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Il Giramondo – Elezioni in Nepal, “il paradiso dei partiti comunisti” alla ricerca di un difficile equilibrio tra India e Cina

Bandiera del Nepal.svg

Gli elettori nepalesi sono chiamati il prossimo 20 novembre ad eleggere i 275 membri della Camera dei rappresentanti, la camera bassa del parlamento del Nepal. Questa sarà la seconda elezione generale da quando la nazione himalayana ha promulgato una nuova costituzione nel 2015, trasformando quello che era stato un regno indù unitario in una repubblica federale con tre livelli di governo: federale, provinciale e locale. L’elezione si svolgerà parallelamente alle elezioni provinciali per le sette assemblee provinciali. Le elezioni sono state anticipate di qualche mese, dato che il mandato della Camera dei rappresentanti eletta nel dicembre 2017  sarebbe dovuto scadere a marzo 2023. 

La battaglia elettorale vede da una parte la coalizione di governo, guidata dal Congresso Nepalese del Primo Ministro Sher Bahadur Deuba (alla sua quinta esperienza di governo) e dagli ex guerriglieri maoisti del Partito Comunista del Nepal (Centro Maoista) guidato dall’ex leader della guerriglia ed ex Primo Ministro Pushpa Kamal Dahal meglio conosciuto con il nome di battaglia di Prachanda,  e dall’altra contro una coalizione di opposizione guidata dal Partito Comunista del Nepal (Unificato Marxista-Leninista)  dell’ex Primo Ministro KP Sharma Oli.

Il Nepal è l’unico paese al mondo dove  due partiti comunisti, il PCN (UML) e il PCN (CM) hanno vinto (e perso) elezioni libere e democratiche. Dalla fine della guerra civile nel 2006, il Nepal è stato governato dal Congresso Nepalese e dai due partiti comunisti  che si sono alternati in maniera democratica al potere alla guida di governi di  coalizioni multipartitiche.  In Nepal esistono circa 18 partiti comunisti e  altrettanti partiti socialisti.  Il maggior partito non comunista e non socialista, il Congresso Nepalese, è un partito socialdemocratico di centro-sinistra. I partiti di destra e centrodestra sono una netta minoranza nel paese e sono quasi inesistenti nel parlamento.

Nel maggio 2018, il  PCN (Unificato Marxista-leninista) e PCN (Centro maoista) si erano fusi per formare il Partito Comunista del Nepal. I leader dei due partiti avevano un accordo per alternare la carica di Primo Ministro tra il presidente del PCN (UML)  KP Sharma Oli  e il  presidente del PCN (CM) Pushpa Kamal Dahal. I due leader tuttavia nel 2020 hanno iniziato a avere seri conflitti sulla divisione del potere all’interno nel nuovo partito, tanto che Oli ha cercato senza successo di far sciogliere il parlamento e indire elezioni anticipate. Il 7 marzo 2021, la Corte Suprema ha invalidato creazione del Partito Comunista Nepalese,  ricreando come entità separate il PCN (UML) e PCN (CM). Il CPN (Centro Maoista) ha ritirato il suo sostegno al governo il 5 maggio 2021 e Oli non è riuscito a ottenere il voto di fiducia mentre una fazione del suo stesso partito ha boicottato il voto.  Il 13 maggio 2021 Oli è stato nominato Primo Ministro a capo di un governo di minoranza ma non ha chiesto un voto di fiducia,  per evitare che si formasse una nuova maggioranza comprendente il Congresso Nepalese e il PCN (CM) guidato dall’ex Primo Ministro Deuba. Il 22 maggio 2021 la presidente Bhandari ha annunciato lo scioglimento della Camera, affermando che Né Oli né Deuba disponevano di una maggioranza.  Il 12 luglio 2021 la Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato nullo lo scioglimento del parlamento, ordinando la nomina di Deuba a Presidente del Consiglio, il quale ha poi ottenuto la fiducia in parlamento.

L’aumento del costo della vita, la disoccupazione e le accuse di corruzione endemica sono le questioni principali della campagna elettorale. L’inflazione in Nepal ha raggiunto il massimo degli ultimi 74 mesi dell’8,64% su base annua a settembre, secondo i dati ufficiali. 

