Recep Tayyip Erdoğan (69 anni) nasce ad Istanbul da una famiglia islamica osservante originaria della provincia di Rize.
Inizia la carriera politica negli anni ’70, alternandola a quella di calciatore professionista, diventando presto il braccio destro di Necmettin Erbakan leader dell’allora Partito di Salvezza Nazionale di ispirazione islamico-conservatrice, rinominato Partito del Benessere dopo il colpo di stato del 1980.
Grazie all’appoggio del partito di Erbakan riesce ad essere eletto sindaco di Istanbul nel 1994, amministrando la città in maniera efficiente e diventando così una figura politica di rilievo nazionale.
Nel 1998 viene rimosso d’autorità dall’incarico di sindaco, bandito da ogni carica pubblica e imprigionato per quattro mesi, per aver recitato versi di un poema che auspicava un governo di ispirazione islamica durante un comizio.
Dopo la messa al bando del Partito del Benessere e del successivo Partito della Virtù da parte della magistratura, Erdoğan abbandona la politica apertamente islamista e fonda nel 2001 il Partito conservatore moderato della Giustizia e dello Sviluppo. In seguito alla crisi economica e politica del 2001, l’AKP ottiene una vittoria schiacciante alle elezioni politiche del 2002. Il co-fondatore del partito Abdullah Gül divenne Primo Ministro. Gül revocò il divieto per Erdogan di accedere a cariche pubbliche così quest’ ultimo poté essere nominato primo ministro nel marzo 2003 dopo essere entrato in parlamento vincendo un’elezione suppletiva.
Il governo di Erdoğan intraprese i negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione europea, e agevolò la ripresa economica seguita al crollo finanziario del 2001.Effettuò modifiche alla costituzione tramite referendum nel 2007 e 2010 e promosse investimenti nelle infrastrutture tra cui strade, aeroporti e una rete di treni ad alta velocità. Con l’aiuto del Movimento Cemaat, organizzazione politica islamica guidata dal predicatore Fethullah Gülen, Erdoğan riuscì a frenare il potere dell’esercito attraverso le cause giudiziarie di Sledgehammer ed Ergenekon con le quali molti generali dell’esercito furono fatti arrestare per un presunto tentativo di colpo di stato. Alla fine del 2012, il suo governo avviò i negoziati di pace con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) per porre fine all’insurrezione armata iniziata nel 1978.
Nel 2013 scoppiarono diffuse proteste a Istanbul e nelle maggiori città contro l’atteggiamento sempre più autoritario del governo di Erdoğan. Quest’ultimo criticò le manifestazioni e le fece sopprimere con la forza dalla polizia, che uccise 22 persone, ferì numerosi altri e provocò una condanna internazionale da parte di governi stranieri e organizzazioni per i diritti umani. Questo episodio bloccò i negoziati relativi all’adesione all’UE che non sono più ripresi. A seguito di una rottura con Gülen, Erdoğan iniziò una riforma giudiziaria per portare il potere giudiziario di fatto sotto il controllo del governo ed estromettere quelli che accusava di essere simpatizzati di Gülen all’interno della magistratura.
Uno scandalo di corruzione di 100 miliardi di dollari nel 2013 portò agli arresti di stretti alleati di Erdoğan, e incriminò membri della sua stessa famiglia. Il suo governo da allora è stato messo sotto accusa per presunte violazioni dei diritti umani e repressione della stampa e dei social media, avendo bloccato l’accesso a Wikipedia, Twitter, Facebook e YouTube in numerose occasioni. Molti giornalisti che hanno criticato le sue tendenze autoritarie sono stati incarcerati (ci sono stati più giornalisti incarcerati in Turchia sotto Erdoğan che in qualsiasi altro paese). Molti giornali di opposizione sono stati fatti chiudere o i loro proprietari sono stati “invitati” a cedere la maggioranza azionaria ad imprenditori vicini al governo. In politica estera ha armato e appoggiato i ribelli islamici sunniti in Siria, lasciando che avessero le loro basi logistiche in Turchia e facendo passare molti “foreign fighters” in Siria attraverso il confine turco. Molti di questi ribelli sono poi andati far parte nel 2014 del famigerato “Stato Islamico”.
Il cessate il fuoco con il PKK è crollato nel 2015, provocando una rinnovata escalation del conflitto che ha prodotto migliaia di morti e la distruzione della città di Nusaybin.
Nel 2016, è stato tentato un colpo di stato senza successo contro Erdoğan, e le istituzioni dello stato turco, da parte dei settori dell’esercito rimasti a lui ostili. Il fallito golpe ha permesso ad Erdogan di dichiarare lo stato di emergenza (ancora in corso) e di licenziare e spesso imprigionare migliaia di dipendenti pubblici, in particolare nell’esercito e nella scuola.
Il referendum istituzionale del 2017, che trasforma la Turchia in Repubblica presidenziale, eliminando la figura del Primo Ministro e riducendo i poteri del parlamento, ha contribuito ancora di più ad aumentare i suoi poteri. Questo nuovo sistema di governo è entrato formalmente in vigore dopo le elezioni generali del 2018, in cui Erdoğan è diventato presidente esecutivo. Il suo partito però ha perso la maggioranza in parlamento ed è attualmente in coalizione con l’estrema destra dell’MHP. Negli ultimi anni Erdoğan ha diminuito l’indipendenza della Banca centrale e ha perseguito una politica monetaria autonoma poco ortodossa, contribuendo in modo significativo a una crisi valutaria e del debito iniziata nel 2018, la quale ha causato un calo significativo della sua popolarità.
