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IL GIRAMONDO – Elezioni parlamentari in Russia. Destra o sinistra, vince sempre Putin

I SONDAGGI E I POSSIBILI SCENARI POST-ELETTORALI

In Russia ci sono 4 case sondaggistiche che hanno effettuato sondaggi per queste elezioni; di queste solo 2 effettuano sondaggi regolari.

Solo 4 partiti sarebbero in grado secondo i sondaggi di superare la soglia del 5% necessaria per eleggere deputati nella parte proporzionale: il partito di governo Russia Unita, i comunisti del KPRF, l’estrema destra del LDPR e i socialdemocratici di Russia Giusta.  Anche se Russia Unita è data in deciso calo rispetto a 5 anni fa e dovrebbe raccogliere solo un terzo dei voti dell’elettorato nella parte proporzionale, le divisioni all’interno dell’opposizione le pemetterebbero di ottenere la gran parte dei seggi nella parte maggioritaria e complessivamente conquisterebbe quindi circa 300 seggi, in netto calo rispetto ai 343 del 2016, ma ben oltre la maggioranza assoluta di 226 necessaria per governare senza alleati.  I comunisti del KPRF sono dati in significativo rialzo. I sondaggi li danno poco sotto al 20% delle intenzioni di voto e potrebbero ottenere 65 seggi rispetto ai 42 attuali. In lieve calo l’estrema destra del LDPR che otterrebbe comunque circa 40 seggi. Stabili i socialdemocratici di Russia Giusta che ottennerre circa 30 seggi.  Una decina di seggi, tutti nella parte maggioritaria, andrebbero ai rimanenti partiti.

 

Qualunque sia il risultato, gli elettori russi sanno già che L’esito è prestabilito: una vittoria per il presidente Vladimir Putin e per il partito al governo Russia Unita.  Questo non perché gli elettori abbiano fiducia in Russia Unita, ma per la mancanza di alternative credibili. La popolazione russa infatti è scontenta dell’aumento dei prezzi,  degli standard di vita stagnanti dell’aumento dell’IVA, e dell’innalzamento dell’età pensionabile, tutte cose che vengono tuttavia imputate non a Putin ma al governo identificato con Russia Unita.  Per evitare sorprese elettorali  la repressione dell’opposizione si è di recente inasprita.  L’ avvelenamento di Alexei Navalny lo scorso agosto e imprigionamento hanno segnato l’inizio dell’ultimo giro di vite. Da allora, le autorità russe hanno messo fuori legge il movimento anticorruzione di Navalny e hanno impedito a molti candidati indipendenti critici del Cremlino di candidarsi alla Duma di Stato e alle elezioni  regionali.  Tuttavia potrebbe essere imbarazzante per il  Cremlino il tasso di astensione che potrebbe essere massiccio. L’affluenza alle urne alle elezioni della Duma del 2016 è stata solo del 48 per cento , in calo rispetto alle stime ufficiali di oltre il 60 per cento nel 2007 e nel 2011. Un’astensione sopra il 50% degli aventi diritto vorrebbe dire che oltre la metà della popolazione pensa che il Paese sia sulla strada sbagliata.

Questo non significa che gli elettori russi vogliano sbarazzarsi di Putin.  Come sotto lo zarismo o il comunismo, il leader russo mantiene il sostegno popolare semplicemente perché il sistema non ammette rivali e resta il simbolo dell’unità nazionale. Ma l’ intensificarsi delle repressioni del Cremlino è anche un segno che, nel suo terzo decennio, il sistema creato da Putin è ormai solo dedicato alla propria autoconservazione, senza una visione per il paese, preoccupato solo di eliminare tutto ciò e tutti coloro, che come Alexei Navalny, potrebbero mettere in discussione il suo dominio.

 

Questo è tutto anche per oggi. I risultati saranno commentati come sempre dai nostri egregi collaboratori della Redazione BiDiMedia.

Vi ricordo le prossime importanti scadenze elettorali: le elezioni parlamentari in Canada del 20 settembre e  quelle in Germania del 26 settembre.

 

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