Il Congresso Nepalese si è impegnato a ridurre l’età pensionabile da 70 a 65 anni,  ha  promesso assistenza sanitaria gratuita per bambini piccoli e alle persone molto anziane oltre alla creazione di  oltre un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni, raggiungendo al contempo una crescita economica annua del 7%.

Il PCN (UML) da parte sua  si è impegnato a quasi raddoppiare il reddito nazionale pro capite a $ 2.400, da $ 1.372 in cinque anni. Si è inoltre impegnata a fornire assistenza medica gratuita agli over 60 affetti da diabete o ipertensione.

Il PCN (CM) invece vuole cambiare il sistema istituzionale. Vuole infatti sostituire l’attuale sistema parlamentare, dove il presidente ha solo un ruolo cerimoniale, con una repubblica presidenziale, dando al presidente potere esecutivo. Il partito ha anche proposto un sistema elettorale completamente proporzionale, abbandonando il sistema misto attuale.

In termini di politica estera, una questione chiave è come il prossimo governo equilibrerà i legami con i colossi vicini Cina e India. Mentre infatti il Congresso Nepalese è storicamente portato ad avere buone relazioni con l’India, il PCN (UML) quando è stato al potere si è spesso avvicinato alla Cina, irritando il governo di indiano. L’equilibrio si è fatto ancora più precario negli ultimi anni a causa delle parallele svolte nazionaliste di India e Cina con l’arrivo al potere di Nahrndra Modi e Xi Jingpin.  Anche gli scontri armati tra India e Cina  del 2020 avvenuti nelle zone dell’Himalaya contese tra i due paesi sono stati visti con preoccupazione dal governo di Katmandu, che teme che il Nepal venga schiacciato tra la rivalità tra le due superpotenze asiatiche. 

 

 

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

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Il Nepal è una repubblica parlamentare basata su un sistema multi-partitico. Il potere esecutivo è esercitato dal Primo Ministro e dai ministri del suo governo, mentre il potere legislativo è conferito al Parlamento. Il capo dello stato è il presidente del Nepal, che è anche comandante in capo delle forze armate nepalesi .

Il presidente è eletto indirettamente da un collegio elettorale che comprende il Parlamento federale del Nepal e le assemblee provinciali di ciascuna delle sette province del Nepal , che a loro volta sono tutte elette direttamente. L’attuale presidente, in carica dal 2015 è Bidya Devi Bhandari, ex ministro dell’ambiente e della difesa ed  ex deputato per il Partito Comunista del Nepal (Unificato Marxista Leninista).

Il Parlamento federale bicamerale del Nepal è composto dalla Camera dei Rappresentanti e dall’Assemblea Nazionale

La Camera dei Rappresentanti (Pratinidhi Sabha) conta 275 membri. 165 membri sono eletti in collegi uninominali con sistema maggioritario a turno unico e 110 eletti con sistema elettorale proporzionale con collegio unico nazionale e soglia di sbarramento al 3%. I membri della Camera restano in carica per cinque anni o fino allo scioglimento dell’organo da parte del Presidente su parere del Consiglio dei ministri .

L’Assemblea Nazionale (Rastriya Sabha ) è una specie di senato federale con poteri ridotti rispetto alla Camera dei Rappresentanti. Essa conta 59 membri. 56 membri sono eletti in maniera indiretta da un collegio elettorale in ciascuna delle sette province (ogni provincia elegge otto  senatori)  e tre sono nominati dal Presidente su raccomandazione del governo. Gli 8 senatori eletti in ogni provincia, devono includere almeno tre donne, un membro della casta dei Dalit e un disabile oppure un membro di una minoranza etnica o religiosa. Il mandato dura sei anni e i seggi sono rinnovati in modo scaglionato, per far sì che il mandato di un terzo dei membri scada ogni due anni.

 

Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist,  il Nepal è un cosiddetto “Regime Ibrido”, al livello di paesi come Turchia, Pakistan, Uganda e Gambia.

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.

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