Molti commentatori politici affermano che gli incessanti sforzi di Erdoğan per ampliare i suoi poteri, senza che debba rendere conto né alla magistratura né al parlamento delle proprie azioni, equivalgono alla “caduta della democrazia turca” e alla “nascita di una dittatura di fatto”.
Kemal Kılıçdaroğlu (Alleanza Nazionale)
Kemal Kılıçdaroğlu (74 anni) è un politico ed economista, attuale leader del Partito popolare repubblicano (CHP).
Proveniente da una famiglia appartenente alla minoranza alevita, si è laureato in economica nell’università di Ankara. Nel 1971 è entrato a lavorare come impiegato nel Ministero delle Finanze. Nel 1983 è stato nominato vicedirettore generale dell’Agenzia delle Entrate, collaborando con l’allora primo ministro Turgut Özal. Nel 1992 è diventato direttore generale dell’Istituto di previdenza sociale. Nel 1999 è entrato a far parte del Partito Democratico della Sinistra (DPS) di Bülent Ecevit. Nel 2002 è stato eletto in parlamento con il CHP. Negli anni successivi è diventato famoso per le sue battaglie contro la corruzione all’interno del partito di governo AKP. Nel 2010 è diventato segretario generale del CHP, carica che ancora ricopre. Nel 2012 è stato infine eletto vicepresidente dell’Internazionale socialista. Ha guidato il CHP alle elezioni del 2011, alle due elezioni del 2015 e alle elezioni del 2018.
Nel 2016 Kılıçdaroğlu è stato incriminato dalla magistratura per aver definito Erdogan un “dittatore”. Se eletto, promette di istituire l ‘”Organizzazione per la pace e la cooperazione in Medio Oriente” con Iran, Iraq, Siria e Turchia come stati membri. Kılıçdaroğlu ha sostenuto l’appoggio della Turchia all’Azerbaigian e ha affermato che la posizione del paese è in linea con le leggi internazionali. Ha tuttavia criticato l’intervento del governo turco negli affari interni della Siria, sostenendo esplicitamente la deportazione dei rifugiati siriani dalla Turchia. Kılıçdaroğlu ha approvato la gestione “equilibrata” di Erdoğan della guerra Russia-Ucraina e dell’Iniziativa per il grano del Mar Nero. Ha promesso di continuare la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu , che è stata costruita da appaltatori russi.
Muharrem Ince (Partito della Madrepatria)
Muharrem İnce (59 anni) è un ex deputato Partito popolare repubblicano (CHP), candidato alla presidenza nel 2018, attualmente leader del Partito della Madrepatria (MP) da lui fondato.
Nato da una famiglia di musulmani greci immigrati in Turchia dopo la prima guerra mondiale, ha iniziato la sua carriera come insegnante di fisica, prima di decide di entrare in politica con il CHP nelle elezioni del 2002, quando viene eletto deputato. Da allora è noto nella politica turca come una delle voci più feroci dell’opposizione contro il partito di giustizia e sviluppo (AKP) di Recep Tayyip Erdoğan. È diventato famoso grazie ai suoi discorsi infuocati che hanno visto una grande popolarità su Internet. E’ stato riconfermato in parlamento nelle elezioni del 2007, 2011 e 2015 sempre con il CHP.
Ha guidato il gruppo parlamentare del CHP dal 2007 al 2014, quando ha dichiarato la sua candidatura alla guida del partito contro il leader a Kılıçdaroğlu, venendo sconfitto nell’elezione congressuale di quell’anno. Si è opposto nuovamente a Kılıçdaroğlu per la leadership del partito durante il congresso del CHP del Febbraio 2018, ma è stato nuovamente sconfitto. Nonostante questo, considerata la sua popolarità presso l’elettorato, il CHP ha deciso di appoggiare Ince come candidato ufficiale del partito alle elezioni presidenziali di quell’anno. Alle elezioni Ince è arrivato in seconda posizione ottenendo poco più del 30% dei voti. Nel 2021 ha abbandonato il CHP per fondare il Partito della Madrepatria. Tre giorni prima delle elezioni di domenica ha annunciato a sospresa che avrebbe abbandonato la corsa alla presidenza.
Sinan Oğan (Alleanza Ancestrale)
Sinan Oğan (nato nel 1967) è un ex deputato del movimento nazionalista di estrema destra (MHP).
Di origine azera, Oğan si è laureato in Economia nel 1989, lavorando poi presso l’ Università statale di economia dell’Azerbaigian. Dal 1994 al 1998 è stato rappresentante dell’Agenzia turca per la cooperazione e lo sviluppo internazionale. Nel 2000 è tornato in Turchia e ha creato il Centro per le Relazioni Internazionali e l’Analisi Strategica TURKSAM. Oğan è l’autore di vari libri e articoli ed analisi di geopolitica. Ha lavorato anche vari anni in Russia.
Dal 2011 al 2015 è stato membro del parlamento nazionale per il MHP. Successivamente è stato espulso dal partito per la sua contrarietà rispetto alla politica del governo Erdogan.
Concludiamo nella prossima ed ultima pagina con i sondaggi elettorali.
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