A partire dalla sua nascita (1923) sulle ceneri dell’Impero Ottomano, la Turchia ha sempre avuto una storia travagliata.
I primi anni videro una decisa occidentalizzazione del paese sotto la guida di Mustafa Kemal Atatürk, che tuttavia mantenne per molti anni il paese sotto un regime a partito unico, il Partito Repubblicano del Popolo (CHP) rigidamente laico e nazionalista, oltre ad essere; per la sua epoca, socialmente progressista.
Dopo la morte di Ataturk, il regime si è trasformato in sistema multipartitico. Le elezioni del 1946 vedono l’arrivo in parlamento dell’opposizione di centrodestra del Partito Democratico, il quale vince le elezioni del 1950, del 1954 e del 1957. Nel 1960 si ha il primo colpo di stato da parte di un gruppo di militari anti-comunisti appoggiati dagli USA, guidati da Cemal Gürsel che si fa nominare Presidente della Repubblica. Nelle elezioni del 1961, organizzate sotto il regime militare, il CHP torna al governo. Nel 1965 vince le elezioni il Partito della Giustizia (centrodestra), guidato da Süleyman Demirel, che viene riconfermato Primo Ministro anche nel 1969. Nel 1974, dopo un nuovo colpo di stato, si posiziona in testa il CHP sotto la guida di Bülent Ecevit, che però l’anno dopo, sotto la pressione dei militari, deve cedere il potere ad una coalizione dei partiti di opposizione guidata ancora da Demirel. Stesso scenario nel 1977, con Ecevit e Demirel che si alternano al potere più volte nel corso della legislatura e il paese che sprofonda nel caos. Demirel viene rovesciato nuovamente da un colpo di stato militare nel 1980. Spariti dalla scena Ecevit e Demirel, le elezioni del 1983 vedono la vittoria di un nuovo partito di centrodestra, il Partito della Madrepatria, guidato da Turgut Ozal, che vince anche le successive elezioni del 1987, con il ritorno sulla scena politica dei redivivi Ecevit e Demirel. Quest’ultimo dopo aver formato un nuovo partito, il Partito della Giusta Via, vince clamorosamente le elezioni del 1991 e viene nominato ai vertici del governo capeggiando una coalizione di centrodestra e centrosinistra con il Partito Socialdemocratico Popolare, erede del CHP. Successivamente diventa presidente del paese e lascia il posto nel 1993 a Tansu Ciller, la prima Capo di Governo donna della Turchia.
Le elezioni del 1995 vedono la rifondazione del CHP e la vittoria relativa del Partito del Benessere, un partito di ispirazione islamica guidato da Necmettin Erbakan, di cui fa parte anche un ambizioso giovane politico chiamato Recep Tayyip Erdoğan. A causa dell’opposizione dei militari, Erbakan è costretto a dimettersi dopo poche settimane e a far salire al governo una coalizione tra i partiti di centrodestra e centrosinistra guidata dall’ormai vecchio Ecevit, il quale con il suo Partito Democratico della Sinistra vince le elezioni del 1999 ma è costretto ad una coalizione con il centrodestra e addirittura l’estrema destra del Partito del Movimento Nazionalista (MHP). Gli anni tra il 1999 e il 2002 vedono il paese immerso in una terribile crisi economica e politica. Ad un certo punto si arriva a riunioni di governo dove i ministri si tirano addosso l’un altro i libri contabili.
In mezzo a questo caos si tengono le elezioni del 2002, che vedono la netta vittoria del Partito dell Giustizia e dello Sviluppo (AKP), erede del partito del benessere e guidato adesso direttamente da Erdogan. Durante gli anni di governo dell’AKP, la Turchia ha una fiorente rinascita economica, che porta il partito a vincere le elezioni del 2007, del 2011 e del 2015, con Erdogan Primo Ministro ininterrottamente dal 2003 al 2014, per poi divenire in quell’anno Presidente della Repubblica nelle prime elezioni dirette della storia della Turchia.
Erdogan tuttavia negli anni al potere tende da sempre ad avere un atteggiamento autoritario, antidemocratico, illiberale e antioccidentale, accentuando di continuo il carattere nazionalista islamico del suo regime.
Il fallito colpo di stato del 2016 da parte di un gruppo di militari è l’occasione per Erdogan di iniziare un’azione di incarcerazione di esponenti dell’esercito, di politici di opposizione, di giornalisti, intellettuali e insegnanti. Viene anche sempre più limitata la libertà di stampa e aumenta la censura su Internet, ad esempio bloccando i social media non controllati dal regime. Anche contro i curdi, verso i quali aveva in passato promosso notevoli aperture, Erdogan comincia ad usare il pungo duro, arrivando ad arrestare il deputato e leader politico Selahattin Demirtaş.
Il referendum del 2017, che trasforma la Turchia da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale, è un ulteriore passo verso la creazione di un regime ancor più autoritario e tirannico.
Nelle prossime pagine, gli sviluppi politici recenti, gli ultimi risultati elettorali, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.
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