Dal 19 aprile al 1° giugno in India si sono tenute le elezioni generali in sette fasi, per eleggere tutti i 543 membri della Lok Sabha . I voti verranno conteggiati e i risultati saranno dichiarati il prossimo 4 giugno.
Si tratta delle elezioni più grandi della storia come numero di elettori, con una durata complessiva di 44 giorni.
Hanno diritto di voto circa 970 milioni di persone su una popolazione di 1,4 miliardi di persone, pari al 70% della popolazione totale. Le elezioni dell’assemblea legislativa negli stati di Andhra Pradesh , Arunachal Pradesh , Odisha e Sikkim si terranno contemporaneamente alle elezioni generali, insieme alle elezioni suppletive per 25 collegi elettorali in 12 assemblee legislative regionali.
Il primo ministro in carica Narendra Modi, del partito di desta nazionalista Bharatiya Janata Party (BJP), si candida per il terzo mandato consecutivo. Il 73enne Modi è salito al potere per la prima volta nel 2014 promettendo di far sviluppare l’economia, e di combattere la corruzione. Da allora, ha mischiato il nazionalismo, la religione induista e la politica all’interno di un messaggio populista centrato sulla sua persona, che ha attirato ampio sostegno da parte della maggioranza indù della popolazione del paese.
L’India sotto Modi è una potenza globale in ascesa, ma il suo governo è stato segnato anche dall’aumento della disoccupazione, dagli attacchi dei nazionalisti indù contro le minoranze, in particolare quelle musulmane, e da uno spazio sempre più ristretto per il dissenso e la libertà dei media.
Il partito Bharatiya Janata di Modi e il suo principale sfidante, Rahul Gandhi del Congresso Nazionale Indiano (INC), rappresentano le due maggiori fazioni del Parlamento, in un sistema politico tradizionalmente molto frammentato, con importanti partiti regionali che in passato sono stati l’ago della bilancia per la formazione dei governi nazionali.
In queste occasione una parte significativa dei partiti di opposizione si sono uniti sotto un fronte chiamato Alleanza inclusiva per lo sviluppo nazionale indiano (INDIA), guidato da Mallikarjun Kharge, che è l’attuale presidente del Partito del Congresso. L’alleanza ha schierato un unico candidato principale nella maggior parte dei collegi elettorali (si vota con il sistema maggioritario “all’inglese”), ma ha il problema delle differenze ideologiche tra i partiti che la compongono) e degli scontri di personalità, e non ha ufficialmente nominato un candidato a primo ministro.
La maggior parte dei sondaggi suggeriscono che Modi probabilmente vincerà comodamente, soprattutto dopo che a gennaio ha aperto un tempio indù nella città settentrionale di Ayodhya , cementando il rapporto tra il BJP e il nazionalismo indù. Un’altra vittoria consoliderebbe Modi come uno dei leader più popolari e importanti del Paese. Sarebbe seguito alla schiacciante vittoria del 2019, quando il BJP ottenne la maggioranza assoluta conquistando 303 seggi parlamentari su 545.
Per decenni, l’India è rimasta tenacemente aggrappata alle sue convinzioni democratiche, in gran parte grazie a libere elezioni, un sistema giudiziario indipendente, media indipendenti, una forte opposizione e una transizione pacifica del potere. Alcune di queste caratteristiche liberali e democratiche sono state sottoposte ad una lenta erosione sotto il governo di Modi. Molti osservatori internazionali stanno iniziando a classificare l’India come un “regime ibrido” che non è né una piena democrazia né una piena autocrazia.
Le elezioni metteranno alla prova anche i limiti di Modi, un leader populista la cui ascesa ha visto crescenti attacchi contro le minoranze religiose, soprattutto musulmane, il cui nazionalismo induista sta mettendo in pericolo le radici secolari del paese.
Sotto Modi, i media, in passato largamente indipendenti e tradizionalmente critici verso il governo, sono diventati più docili. Vari giornali sono stati multati e alcuni giornalisti sono stati processati con accuse discutibili e molti media adesso preferiscono autocensurarsi piuttosto che criticare il governo. Ancor più grave della riduzione della libertà di stampa è forse il fatto che i tribunali si sono ampiamente piegati alla volontà di Modi e hanno emesso sentenze che hanno creato molta preoccupazione presso le associazioni per i diritti umani. La centralizzazione del potere esecutivo ha messo a dura prova il federalismo indiano. Alcuni dei principali leader dell’opposizione tra i quali lo stesso Rahul Gandhi sono stati processati e in alcuni casi arrestati per aver “diffamato” il governo. Altri hanno subito infondate accuse di corruzione che li hanno tuttavia costretti a subire umilianti processi.
Ma la questione chiave per gli elettori rimane l’economia dell’India , che è tra quelle in più rapida crescita al mondo. Lo sviluppo economico degli ultimi anni ha aiutato l’India a emergere come potenza globale e come contrappeso alla Cina. Ma anche se la crescita economica dell’India continua, il governo Modi non riesce a creare sufficienti posti di lavoro sufficienti per i giovani indiani e preferisce fare affidamento su programmi di welfare come cibo e alloggi gratuiti piuttosto che ridurre la disoccupazione. I benefici della crescita economica ricadono in gran parte su una minoranza della popolazione. Il risultato è che in India aumentano le disuguaglianze di reddito e ricchezza tra i vari strati sociali della popolazione.
IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE
L’India è una repubblica democratica laica parlamentare in cui il Presidente dell’India è il capo dello stato e il Primo Ministro dell’India è il capo del governo . Si basa su una struttura di governo federale, sebbene la parola “federale” non sia usata nella Costituzione stessa.
Il parlamento bicamerale è composto da una camera alta , il Rajya Sabha (Consiglio degli Stati), che rappresenta gli stati della federazione indiana, e una camera bassa , la Lok Sabha (Camera del Popolo), che rappresenta il popolo dell’India nel suo insieme. I543 membri della Lok Sabha, vengono eletti ogni 5 anni (salvo scioglimento anticipato) con sistema maggioritario uninominale ad un turno, come quello britannico. Dei 245 membri del Rajya Sabha, 233 sono eletti tramite elezioni indirette dai membri delle assemblee legislative statali e altri 12 membri sono nominati dal Presidente dell’India. La Lok Sabha ha un potere decisamente maggiore del Rajya Sabha, dato che può dare e togliere la fiducia al governo e approva le leggi e i provvedimenti del governo di natura finanziaria.
La Costituzione prevede un sistema giudiziario indipendente , guidato dalla Corte Suprema . Il mandato della Corte è quello di tutelare la Costituzione, dirimere le controversie tra il governo centrale e gli Stati, dirimere le controversie interstatali, annullare eventuali leggi centrali o statali contrarie alla Costituzione e tutelare i diritti fondamentali dei cittadini.
Il Presidente dell’india è eletto indirettamente da un collegio elettorale che comprende entrambe le camere del Parlamento indiano e le assemblee legislative di ciascuno stato e territorio indiano. Il Presidente resta in carica per 5 anni e ha poteri molto limitati, in gran parte cerimoniali.
Il Democracy Index dell’Economist Intelligence Unit classifica l’India come una “Democrazia Imperfetta”, al livello di paesi tipo Polonia, Slovacchia, Malesia e Trinidad & Tobago.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti e i principali partiti politici.
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