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IL GIRAMONDO – Elezioni in Islanda: verso un governo europeista?

LA STORIA POLITICA

L’Islanda,  parte del regno di Danimarca fino al 1943, ha avuto una propria autonomia assemblea legislativa sin dal 1844.  I partiti politici organizzati cominciarono ad apparire sulla scena politica islandese all’inizio del secolo scorso, in particolare dopo il 1916, quando fu esteso alle donne il diritto di voto.  Nel 1918  l’Islanda divenne ufficialmente un territorio autonoma dalla Danimarca ma sottoposto al monarca danese. Negli anni ’30 le  formazioni principali del paese erano il Partito dell’Indipendenza, un partito nazionalista che puntava all’indipendenza dalla monarchia danese,  il Partito del Progresso, legato agli interessi degli agricoltori e il Partito Socialdemocratico, legato alle organizzazioni sindacali.

Nel 1940, a seguito dell’occupazione nazista della Danimarca, le truppe della Gran Bretagna occuparono  l’Islanda, sostituite poi nel 1941 da quelle degli USA.  Nel 1944, mentre la Danimarca era ancora occupata dai tedeschi, gli islandesi votarono in un referendum per  abolire la monarchia e diventare una repubblica, cosa che avvenne il 17 giugno 1944.  Il primo governo dell’Islanda indipendente fu una “grande  coalizione” tra Partito dell’Indipendenza, Partito Socialdemocratico e il Partito dell’Unità del Popolo -Partito Socialista, di ispirazione marxista-leninista,  guidato da Ólafur Thors del Partito dell’Indipendenza, che fu 6 volte primo ministro tra  i1942 e il 1963.

L’Islanda aveva prosperato nel corso della guerra, accumulando considerevoli riserve valutarie in banche estere. Oltre a questo, il paese ricevette il maggior numero di aiuti Marshall pro capite di qualsiasi altro paese europeo negli anni dell’immediato dopoguerra. Il nuovo governo repubblicano,  decise di investire i fondi in un rinnovamento generale della flotta peschereccia, nella costruzione di impianti per la lavorazione del pesce, nella costruzione di una fabbrica di cemento e fertilizzanti e in un generale ammodernamento dell’agricoltura.  La politica fiscale del governo era strettamente keynesiana e il loro scopo era creare le necessarie infrastrutture industriali per un prospero paese sviluppato.  A causa della forte  dipendenza del paese dalla pesca, l’economia islandese è rimasta tuttavia instabile fino agli anni ’90, quando l’economia del paese si è notevolmente diversificata.

L’Islanda divenne membro fondatore della NATO nel 1949.  Durante gli anni della guerra fredda l’Islanda mantenne stretti rapporti politici, commerciali e militari con gli USA, mantennero una loro presenza militare sull’isola fino al 2006.  Il Partito dell’Unità del Popolo, considerato come filosovietico, uscì dal governo nel 1950. I governi successivi furono un gran parte coalizione tra il Partito dell’Indipendenza,  la più grande forza politica del paese, e i socialdemocratici. Tra il 1950 e il 1970 l’Islanda ebbe una serie di dispute militarizzate con il Regno Unito, legate all’estensione dei limiti di pesca intorno all’isola, denominate “guerre del merluzzo“, che provocarono l’intervento della marina britannica per garantire i diritti di pesca dei pescherecci britannici nelle aree contese.

Nel 1971 il Partito dell’Indipendenza, pur rimanendo primo partito del paese, fu sconfitto da una coalizione tra il Partito del Progresso e l’Alleanza del Popolo, formazione di estrema sinistra nata intorno al  Partito Socialista, che rimase al potere fino alle elezioni del 1974, dopo le quali  il Partito del Progresso   si alleò al Partito dell’Indipendenza.  L’alleanza tra  i due partiti fu al centro della maggioranza dei governi degli anni successivi.  Tra il 1991 e il 2004, i governi guidati dal primo ministro Davíð Oddsson del Partito dell’Indipendenza,  attuarono politiche di liberalizzazione del mercato, privatizzando un certo numero di banche e aziende statali e riducendo le tasse. L’Islanda divenne poi membro dello Spazio economico europeo nel 1994. La stabilità economica aumentò  e l’inflazione fu drasticamente ridotta.

Nel 1999 il Partito Socialdemocratico e l’Alleanza del Popolo si unirono per creare una nuova formazione politica: l’Alleanza Socialdemocratica, che divenne la seconda forza politica del paese. Una fazione dell’Alleanza del Popolo contraria alla fusione creò Sinistra- Movimento Verde, partito di sinistra socialista ed ecologista.

