mercato del lavoro  – ha aiutato Moreno a garantire un programma di prestiti da 6,5 ​​miliardi di dollari con l’FMI.

Moreno, tuttavia, non si candida alla rielezione. Quando fu eletto nel 2017, ci si aspettava che avrebbe continuato le politiche del suo predecessore populista, Rafael Correa , del quale era stato vice presidente. Invece, Moreno ha invertito la rotta, perseguendo politiche più amichevoli per le istituzioni e gli investitori internazionali, tra cui la fine dei sussidi per il carburante , la garanzia di prestiti da organizzazioni come il FMI e la promozione del libero scambio. Le politiche di austerità del suo governo hanno scatenato massicce proteste a livello nazionale nell’ottobre del 2019 che sono sfociate in scontri violenti di piazza facendo crollare la popolarità di Moreno, il quale per questo motivo ha deciso di non ricandidarsi.  

Anche l’ex presidente Rafael Correa, incriminato per corruzione e residente in Belgio (paese di origine della moglie), non si è potuto candidare e per questo ha formato una coalizione politica di sinistra nazionalista, chiamata “Unione della Speranza”, la quale ha candidato alla presidenza Adrés Arauz, un giovane economista ex ministro di Correa e suo fedele alleato. Arauz ha affermato che in caso di vittoria Correa sarà uno dei suoi consiglieri.

Durante la sua campagna, Arauz ha promesso di respingere quelle che chiama le politiche “neoliberiste” di Moreno . È stato parzialmente critico nei confronti del nuovo prestito del FMI e giura di invertire i tagli alla spesa pubblica che Moreno ha attuato per garantirlo. Ha anche promesso di donare $ 1.000 a un milione di madri nel paese, sperando che questo fornirà uno stimolo dal basso per l’economia.

Il candidato principale dell’opposizione, Guillermo Lasso, uomo d’affari ed ex ministro dell’economia è appoggiato da una coalizione di partiti di centrodestra che include le élite imprenditoriali dell’Ecuador economicamente liberiste e i conservatori sociali. La campagna di Lasso ha promesso di creare un milione di posti di lavoro e implementare l’assistenza sanitaria universale.

Il terzo incomodo è Yaku Pérez, leader del Pachakutik, movimento ambientalista ed indigenista, che si pone come alternativa sia contro il “correísmo” che contro l’establishment imprenditoriale. Ex governatore provinciale, Pérez è salito alla ribalta come leader nelle proteste anti-austerità dell’ottobre 2019.

Un altro popolare leader politico, Álvaro Noboa , uomo d’affari e leader storico della destra del paese, ha visto la sua candidatura respinta dal Consiglio nazionale elettorale (CNE) per non aver rispettato adeguatamente i requisiti di registrazione. E’ probabile quindi che molti dei suoi potenziali voti possa andare a Lasso.

La capacità di governo del nuovo presidente dipenderà  dalla composizione dell’Assemblea Nazionale unicamerale. Il governo di Lenin Moreno, che non disponeva di una maggioranza parlamentare quando è stato eletto, ha dovuto fronteggiare un parlamento frammentato che ha bloccato i suoi sforzi per stimoli economici e misure anticorruzione.

Le questioni economiche sono in cima alle preoccupazioni degli elettori, considerando che, secondo le stime dell’ONU,  il tasso di povertà in Ecuador è aumentato dal 25,7 al 58,2% tra dicembre 2019 e giugno 2020 e la povertà estrema è aumentata dal 9,2 al 38,6%. La disoccupazione ha raggiunto il 13,3% in agosto e ha chiuso l’anno all’8,1%, rispetto al 3,8% alla fine del 2019. Si prevede che il PIL dell’Ecuador crescerà solo dell’1% nel 2021, diventando così la seconda crescita più bassa prevista in latino America, dopo il Venezuela.  Il secondo problema più sentito dagli elettori ecuadoriani è la corruzione. A chi si affideranno stavolta? Al ricco banchiere che promette di rendere efficiente l’economia affidandosi al libero mercato e all’apertura alle aziende estere? Ai seguaci del “correismo” che promettono il ritorno dello stato sociale finanziato dalla nazionalizzazione delle risorse naturali e dai prestiti del governo cinese? Oppure rifiuteranno sia il centrodestra liberalconservatore che la sinistra populista nazionalista affidandosi all’ideologia ambientalista, multiculturale, indigenista e progressista del  Pachakutik?

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

Coat of arms of EcuadorL’Ecuador è una repubblica democratica rappresentativa presidenziale basata su un sistema multipartitico, dove il Presidente dell’Ecuador è sia capo di stato che capo del governo.  Il potere esecutivo è esercitato dal governo. Il potere legislativo è conferito sia al governo sia all’Assemblea Nazionale, il parlamento unicamerale del paese. La magistratura è  indipendente dal potere esecutivo e legislativo.

Il presidente è eletto direttamente per un mandato di quattro anni con voto popolare.  Nel caso in cui nessun candidato presidenziale raggiunga oltre il 50% dei voti validi o un minimo del 40%, con una differenza del 10% rispetto al secondo candidato più votato, si svolge un secondo turno elettorale di ballottaggio.

L’Assemblea Nazionale è formata da 137 membri. I deputati sono eletti per un periodo di quattro anni. 15 sono eletti su base proporzionale in un collegio unico nazionale,  6 sono destinati agli elettori residenti all’estero mentre i restanti 116 membri sono eletti nelle circoscrizioni provinciali plurinominali con metodo proporzionale a lista aperta, I membri dell’Assemblea nazionale possono restare in parlamento per non più di due legislature complessive. 

Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica l’Ecuador come una “democrazia imperfetta” al livello di paesi tipo Messico, Albania, Sri Lanka e Paraguay.

 

 

 

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.

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