Nell’ottobre 2008, il sistema bancario islandese crollò , spingendo l’Islanda a cercare ingenti prestiti dal Fondo monetario internazionale e dai paesi amici. Le proteste popolari contro il governo di centrodestra e le successive elezioni parlamentari del 2019 portarono al governo una coalizione guidato dall’Alleanza socialdemocratica e dal movimento Sinistra-Verdi, guidata dalla socialdemocratica Jóhanna Sigurðardóttir , il primo capo di governo apertamente omosessuale dell’era moderna.  La crisi provocò  la più grande migrazione dall’Islanda dal 1887. Circa il 2% della popolazione si trasferì all’estero nel corso del 2009.  Le misure di austerità portate avanti dal governo di Jóhanna Sigurðardóttir  rimisero in sesto i conti dello stato e l’economia del paese tornò a crescere, ma nelle elezioni successive del 2013  il centrodestra, formato da Partito dell’Indipendenza e Partito del Progresso, tornò al potere.

Nel 2016 scoppiò uno scandalo legato alle rivelazioni dei “panama papers”, secondo cui molti esponenti del governo di centrodestra, tra cui il primo ministro  Sigmundur Davíð Gunnlaugsson del Partito del Progresso, avevano conti segreti all’estero. Le proteste popolari portano alle dimissioni del governo e ad elezioni anticipate.  Il risultato delle elezioni vide un parlamento frammentato diviso tra 7 partiti politici. Il nuovo governo fu una coalizione di centrodestra tra il Partito dell’Indipendenza, guidato da Bjarni Benediktsson, in coalizione con due partiti liberali europeisti: Rinascita e Futuro Luminoso.  Tuttavia pochi mesi dopo il primo ministro dovette dimettersi a causa di uno scandalo giudiziario che coinvolgeva membri della sua famiglia. Questo provocò nuove elezioni anticipate nell’ottobre 2017.

Nelle elezioni del 2017, la maggioranza tripartita di governo di centrodestra fu nettamente sconfitta, passando da 32 seggi a 20, mentre avanzavano i partiti di sinistra ed entrava in parlamento il Partito di Centro, un partito populista fondato dall’ex primo ministro Sigmundur Davíð Gunnlaugsson.  Con 16 seggi e il 25,2% dei voti, il Partito dell’Indipendenza raggiunse la sua seconda peggior performance elettorale della sua storia dopo quella del 2009.  Un iniziale tentativo di formare una coalizione quadripartita di centrosinistra tra Sinistra-Movimento Verde, l’Alleanza Socialdemocratica, il Partito Pirata e il Partito Progressista, che avrebbe avuto una maggioranza di un solo seggio fallì per l’opposizione del Partito Progressista, che voleva un governo con una maggioranza più ampia. Alla fine fu deciso di fare una “grande coalizione” tra Partito dell’Indipendenza, Sinistra-Movimento Verde e il Partito Progressista, dove la leader della sinistra Katrín Jakobsdóttir sarebbe stata a capo del governo e i due partiti di centrodestra avrebbero avuto la maggioranza dei ministeri.  La decisione di fare un accordo di governo con il centrodestra provocò una scissione all’interno di Sinistra-Movimento Verde  e 2 dei suoi 9 deputati abbandonarono il partito. Successivamente la tranquilla vita politica islandese fu agitata dal cosiddetto  Klausturgate, uno scandalo politico  innescato da registrazioni di conversazioni tra parlamentari di vari partiti, registrate segretamente nel novembre 2018 nel bar Klaustur a Reykjavík  e successivamente trapelate ai media. Le registrazioni dimostrarono come ‘ex primo ministro Sigmundur Davíð Gunnlaugsson avesse cercato di corrompere due deputati del Partito del Popolo, per farli passare al suo partito,  e contenevano battute offensive si donne e disabili, in particolare sulla leader del Partito del Popolo Inga Sæland.  Nello stesso incontro l’ex ministro degli esteri del Partito Progressista, Gunnar Bragi Sveinsson aveva anche dichiarato di aver nominato ambasciatori un ex primo ministro del partito dell’Indipendenza e un leader di Sinistra- Movimento Verde per poter avere supporto da parte dei loro partiti per alcune leggi proposta dal Partito Progressista. Lo scandalo provocò  varie manifestazioni di piazza contro la corruzione del sistema politico islandese.

Dopo le elezioni parlamentari del 2021 , il nuovo governo proprio come il governo precedente, fu una coalizione tripartitica del Partito dell’Indipendenza, del Partito Progressista e del Movimento di Sinistra-Verde, guidata dal Primo Ministro Katrín Jakobsdóttir. Nell’aprile 2024, Bjarni Benediktsson del Partito dell’Indipendenza è succeduto a Katrín Jakobsdóttir come Primo Ministro.  Nel giugno 2024, Halla Tomasdottir ha vinto le elezioni presidenziali islandesi diventando la seconda donna presidente del Paese.

 

Nelle prossime pagine, gli sviluppo politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.

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